Persecuzioni e genocidio

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«La persecuzione dei cristiani è oggi più grave che in qualsiasi altro periodo storico»; è ragionevole pensare che «i paesi del Sud-Est asiatico siano oggi il nuovo obiettivo dell’acquisizione politica e dell’insurrezione dell’Isis (Daesh)» e che gli attacchi possano essere replicati in Occidente. «Lo studio non soltanto dimostra che i cristiani sono ancora la comunità maggiormente perseguitata nel mondo, ma anche che molti casi di genocidio e di altri crimini contro l’umanità che si verificano, si traducono nel grave rischio di estinzione corso oggi dalla Chiesa in paesi e regioni cruciali». Si cammina verso la fine del multiculturalismo in aree come il Medio Oriente, il subcontinente indiano e l’Africa sub-sahariana.

persecuzione dei cristiani

I dati comuni

Sono alcune delle affermazioni più impegnative del Rapporto (2015-2017) sui cristiani perseguitati della fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS), Perseguitati e dimenticati. Convergono molti elementi dai vari centri di ricerca come Open Doors, Human Rights Watch, Commissione USA per la libertà religiosa, Pew Research Center, Conferenze episcopali come quella tedesca e Caritas italiana ecc.

Anzitutto sulla dimensione: si parla di 128 stati in cui si registrano ostilità sociali e restrizioni governative, di una valutazione complessiva sui 200 milioni di persone direttamente coinvolte (per altri, con criteri più ampi, di 600 milioni), del martirio di 8-10.000 persone all’anno (valutazioni di più ampio spettro parlano di 90.000).

Confermati anche i ceppi culturali e statali di maggior pericolo: il fondamentalismo islamico (statale e di gruppi come Daesh e Boko Haram), l’estremismo religioso (buddismo e induismo compresi, con qualche sospetto verso il confessionalismo), l’ideologismo statale, la violenza endemica dei «non-stati» e della corruzione.

I motori dei processi persecutori sono riconosciuti nel tribalismo esclusivo (che colpisce tutte le minoranze), il laicismo estremo (come nel caso della Corea del Nord) e i poteri abusivi (dal Califfato alla malavita diffusa).

Le persecuzioni anti-cristiane sono le più estese, senza alcuna differenza confessionale.

Il punto di accelerazione dei nuovi processi persecutori è riconosciuto nel 2007 e la denuncia più esplicita nel messaggio per la pace di Benedetto XVI nel 2011. Da allora non si contano gli ammonimenti e i richiami del magistero papale. L’ultimo, in ordine di tempo, è l’intervento di papa Francesco in occasione del centenario del Pontificio istituto orientale (12 ottobre 2017) dove ha detto: «Vediamo tanti nostri fratelli e sorelle cristiani delle Chiese orientali sperimentare persecuzioni drammatiche e una diaspora sempre più inquietante». «Su queste situazioni nessuno può chiudere gli occhi».

Il rapporto

Il rapporto Perseguitati e dimenticati si estende a 13 paesi, ma il suo centro nevralgico è il Medio Oriente, in particolare la situazione dei cristiani in Siria e Iraq.

Dopo il racconto di molte violenze e atrocità, si conclude: «Considerati nel loro insieme, questi fatti mostrano come i cristiani in Siria e in Iraq siano stati vittime di un genocidio», così come definito dalla convenzione ONU: uccisioni di membri del gruppo, lesioni gravi all’integrità fisica e mentale, condizioni di vita intese a provocare la sua estinzione.

L’obiettivo di Daesh è arrivare alla completa eliminazione delle comunità cristiane e delle altre minoranze attraverso processi violenti e di esodi di massa. Dalla Siria se ne sono andati due terzi dei cristiani, da 1,2 milioni agli attuali 500.000. Nella città di Aleppo sono scesi in sei anni da 150.000 a 35.000. In Iraq dal 2014 i cristiani sono calati da 275.000 a poco più di 150.000.

Il Rapporto prevede come realistica la scomparsa dei cristiani iracheni entro il 2020, se non si introducono correzioni significative. «L’inequivocabile intento di cancellare tutte le tracce della presenza cristiana» riguarda i segni come le croci, le chiese e le memorie, come la tomba di p. Salem Habib Ganni a Karemles (Iraq).

Una situazione similare è quella della Nigeria del Nord dove Boko Haram, d’intesa con l’etnia fulani, «ha messo in atto una campagna di violenze per assicurarsi che i fedeli non siano in grado di rimanere (stragi, profanazione di chiese, stupri, espulsioni di massa).

Dimenticati da chi?

Molto grave la persecuzione anticristiana in Pakistan dove l’islam intollerante tiene sotto scacco il governo, rendendo impossibile una discussione sulla legge antiblasfemia.

Gravi minacce per i cristiani anche in Sudan. «Tra il 2015-2017, il presidente sudanese Omar al-Bashir ha perseguito un’agenda islamista fortemente ostile ai cristiani» con la distruzione sistematica delle chiese, l’arresto delle persone e la revoca dei diritti di cittadinanza.

L’ostilità anti-cristiana è in forte crescita anche in Turchia, Cina e India. Dopo la vittoria politica del partito Bharatya Janata Party nel 2014 e l’assunzione della forma Hindutva, ideologia conservatrice del nazionalismo indu, in India si sono registrate nel 2016, 365 atrocità e oltre 500 attacchi a chierici e religiose. Nei primi mesi del 2017, gli incidenti sono già 316. In alcuni paesi degli stati di Uttar Pradesh e Telangana si impedisce l’arrivo di riso, zucchero e altri beni alimentari ai villaggi cristiani e si nega l’accesso all’acqua potabile.

I rapporti dalla Corea del Nord «riferiscono di cristiani che subiscono atrocità indicibili all’interno dei campi (di concentramento) e che spesso, in quanto prigionieri a causa della religione, vengono isolati dagli altri per subire trattamenti peggiori, quali lavori forzati, torture, persecuzione, privazione di cibo, stupri, aborti forzati, violenze sessuali e omicidi extragiudiziari».

Il titolo del Rapporto parla di “dimenticati”. È un’accusa diretta ai canali informativi e ai governi dell’Occidente per la scarsa attenzione in merito.

Due esempi. Nel 2016 il Parlamento europeo, la Camera dei comuni britannica e la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti avviavano il riconoscimento ufficiale del genocidio dei cristiani in Siria e Iraq. Poi tutto si è bloccato. E i profughi cristiani si sono sentiti chiedere nei campi profughi dell’Onu di conformarsi ai costumi islamici.

Un secondo esempio riguarda l’Arabia Saudita. L’accordo per la fornitura d’armi (110 miliardi di dollari) bloccato dal presidente USA, Barak Obama, per il mancato rispetto dei diritti umani e religiosi dell’Arabia Saudita, è stato firmato dal suo successore Donald Trump. «L’Occidente sta vendendo armi all’Arabia Saudita che fornisce armi allo stato islamico».

L’attenzione dei media è in crescita, ma non ancora adeguata. Con un paradosso: «Le moderne tecnologie e i social media hanno giocato un ruolo sempre più importante nel diffondere informazioni relative alla persecuzione, ma sono anche divenuti parte del problema, trasformandosi in strumenti di propaganda dei gruppi estremisti».

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