La percentuale di cattolici frequentanti la messa (festiva) in Polonia − i cosiddetti «dominicantes» − è crollata dal 37% al 28% in due anni, secondo i dati più recenti dell’istituto di statistica della Chiesa cattolica (ISKK). I dati – che risalgono al 2021 – sono sicuramente influenzati dalle restrizioni dovute alla pandemia. Ma l’analisi degli stessi dati non nasconde anche l’influenza di «fattori socio-culturali» nel preoccupante declino.
Sebbene la stragrande maggioranza dei polacchi continui a definirsi cattolica, negli ultimi anni la credibilità della istituzione ecclesiale è stata intaccata sia dal sostegno dei vescovi alla sentenza con cui la Corte costituzionale ha fortemente ristretto l’accesso legale all’aborto (sentenza del 22 ottobre 2020, divenuta legge nel gennaio 2021) − la quale ha provocato ondate di proteste da parte dei movimenti e delle organizzazioni di donne in tutto il paese (cf. Agenzia SIR 3 novembre 2020) −, sia dalle sconcertanti rivelazioni riguardanti gli abusi sessuali su minori da parte di membri del clero e dalla negligenza e reticenza con cui i vescovi hanno affrontato la questione.
Dal 1980, la Chiesa cattolica in Polonia redige uno studio annuale sul numero di persone frequentanti (dominicantes), tenendo conto anche del numero delle comunioni (communicantes). Una domenica all’anno, a ogni parrocchia del Paese è chiesto di registrare i dati e di inviarli all’ISKK. L’Istituto calcola poi, a livello nazionale e sulla durata dell’anno, la percentuale di cattolici che hanno preso parte alla messa.
Gli ultimi dati mostrano che il 28,3% ha partecipato alla messa nel 2021. Un calo drammatico rispetto al 36,9% del 2019 (l’indagine è stata sospesa nel 2020 a causa della pandemia). Nel 2011 la percentuale era del 40%; nel 2001 del 46,8%; nel 1991 del 47,6% e nel 1981 del 52,7% (cf. Notes from Poland, 14 gennaio 2023).
«I numeri [del 2021] sono stati influenzati dalla situazione della pandemia», ha confermato il vicedirettore dell’ISKK, Marcin Jewdokimow. «Va ricordato che, nel 2020, a causa delle restrizioni del COVID-19, non sono stati raccolti dati. Nel 2021 abbiamo raccolto i dati nonostante fossero [ancora] in vigore alcune restrizioni».
Gli ultimi dati, infatti, sono stati raccolti domenica 26 settembre 2021, quando l’ingresso alle chiese era ancora limitato al 50% della capienza e i partecipanti erano ancora obbligati a indossare le mascherine. «Negli anni precedenti, il calo delle persone frequentanti è stato costante. (…) Ma questa volta si tratta di un crollo. Per questo − ha concluso Jewdokimow − ritengo che l’anno prossimo registreremo una ripresa nella frequenza».
“negli ultimi anni la credibilità della istituzione ecclesiale è stata intaccata sia dal sostegno dei vescovi alla sentenza con cui la Corte costituzionale ha fortemente ristretto l’accesso legale all’aborto”.
Quindi i vescovi farebbero bene a sostenere l’aborto?
Chiedo così, tanto per capire.