Le elezioni politiche in Polonia (15 ottobre) hanno consegnato il potere alla coalizione guidata da Tusk (Piattaforma civica, 54% dei voti). La precedente maggioranza (Pis-Diritto e giustizia, più la destra) è uscita sconfitta dalle urne, pur rimanendo il Pis il partito maggiore (35,4% dei voti). Una svolta non di poco conto (cf. qui su SettimanaNews).
E tuttavia sia il presidente della Conferenza episcopale, mons. Stanislaw Gadecki, sia la presidenza non si sono espressi. L’ufficio stampa aveva preannunciato una discussione interna in occasione dell’assemblea episcopale, poi effettivamente celebrata il 20-21 novembre. Ma il tema elettorale è totalmente scomparso nella dichiarazione finale. Si parla di sinodo, di guerre, di anno giubilare, di tutela dei minori ecc. ma la questione politica è assente. Si rimanda tutto alla formazione del governo e al suo programma.
Il presidente della repubblica, Andrzej Duda, ha dato mandato all’ex-premier Mateusz Morawiecki del PiS di formare il governo, invocando strumentalmente la tradizione che privilegia il partito maggiore. Solo dopo il (probabile) voto contrario del parlamento si procederà alla indicazione di Donald Tusk in ordine alla nuova formazione governativa. Non prima di metà dicembre.
Gadecki e i vescovi tacciono
Nelle sue intenzioni il silenzio dell’episcopato dovrebbe mostrare l’indipendenza della Chiesa dalla lotta politica, ma gli scontri politici maggiori di questi dieci anni hanno visto il riferimento alla Chiesa come elemento permanente.
In un sondaggio del 2021 l’82% dei polacchi sollecita la Chiesa a rimanere neutrale. Nel 2017 la richiesta era condivisa dal 63%. Le prime indagini sul voto indicano il massiccio apporto dei giovani e delle donne alla vittoria della Piattaforma civica, gli stessi gruppi di popolazione che hanno manifestato in dissenso al ruolo della Chiesa. La tensione enfatizza una grave frattura sociale che il vescovo castrense, Wieslav Lechowiez, ha qualificato come «il cancro dell’ostilità reciproca che ci sta consumando oggi».
In realtà le parole ecclesiali sul voto non sono mancate del tutto. Il 21 settembre era uscito un vademecum per l’elettore cattolico in cui si ricordavano i «valori non negoziabili» ricondotti all’aborto-eutanasia, alle convivenze omosessuali, alla libertà religiosa, al laicismo, alla pace e all’etica dei processi economici.
Le indicazioni precise del testo vanno sull’etica personale e sulla laicità statuale, lasciando il resto in termini generici. Anche se si dice che il risultato elettorale «va rispettato», quand’anche sgradito, le indicazioni sono parse a favore del PiS e della destra.
Così come la lettera pastorale letta nelle chiese la domenica precedente il voto. Ispirata all’insegnamento dell’enciclica di Giovanni Paolo II Evangelium vitae è per gran parte dedicata al tema dell’aborto e della famiglia. «Le parole citate (EV n. 60) costituiscono una risposta chiara alle domande sollevate nel dibattito pubblico riguardanti, tra gli altri il diritto dei genitori, soprattutto della madre, di decidere della vita che porta in grembo. Si oppongono ai tentativi di costringere il legislatore ad approvare il diritto al libero accesso all’aborto e ad obbligare gli operatori sanitari a praticarlo».
In merito il programma del PiS dice: «Riconosciamo come inaccettabile l’uccisione di bambini non ancora nati, difendendo al tempo stesso la dignità e la salute delle donne». Al contrario, il programma della Piattaforma civica prevede la de-penalizzazione dell’aborto nelle prime 12 settimane del feto e la (difficile) modifica della sentenza della Corte costituzionale che ha vidimato la nuova legge restrittiva nel 2021.
L’ossimoro: «democrazia illiberale»
Il rapporto Chiesa-stato nella Polonia libera è possibile distribuirlo in tre momenti: quella della liberazione dal potere sovietico con il pieno appoggio ecclesiale; quello dell’ingresso nell’Unione europea, con le sue risorse e i suoi vincoli (guardato con crescente sospetto); e quello della «democrazia illiberale» perseguita dal PiS. Il suo leader di riferimento, Jarosław Kaczyński, ha detto: «La Chiesa era ed è predicatrice e detentrice dell’unico sistema di valori pienamente riconosciuto in Polonia». Ora si apre un quarto momento.
Nella polemica al calor bianco fra Gadecki e il presidente della conferenza episcopale tedesca, Georg Bäzting (cf. qui su SettimanaNews), quest’ultimo sottolinea, a margine del tema principale del confronto (il sinodo tedesco e quello universale): «Sono preoccupato per l’atteggiamento distante dell’arcivescovo (Gadecki) dalla moderna democrazia parlamentare». Annotazione tutt’altro che indolore, ampiamente condivisa nell’Unione Europea e dalle Chiese occidentali.
Quello che si imputa al presidente e ai vescovi polacchi è la incomprensibile disattenzione rispetto alle forme essenziali della vita democratica, in particolare all’autonomia della magistratura, duramente colpita dagli interventi del governo, e alla libertà di stampa e di opinione.
La camera disciplinare della Corte suprema polacca (a maggioranza politica) è stata autorizzata a punire i magistrati in base al contenuto e non alle forme delle loro sentenze, provocando la rabbiosa difesa dei magistrati «liberali». La Corte europea ha sentenziato a giugno 2023 che la riforma della giustizia in Polonia ha minato il diritto a una magistratura indipendente e imparziale.
Quanto alla libertà dell’informazione è indicativo che nell’ultimo giorno del governo Morawiecki siano stati modificati gli statuti dei media pubblici di informazione (TV, radio, agenzia stampa), ora «occupati» dal governo, per rendere difficile alla nuova maggioranza modificare in senso «liberale» il servizio pubblico.
Nel rapporto sulle recenti elezioni gli esperti dei media dell’OSCE (organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) hanno annotato che la TV di stato ha deliberatamente distorto gli eventi a vantaggio dell’interesse del governo e che i partiti di opposizione sono stati presentanti quasi sempre sotto una luce negativa. In un sondaggio l’agenzia statale polacca CBOS registra che la credibilità dei media informativi statali è crollata agli occhi degli utenti. Uno studio dell’università di Oxford afferma che i canali televisivi pubblici sono i meno affidabili tra i media polacchi.
Le molte attese
Su questi temi non si trova traccia nei molti documenti della Conferenza episcopale, a parte una preoccupata nota sui media cattolici e sui social. Ciò non significa che all’interno della Chiesa manchi un dibattito.
Non è casuale che l’unica voce emersa nel post-elezioni sia, almeno finora, quella di un vescovo «liberale» come il metropolita di Varsavia, il card. Kasimierz Nycz. In una intervista all’agenzia cattolica KAI ha da un lato relativizzato i cambiamenti possibili della nuova maggioranza (di fatto legittimandoli) e dall’altro spinto a una presenza più evangelica della Chiesa: «Spero che ci rendiamo conto che siamo più credibili nel predicare il Vangelo quando siamo aperti a tutti».
Formula l’auspicio di «trovare un modo creativo e stimolante per presentare l’insegnamento della Chiesa sulle questioni sociali». Si mostra preoccupato dell’attuale divisione nel popolo. «Le divisioni sono molto profonde. Si stanno accumulando da anni. Che ci unificherà? La responsabilità di tutto questo dovrebbe essere presa principalmente da coloro che ci hanno dilaniato e diviso (…). Naturalmente anche la Chiesa dovrebbe essere coinvolta in questo processo. Tutti devono capire che questo è un lavoro che durerà decenni».
La Chiesa polacca è importante per il cattolicesimo europeo e una risposta adeguata al cambiamento sociale del paese sarebbe prezioso per tutti. La sua storia e le sue risorse lo permettono. Basti ricordare da un lato la canonizzazione della famiglia Ulma (sterminata nel 1944 per avere ospitato alcuni ebrei) e dall’altro la generosità nell’accoglienza dei profughi dall’Ucraina in guerra. Come annotano i vescovi nella lettera pastorale già citata: «Oggi un segno particolare della fantasia della misericordia è l’aiuto fornito da milioni di polacchi alle vittime della guerra in Ucraina».
I preti tendono sempre ad evitare gli argomenti problematici.
I vescovi polacchi e quelli argentini sono stati chiaramente delusi dagli esiti elettorali.
I vescovi italiani non hanno detto neppure una parola sulla questione dei soldi dati alla Ong di un padre sinodale.
Tanti, troppi, imbarazzati e imbarazzanti silenzi.
Purtroppo la locuzione “democrazia illiberale” non è affatto un ossimoro. La storia moderna e contemporanea ne è piena. A partire dalla madre/matrigna della modernità, la rivoluzione francese, passando per le dittature novecentesche di destra e sinistra sino ad arrivare alle odierne democrature. Senza tacere, però, delle nostre avanzate democrazie occidentali, dove non mancano spinte illiberali mascherate – ad esempio
– da leggi Zan et similia.
Apprezzo che il sacerdote e teologo abortisca Lorenzo Prezzi gioisca del fatto che la chiesa cattolica polacca anti LGBT sia stata schiaffeggiata dalla alleanza innaturale ircocervica tra Tusk ed altri 2 personaggi in cerca di notorietà e potere . Il pensiero di don Lorenzo messo in bocca ad opportuni interventi invita la Chiesa a sposare una società desiderosa di consumismo e peccato invece di ricordare a tutti che “Gesù Cristo è il Signore” e che “Dio ha dato ogni potere a al Figlio , nei cieli, in terra e sottoterra affinché ogni lingua proclami che Gesù è il Signore”. Cose che ti sono state insegnate in seminario e che prontamente hai dimenticato ,caro don Lorenzo. Buon Natale a voi tutti , sicuro comunque che farete fatica a capirla e distinguerla nella vostra testa dalla festa d inverno che voi bramate con tutto il cuore.
Prima di “commentare” in questo modo potrebbe informarsi meglio. Sul tema dell’aborto vedi ad esempio:
http://www.settimananews.it/diritto/germania-francia-russia-aborto-questione/
http://www.settimananews.it/diritto/germania-aborto-la-divaricazione-delle-chiese/
Se vuole commentare è benvenuto; se invece vuole insultare o deridere, la cosa aiuta poco al confronto.
Proprio voi che dopo una vita dedicata agli studi assomigliate tanto ma proprio tanto ai farisei fustigati da Gesù. Solo che loro legavano pesi che a loro volta si rifiutavano di portare. Invece qui la classe teologica cattolica , ed uso il termine classe proprio come settore sociale che si riconosce diverso con interessi e scopi ben chiari( stipendi cattedre riconoscimenti nella stessa classe fama. …) , fa stranamente a gara a togliere pesi. Cosa resta allora? Siamo sicuri che diveniamo liberi? ” O cavoli mi dimenticavo il peccato… ” . Quello c’è resta e mi pare proprio che i teologi attuali tanto saggi ci stanno legando sulla nostra groppa di somari ( tale era conservazione dei farisei ,dottori della legge, verso il popolo ebreo, e tale è in fondo la considerazione che ha la classe teologica attuale ha del popolo di Dio (espressione mai usata da Gesù… Che strano … E sempre più usata oggi… Sempre più strano… ) ). Naturalmente il peso del peccato i poveri teologi non possono portarlo lo dobbiamo portare noi. Io ribadisco la mia critica. Se siete onesti rileggete l articolo e considerate, se state illustrando e discutendo la prosta della sequela di Gesù Cristo alla società polacca oppure gli proponete altro.
Quanto alla articolo sulla aborto in Germania alzare la voce e dire con tutto il rispetto che anche il feto dovrebbe dire la sua ( virtualmente) e dovrebbe essere tutelano e non considerato un cancro, beh questa sarebbe testimonianza. Batzing come Zuppi hanno paura di non essere capiti di perdere i soldi di essere aggreditivper strada di avere le chiese bruciate di non contare più nulla in questa società che si definisce “democratica ed inclusiva” ma che lo è solo per alcuni . E cioè i soliti. E questo sapete bene che è la sacrosanta verità. Ribadisco le mie critiche a tutti i cristiani nella Diakonie nella Ekb , ed anche alla CEI ed ai teologi italiani. Ed anche a Lei. Se avete un po’ di onestà fatevi un esame di coscienza se siete stati fedeli al mandato ricevuto di testimoniare senza paura di povertà e morte oppure se vi siete piegati al Mondo.
Invece di entrare nel merito degli argomenti lei ha preferito offendere. Qualche volta è meglio tacere che parlare… nel suo caso sarebbe stato meglio…