Le immagini delle forche a cui erano appesi i ritratti di sei deputati dell’opposizione sono impressionanti. Il gruppo di estrema desta ONR (Katowice, 27 novembre) torna ad inquietare la società polacca ed europea. Come già è avvenuto nella dimostrazione in occasione della festa nazionale dell’11 novembre. Su quell’evento ci scrive mons. Tadeusz Pieronek (ndr.)
Cracovia, 15 novembre.
La corrente etnico nazionale polacca di oggi, molto vicina al nazionalismo classico, ha le sue radici nel tempo della riconquista dell’indipendenza della Polonia nel 1918. È sopravvissuta in forme diverse durante il periodo della seconda guerra mondiale e del regime comunista. Dopo il crollo del regime, nel 1989, ha conosciuto un rafforzamento e un rinnovato consenso. L’organizzazione più nota oggi è quella dell’ONR (Obóz Narodowo-Radykalny – Campo Nazionale-Radicale), che festeggia quest’anno l’83° anniversario della fondazione.
È un’associazioni soprattutto giovanile che dichiara la sua fedeltà alla Chiesa cattolica e promuove la storia e la cultura polacca. È fortemente avversa agli ebrei e ai musulmani. Si opporre ad accogliere in Polonia i profughi e i migranti. I membri dell’ONR si considerano come difensori della patria e formano una specie di organizzazione paramilitare. Enfatizzano la forza fisica e la disponibilità al combattimento. Si vestono di nero e nere sono le loro bandiere. In questo richiamano i soldati del cosiddetto califfato o stato islamico.
L’ONR ha sostenitori dentro il governo polacco ma anche tra le file del clero. Durante le manifestazioni patriottiche, le loro schiere sono protette dalla polizia ed elogiate sottovoce da molti, creando sconcerto e disinformazione della società. Poco alla volta sembra che l’ONR scopra le sue carte, lasciando capire più chiaramente le proprie vere intenzioni.
Siete fuori della fede
Le forze filo-nazionali erano già attive dentro la società e con le loro marce o cortei entravano nelle chiese, senza suscitare una significativa opposizione sociale. La festa nazionale (11 novembre) era l’occasione per manifestare la loro forza.
A Breslavia, nel giorno della ricorrenza nel 2015, un prete, successivamente espulso dallo stato clericale, gridava slogan come: «Noi siamo la Chiesa combattente, siamo i guerrieri della grande Polonia. La propaganda di sinistra opera per distruggere la Chiesa e la nazione polacca (…) Dio, onore e patria». Giustificando l’uscita dalla congregazione alla quale apparteneva, faceva questo appello: «Prendiamo la realtà nelle nostre mani. Assumiamoci i nostri impegni. Non sottomettiamoci alla pressione diabolica. A breve potremo gioire di appartenere alla comunità di Cristo, finalmente liberata dalla zizzania degli omosessuali e del Talmud. Per loro siamo degli schiavi e dei parassiti. Perseguono la distruzione totale della civiltà cristiana».
C’è stato a settembre di quest’anno un pronunciamento ecclesiale importante. Il primate polacco, mons. Wojciech Polack, arcivescovo di Gniezno, si è espresso con forza contro il nazionalismo: «Il consenso a questo tipo di pensiero non è solo sbagliato, ma è proprio eretico. Non può essere così!».
Negli ultimi due anni l’attività dell’ONR è aumentata. Con il permesso delle autorità, in occasione della festa dell’indipendenza nazionale di quest’anno, essi hanno ottenuto un rinnovo, valido per quattro anni, che li autorizza a organizzare le manifestazioni a Varsavia.
Quest’anno erano presenti 60.000 partecipanti, di varie appartenenze e di vari indirizzi. In mezzo alla moltitudine delle bandiere polacche, si notavano stendardi con slogan razzisti e fascisti. Come, ad esempio: «Polonia bianca nell’Europa bianca», «Europa bianca – Europa pura», «Tutti uguali – tutti bianchi», «Con la falce e col martello contro la marmaglia rossa», «Via la sinistra».
Dopo questa marcia alcuni membri del governo hanno condannato questi eccessi. Per altri sono state solo provocazioni di un gruppo di fascisti mescolati alla folla. Estremismi che non dovrebbero ripetersi.