Quale Chiesa dal Sinodo panamazzonico?

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I padri sinodali si sono espressi per una più ricca e diversa ministerialità a servizio delle comunità ecclesiali e dei popoli dell’Amazzonia.

In questo terzo scritto di annotazioni dal Sinodo, vorrei riportare alcune proposte che sono sortite dall’assemblea a riguardo dell’organizzazione e delle persone chiamate a servire la Chiesa in Amazzonia per il mondo intero.

Tutto il Sinodo ha evidenziato la necessità di una Chiesa capace di assumere un volto originalmente amazzonico, quindi familiare, quindi missionario: una Chiesa capace di andare con affetto verso le culture dei popoli dell’Amazzonia e ben preparata a qualsiasi umano incontro.

Quale Chiesa immagina il Sinodo

Il cammino realizzato e il processo continuo di ascolto di questi mesi e di queste particolari settimane sinodali hanno chiaramente mostrato che una Chiesa di battezzati in Cristo che lavorano insieme, fraternamente, collegialmente, è davvero possibile; ed è diversa da una Chiesa piramidale e clericale.

La coscienza fedele della centralità della parola di Dio e dell’eucaristia nella vita delle comunità cristiane, la conoscenza profonda delle situazioni di vita nella regione amazzonica e la convinzione di poter valorizzare le ministerialità ecclesiali, hanno portato i partecipanti al Sinodo a formulare – sia negli interventi personali che nelle relazioni dei Circoli minori – alcune proposte che possano essere prese in seria considerazione dal santo padre. Accenno ad alcune.

Corresponsabilità ecclesiale

La corresponsabilità attiva del popolo di Dio nella missione della Chiesa richiede necessariamente spazi organizzati di ascolto, di discernimento e di decisione improntati al criterio della sinodalità. Pure in considerazione degli estesi territori delle diocesi e delle prelazie in Amazzonia – con pochi ministri ordinati e scarse risorse –, il servizio svolto negli ultimi anni dalla Rete Ecclesiale Pan-Amazzonica (REPAM) è stato riconosciuto prezioso.

Proprio a partire dalle particolarità della regione, ci si convince che la vita e la missione della Chiesa possono essere facilitate da alcune nuove condizioni, quali la creazione di un organismo episcopale permanente rappresentativo delle Chiese locali della regione pan-amazzonica che possa accompagnare la fase di attuazione post-sinodale, il ridimensionamento delle circoscrizioni ecclesiastiche geograficamente più estese, l’intensificazione delle varie forme di cooperazione missionaria, la creazione di un fondo per la sostenibilità dell’evangelizzazione.

Di fronte all’istanza di una “Chiesa presente permanentemente” e alla situazione di fatto di una pastorale della “visita sporadica”, si rende impellente moltiplicare i ministeri, oltre a valorizzare decisamente quelli già presenti: lettori, accoliti, ministri della Parola, ministri straordinari dell’eucaristia, diaconi permanenti ecc. Perciò molti padri sinodali, raccogliendo gli appelli emersi nella fase di ascolto pre-sinodale, chiedono al santo padre di ammettere, rispettivamente, uomini al ministero presbiterale e donne al ministero del diaconato: preferibilmente persone indigene, stimate e riconosciute dalle loro comunità e nella condizione di appartenere ad una famiglia costituita e stabile. Solo in tal modo si ritiene di poter rispondere all’esigenza e all’appello di molti fedeli oggi privati della forza e della consolazione dell’eucaristia.

Altri padri sinodali tuttavia considerano che – nonostante l’autentico desiderio manifestato dal popolo di Dio – tali questioni esigano un approfondimento maggiore.

Sono stati presentati pure alcuni criteri ai quali gli uomini sposati, dopo un fecondo diaconato, dovrebbero corrispondere per essere candidati al presbiterato: vita di preghiera, amore alla parola di Dio e alla Chiesa, vita eucaristica riflessa in donazione e in servizio, stile di vita di comunità e attitudine all’approccio missionario.

Con tali proposte nessuno intende sminuire il valore del celibato sacerdotale e l’impegno nella promozione vocazionale.

Il ruolo delle donne

Ampio spazio di dibattito ha avuto infatti la questione della formazione presbiterale ordinaria, sin dalle sue prime fasi, con l’idea che la formazione di studio debba sempre essere accompagnata da una solida formazione umana e pastorale concretamente provata, caratterizzata da uno stile di vita semplice, di prossimità ai poveri e alle culture.

La Chiesa immaginata dal SinodoIl riconoscimento, poi, della presenza decisiva delle donne nella storia della salvezza e nella missione della Chiesa, del loro ruolo centrale nelle comunità ecclesiali in Amazzonia, unito al fatto che il concilio Vaticano II ha restaurato il diaconato permanente per gli uomini (considerato buono e utile), ha portato molti padri sinodali a ritenere queste argomentazioni valide ad istituire il diaconato per le donne nella Chiesa in Amazzonia.

Altri padri, pur affermando il ruolo fondamentale delle donne e l’imprescindibilità della loro presenza nelle varie manifestazioni ecclesiali, ritengono ancora opportuno approfondire il tema delle ministerialità in genere e del diaconato femminile in particolare.

Queste e tante altre questioni sono state trattate in questo Sinodo “straordinario” che si è proposto – in spirito di ascolto e di discernimento nella collegialità – la ricerca di nuovi cammini per la Chiesa, senz’altro incoraggiato dalle parole di papa Francesco che ha indicato la via di ricerca della risposta alle situazioni più difficili nell’immagine esemplare di un fiume che straripa: solo il fiume che esce dal suo letto abituale fertilizza infatti il suolo ed è ragione di speranza di una vegetazione rigogliosa e di un nuovo brulicare di vita.

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