Dopo le prime indicazioni imprecise e incomplete il caso Rupnik, il gesuita animatore del Centro Aletti a Roma, artista e teologo, si allarga (cf. qui su SettimanaNews) con nuove testimonianze e nuove ammissioni.
Dipendenza psichica
Sul sito Left una donna che ha collaborato per qualche tempo con l’artista racconta di un forte condizionamento psichico e di una soggezione acritica. Entrata nella squadra dei mosaisti dell’atelier con il desiderio di apprendere l’arte si è trovata invischiata in una relazione confusa e confondente.
«Le mie aspirazioni sono diventate il suo terreno di conquista, la sua arte è diventata il suo terreno di seduzione. E a un certo punto è iniziato un rapporto “nuovo”. Nel senso che, senza che me ne rendessi conto, lui ha iniziato ad avere su di me un dominio psichico al punto che per due anni ho perso la mia libertà di pensiero e quasi la libertà di muovermi. Ero completamente presa da quest’uomo e soprattutto completamente persa. Vivevo un grande caos interiore».
«L’unica soluzione è stata fuggire. Questa è la parola. Sono fuggita. Ho inventato un pretesto e sono fuggita». La sua testimonianza ha trovato ascolto nella Compagnia. Le è stato risposto che una precedente narrazione aveva prodotto una visita canonica al Centro Aletti, la sostituzione di Rupnik come direttore, con alcune misure di contenimento (no alla confessione e all’accompagnamento spirituale alle donne).
L’interessata non ha provveduto alla denuncia, nonostante l’invito a farlo, perché sarebbe difficile «provare», soprattutto in sede civile, un reato di dipendenza psichica. Ma si augura che si aprano altre testimonianze nell’ambito delle collaboratrici artistiche.
Assoluzione del complice
Mercoledì 14 dicembre, il preposito generale dei gesuiti, p. Arturo Sosa, ha tenuto un incontro con un gruppo di giornalisti, secondo una consuetudine pre-natalizia. Fra i dieci punti che ha sviluppato nella sua introduzione a commento dell’anno trascorso, uno è dedicato a p. Rupnik (punto 6):
«un buon esempio del molto che dobbiamo ancora imparare soprattutto sulla sofferenza delle persone. Questo caso, come altri, ci riempie di stupore e di dolore (…). Ci pone davanti alla sfida di rispettare questo dolore (delle vittime) nel medesimo tempo in cui si avviano, scrupolosamente, i procedimenti esigiti dalle leggi civili o canoniche e si comunica in una forma che non nasconde i fatti».
Ricorda che il caso è di competenza del dicastero per la dottrina della fede che è intervenuto per episodi «di superamento dei limiti consentiti nelle relazioni tra il p. Rupnik e persone adulte della comunità Loyola, in Slovenia, mentre esercitava attività pastorali vincolate al ministero sacramentale», episodi che sono prescritti. Le misure restrittive sono ancora in vigore.
Alla precisa domanda su una denuncia precedente (2019) relativa all’«assoluzione del complice» in confessione, Sosa, citando il dicastero, «ha detto che è successo. C’è stata assoluzione del complice». Pena conseguente è la scomunica, poi revocata. Gli è stato chiesto: come si revoca una scomunica? «La persona deve riconoscerlo e deve pentirsi, cosa che ha fatto».
Altre comunicazioni
Nella concentrazione mediale sull’abuso e sull’incerta comunicazione da parte della Compagnia hanno perso rilievo gli altri nove punti della comunicazione del preposito generale che vale la pena ricordare.
L’esperienza traumatica della pandemia con il deterioramento di molti indicatori per la vita dei più poveri si cumula alla drammatica esperienza della guerra in Ucraina e altrove con il conseguente impegno per le vittime e i rifugiati. La violenza endemica minaccia le democrazie, come in Messico, dove sono stati uccisi recentemente due gesuiti, e si è aggravata la situazione dei migranti in molte parti del mondo.
Un grande lavoro è stato fatto nella Compagnia per diffondere in tutte le sue 69 unità amministrative una cultura della salvaguardia di bambini, giovani e persone vulnerabili. E il generale chiosa: «Per quanto si riferisce agli adulti vulnerabili resta molto cammino da fare sia da parte nostra che da parte della Chiesa cattolica e della società civile in generale».
Ottimo il lavoro della Commissione sul ruolo della donna nel corpo apostolico della Compagnia che ha avviato un’inchiesta le cui conclusioni operative sono previste per il 2024.
Convinta la partecipazione alla preparazione per la GMG 2023 e al processo sinodale.
Particolarmente ricco il bilancio dell’anno ignaziano 2021-2022.
l’ho già lasciato!—————-
l’ho già lasciato!………………..
Sono senza parole, sono profondamente addolorata, sono colpita da questi fatti e non li avrei mai supposti in vita mia, ho persino scritto al Centro Aletti, che mi dicano IL VERO di quanto sta succedendo…..personalmente non ho avuto chissà che relazioni personali, soltanto qualche incontro e discussione in qualche CONVEGNO a Capiago, poi sono andata a visitare il Centro ALETTI, con mia Mamma, che tanto apprezzava Padre Marko Ivan Rupnik, non perché lo incontrasse ma per quanto seguiva alla televisione…Ricordo solo una cosa che una volta ho partecipato ad un Convengo a Capiago assieme alla Mamma, la quale fino a che c’erano conferenze o altro lei riordinava il guardaroba dei Padri Dehoniani a Capiago, ma venuta la sera in cui Padre Rupnik ha spiegato la CAPPELLA REDEMPTORIS MATER, anche lei ha presenziato ed alla fine le è stato chiesto come ha vissuto l’esperienza e la mia cara Mamma ha risposto: “quanto ho desiderato che tutto il mondo fosse presente….”
Articolo inutile… su un fatto che descritto in questo modo non esiste… polverone sollevato per i soliti fini…
La risposta che la Chiesa dava sempre sui casi di scandalo sessuale dei propri membri: tutte calunnie. Già, tutte calunnie, rispondevano su Maciel, su McCarrick, adesso su Rupnik. Dieci anni di bla-bla-bla, di convegni di risoluzioni solenni sulla “trasparenza” e sull'”ascoltare le vittime” e poi si ritorna al punto di partenza. Non è cambiato nulla. L’amarezza.
Osservazione intelligente e appropriata!
Se era una adulta non vedo nessuna violenza… non è colpa di nessuno se lei si si è sottomessa ad un uomo carismatico come Rupnik. Altre donne non l’hanno fatto e Rupnik mica le ha mandate via. Le mezze tacche devono sempre incolpare gli altri per le loro debolezze…
L’uomo carismatico dovrebbe essere più spirituale, anche se la debolezza, e talvolta pure l’eccesso, è indubbiamente parte della persona di successo. Tutti dobbiamo vigilare su queste fragilità dell’umano. L’importante comunque è arrivare ad apprezzare l’unica Bellezza che regge il mondo.
“Non è colpa di nessuno se lei si è sottomessa ad un uomo carismatico”. In queste parole è descritta la situazione psicologica nefasta e direi demoniaca di coloro, spesso donne, che scambiano l’attrazione del tutto emotiva verso l’ uomo “carismatico” per la vera devozione spirituale. L’attrazione verso il “guru” fa molte vittime ed è sempre un inganno non cristiano: i veri rapporti fra cristiani non sono di sottomissione ma di libertà e di reciprocità.
La colpa poi, che Maria non vede, è se il “guru” si approfitta di questa sottomissione.