Smaschilizzare la Chiesa

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“Smaschilizzare” è l’ultimo efficace e fortunato neologismo creato da papa Francesco. L’ha utilizzato il 30 novembre 2023 incontrando i membri della Commissione teologica internazionale.

Nell’occasione, parlando a braccio, dopo aver ammesso che «uno dei grandi peccati» commessi dalla Chiesa è di averla «maschilizzata», papa Bergoglio ha affermato che oggi la teologia ha fra i suoi compiti anche quello di contribuire a «smaschilizzarla», incominciando ad incrementare la presenza femminile all’interno della Commissione teologica internazionale (attualmente su 28 membri, solo cinque donne!), dal momento che le donne hanno «una capacità di riflessione teologica diversa da quella che abbiamo noi uomini».

Tre giorni dopo, il 4 dicembre, le teologhe Lucia Vantini e Linda Pocher, insieme al teologo Luca Castiglioni, hanno avuto l’onore e l’onere di offrire al vescovo di Roma e al “Consiglio dei cardinali” (noto come C9) una riflessione sulla presenza e sul ruolo delle donne nella Chiesa, offrendo, con franchezza e libertà, un approfondimento critico del cosiddetto «duplice principio mariano-petrino» del teologo svizzero Hans Urs von Balthasar (1905-1988) che un certo influsso ha esercitato sul magistero degli ultimi quattro papi.

In virtù di tale principio, le donne rappresenterebbero la dimensione contemplativa e materna della Chiesa (principio mariano), mentre gli uomini ne rappresenterebbero la dimensione apostolica e gerarchica (principio petrino). Il principio mariano andrebbe riferito alle sole femmine e quello petrino ai soli maschi.

Francesco ha poi espresso il desiderio che le tre relazioni svolte da Lucia Vantini (“Oltre il principio, una costellazione di differenze”), Luca Castiglioni (“Altri principi, altri preti. Per una maschilità evangelica”) e Linda Pocher (“Maria e le altre: discepole e mistagoghe”) fossero messe a disposizione di quanti, partecipando al dialogo sinodale, contribuiscono ad approfondire un tema che gli sta molto a cuore come quello dei rapporti ecclesiali fra uomini e donne.

Un libro piccolo e prezioso

Le tre riflessioni, offerte a Francesco e al Consiglio dei cardinali in un contesto di grande disponibilità all’ascolto e di confronto rispettoso e franco, sono state raccolte in un piccolo e prezioso libro, dal titolo “Smaschilizzare la Chiesa?Confronto critico sui principi di H.U. von Balthasar. pubblicato, per volontà del papa, all’inizio del 2024 dalle Edizioni Paoline nella collana “Saggistica Paoline”.

Il libro – con prefazione di papa Francesco – è di piacevole lettura e sta riscuotendo un notevole interesse perché tocca un nervo scoperto della nostra Chiesa che provoca sofferenza e disagio: quello della sua maschilizzazione e clericalizzazione.

I tre testi di Lucia Vantini (sposata e madre di un figlio e due figlie, teologa e filosofa veronese, presidente del ”Coordinamento teologhe italiane”, docente all’Istituto di scienze religiose e allo Studio San Zeno di Verona, nonché all’Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino di Venezia), di Luca Castiglioni (presbitero della diocesi di Milano, impegnato pastoralmente a Varese, membro dell’Associazione teologi italiani e socio ordinario del Coordinamento teologhe italiane, docente di Teologia fondamentale presso il seminario di Milano) e di Linda Pocher (religiosa della congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, docente di Cristologia e Mariologia alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di Roma) nascono non dalla pretesa di dire l’ultima parola su una tematica che è oggetto di esame anche da parte del processo sinodale in atto, ma – come scrive Linda Pocher nell’Introduzione – «dal desiderio di suscitare il dialogo e stimolare il confronto» (p. 10).

Oltre il principio mariano-petrino

Quello di Lucia Vantini sembra essere il contributo che si pone in termini particolarmente critici quanto meno nei confronti di come il principio formulato da von Balthasar è stato interpretato per giustificare e mantenere l’attuale status quo circa i distinti ruoli ecclesiali degli uomini e delle donne.

Per la teologa e filosofa veronese, il principio mariano-petrino non regge la complessità del presente e non è in grado di traghettare la Chiesa verso il domani, in quanto non solo è di ostacolo a che tra uomini e donne intercorra un’alleanza buona e giusta, ma rischia anche «di funzionare come fragile motivo per ribadire la riserva maschile alla ministerialità ordinata e per aggravare l’esclusione delle donne dai processi decisionali delle comunità» (p. 14).

Il principio mariano-petrino «funziona perché promette di semplificare quella complessità che ci terrorizza, di riportare le differenze all’unità voluta dal soggetto più forte o di ordinarle con precise polarità gerarchizzate, e perché consente a qualche nostalgico di riproporre in modo elegante quell’orizzonte patriarcale […] oggi entrato in crisi», ma tuttora presente nella Chiesa sotto forma di «fratriarcato» (p. 18, nota 8) che, dicendo «fratelli», pretende di includere anche, senza nominarle, le «sorelle» (p. 30), ma, di fatto, ignorandole.

In sostanza, il principio mariano-petrino cancella o neutralizza le donne attraverso definizioni buone e immagini esaltanti. L’effetto è paradossalmente identico a quello che, nelle tradizioni passate, dichiarava l’inferiorità delle donne rispetto agli uomini: l’esclusione (p. 21). «Infatti, questo principio colloca il femminile in una dimensione così sollevata da terra che certe realtà terrestri assumono un volto solo maschile» (p. 21). In sostanza, «il principio mariano funziona come sostegno del principio petrino, in una sorta di abbraccio che soffoca, asimmetricamente, tutti i soggetti», cioè sia gli uomini che le donne (p. 21).

«Il principio di Balthasar […] è problematico non solo perché interpreta l’elemento mariano femminile come affettivo e carismatico, ma anche perché interpreta quello petrino-maschile come esclusivamente istituzionale, avvalorando una strana cornice che confina il primo nel mondo soggettivo e il secondo nel mondo oggettivo. Tuttavia, come sappiamo anche dalla fisica, il binomio oggettivo/soggettivo non può spiegare la complessità del reale, che richiede piuttosto paradigmi di interconnessione» (p. 25).

Un’intuizione non valorizzata: il principio giovanneo

L’intervento di Luca Castiglioni traccia i lineamenti di una maschilità evangelica riferita in particolare ai ministri ordinati articolando il principio mariano-petrino con il principio giovanneo, anch’esso enunciato dal teologo svizzero, ma stranamente non recepito con la stessa attenzione riservata al primo, «anche se Balthasar lo descrive come capace di unire i due, ricongiungendo l’istituzione con l’amore» (p. 39).

Il principio giovanneo, facendo riferimento al discepolo amato, figura del quarto Vangelo che sussiste unicamente per la sua relazione di reciproco amore con Gesù, «è icona del vero discepolo di Gesù, al di là del maschile e del femminile» (p. 39). Esso viene invocato da Castiglioni soprattutto per immaginare il ruolo che i ministri ordinati possono avere per contribuire a realizzare nella Chiesa la sinodalità in tre modi: esercitare l’autorità alla maniera di Gesù Cristo, ascoltando «congiuntamente la voce di Dio, origine della sua missione, e quella delle persone che incontra, destinatarie della sua dedizione e del potere benefico che il Padre ha messo nelle sue mani» (p. 44); «rivisitare la teologia del ministero ordinato incentrandola interamente sul servizio ministeriale e lasciando cadere le insistenze su un’ipertrofica identità sacerdotale distinta o peggio separata da quella battesimale» (p. 53); «dare slancio e sostegno al cambiamento nei rapporti ecclesiali fra uomini e donne e fra clero e laici» (p. 58) a partire da una proposta «avanzata in punta di piedi» che può apparire – secondo Castiglioni – «assurda e strampalata» (p. 60) e che si riferisce al modo in cui i ministri ordinati si vestono nella vita ordinaria (tralasciando quindi il discorso sui paramenti liturgici).

Proposta, quella di Castiglioni, per nulla fuori luogo, avendone fatto cenno anche Francesco il 25 ottobre 2023 intervenendo alla 18ª congregazione generale della XVI assemblea generale ordinaria dei Sinodo dei vescovi: «basta andare nelle sartorie ecclesiastiche a Roma per vedere lo scandalo di giovani sacerdoti che si provano abiti talari e cappelli o camici e rocchetti con pizzi».

Maria e le donne dei Vangeli: discepole e mistagoghe

L’ultimo contributo, a firma di Linda Pocher, è un invito a contemplare due scene bibliche che hanno per protagonista Maria: il Vangelo dell’infanzia di Luca con l’episodio della visitazione dove protagoniste indiscusse sono «due donne che, ripiene di Spirito profetico, con voce alterna e ispirata proclamano il compimento della salvezza in Cristo Signore» (p. 70) e il racconto giovanneo delle nozze di Cana che ci presenta Maria come donna che, infrangendo «le attese nei confronti della femminilità idealizzata» (p. 76), invece di tacere parla, invece di essere passiva agisce, invece di rassegnarsi ad una situazione spiacevole organizza le cose in modo che tutti ne traggano beneficio (pp. 76-77).

Trattasi di due episodi che mettono in evidenza due caratteristiche di Maria che possono essere di aiuto per l’esperienza di tutti nella Chiesa: uomini e donne, laici e presbiteri, consacrati e consacrate: il suo essere non solo vergine e madre (p. 65) ma anche discepola e mistagoga (p. 66) non da sola, ma «insieme ad altre e ad altri che costituiscono la comunità» (p. 78).

Sinodo e smaschilizzazione della Chiesa

Dopo la lettura del volumetto, mi sembra di poter affermare che, per smaschilizzare e declericalizzare la Chiesa, sarebbe quanto mai utile prendere in considerazione le indicazioni contenute nell’Instrumentum laboris (d’ora in poi IL) predisposto per la seconda sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi in programma a Roma nel mese di ottobre, che si interrogherà sul tema “Come essere Chiesa sinodale missionaria”.

Sono oltre una quindicina le proposte – tutte di straordinaria importanza – portate all’attenzione dell’Assemblea sinodale. Mi limito ad elencarle, segnalando tra parentesi i paragrafi dell’IL che le esplicita.

  • Prendere atto che dal processo sinodale, per quanto riguarda l’annuncio e la trasmissione della fede, è emerso con forza «il desiderio di ampliare le possibilità di partecipazione e di esercizio della corresponsabilità di tutti i battezzati, uomini e donne, nella varietà dei loro carismi, vocazioni e ministeri», acquisendo la consapevolezza che nella Chiesa si continua a fare fatica «nel vivere pienamente una sana relazionalità tra uomini e donne» (IL n. 12).
  • Promuovere «spazi di dialogo nella Chiesa, in modo che le donne possano condividere esperienze, carismi, competenze, intuizioni spirituali, teologiche e pastorali per il bene di tutta la Chiesa» (IL n. 16).
  • Ampliare la «partecipazione delle donne nei processi di discernimento ecclesiale e a tutte le fasi dei processi decisionali» (elaborazione e presa delle decisioni) (IL n. 16).
  • Favorire in modo più ampio l’accesso «a posizioni di responsabilità nelle diocesi e nelle istituzioni ecclesiastiche, in linea con le disposizioni già esistenti» (IL n. 16).
  • Riconoscere e sostenere maggiormente il «sostegno alla vita e ai carismi delle consacrate e il loro impiego in posizioni di responsabilità» (IL n. 16).
  • Dare alle donne la possibilità di accedere «a posizioni di responsabilità nei Seminari, negli Istituti e nelle Facoltà teologiche» (IL n. 16).
  • Incrementare il «numero delle donne che svolgono il ruolo di giudice nei processi canonici» (IL n. 16).
  • Porre «attenzione all’uso del linguaggio e di una serie di immagini tratte dalle Scritture e dalla tradizione nella predicazione, nell’insegnamento, nella catechesi e nella redazione dei documenti ufficiali della Chiesa» (IL n. 16).
  • Promuovere, valorizzare, rafforzare e riconoscere, «quale risposta alle necessità delle singole comunità», la «varietà di ministeri che possono essere esercitati da qualsiasi battezzato, uomo o donna» e che «possono essere chiamati ministeri battesimali, per indicare la loro radice comune (il battesimo)», come ad esempio: «il ministero del coordinamento di una piccolo comunità ecclesiale, il ministero di guida di momenti di preghiera (in occasione dei funerali o altro), il ministero straordinario della comunione, o altri servizi non necessariamente di carattere liturgico» (IL n. 29).
  • Dare, previa adeguata formazione, la possibilità alle donne come agli uomini di «contribuire alla predicazione della Parola di Dio anche durante la celebrazione dell’eucarestia» (IL n. 18).
  • Acquisire la consapevolezza che «lo scopo della formazione nella prospettiva della sinodalità missionaria è che ci siano testimoni, uomini e donne, capaci di assumere la missione della Chiesa in corresponsabilità e in cooperazione con la potenza dello Spirito» (IL n. 55).
  • Promuovere e istituzionalizzare, in una Chiesa sinodale, percorsi di «formazione integrale», cioè di formazione che, da un lato, «non punta solo all’acquisizione di nozioni o di competenze, ma a promuovere la capacità di incontro, di condivisione e cooperazione, di discernimento in comune» (IL n. 56), e, dall’altro, che sia «comune e condivisa», prendendovi «parte insieme uomini e donne, laici, consacrati, ministri ordinati e candidati al ministero ordinato, permettendo così di crescere nella conoscenza e nella stima reciproca e nella capacità di collaborare» (IL n. 57).
  • «Prestare particolare attenzione alla promozione della partecipazione delle donne ai programmi di formazione, a fianco di seminaristi, sacerdoti, religiosi e laici» (IL n. 57).
  • Considerare «di importanza cruciale» l’accesso delle donne «ai ruoli di docenti e formatrici nelle Facoltà e Istituti teologici e nei Seminari» (IL n. 57).
  • «Offrire a vescovi, presbiteri e laici una formazione su quali compiti le donne possono già svolgere nella Chiesa e promuovere una valutazione dell’effettivo ricorso a queste opportunità in tutti gli ambiti della vita della Chiesa: parrocchie, diocesi, associazioni laicali, movimenti ecclesiali, nuove comunità, vita consacrata, istituzioni ecclesiastiche, fino alla curia romana» (IL n. 56).
  • Coinvolgere maggiormente le donne – in particolare quelle impegnate nella testimonianza della fede nelle ordinarie realtà della vita e nelle dinamiche sociali con una riconosciuta disposizione apostolica e missionaria (IL n. 93) – nella composizione degli organismi di partecipazione, quali strumenti essenziali – da valorizzare e da rendere obbligatori – per la pianificazione, l’organizzazione, l’esecuzione e la valutazione delle attività pastorali (IL n. 91).
Uguaglianza battesimale e differenza sessuale

In conclusione, mi sembra del tutto condivisibile quanto Christoph Theobald afferma nella prefazione al corposo e istruttivo libro di Luca Castiglioni «Figlie e figli di Dio. Uguaglianza battesimale e differenza sessuale» (Editrice Queriniana, Brescia 2023): «Troppi modi di fare e argomentare di tipo clericale nascondono effettivamente questa conflittualità (la conflittualità tra uomo e donna che esiste in seno alla Chiesa cattolica, ndr) e trasformano l’uguaglianza battesimale in un’affermazione astratta e vana, senza che gli uomini di Chiesa si rendano conto che sono ormai diventati inascoltabili per la stragrande maggioranza delle donne cristiane, minacciando gravemente la credibilità della Chiesa».

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