Turbolenze nella Chiesa tedesca

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La prossima prima domenica di Avvento, la Chiesa tedesca inizierà il suo «cammino sinodale» (Synodaler Weg). L’iniziativa – com’è noto – era stata approvata dall’assemblea plenaria dei vescovi, tenuta a Lingen dall’11 al 14 marzo 2019, e aveva ricevuto l’incoraggiamento anche da papa Francesco con una lunga Lettera al popolo di Dio che è in cammino in Germania, datata il 29 giugno, festa dei santi apostoli Pietro e Paolo. In questo scritto, papa Francesco invitava a «camminare insieme e con tutta la Chiesa», sotto «la luce, la guida e l’irruzione» dello Spirito Santo per «imparare ad ascoltare e discernere l’orizzonte sempre nuovo che ci vuole donare».

La lettera di papa Francesco

In questa scelta pastorale, papa Francesco, accogliendo la proposta di un cammino sinodale suggerita dai vescovi, parlava di una sinodalità dal basso, ossia «il dover curare l’esistenza e il buon funzionamento della diocesi: i consigli, le parrocchie, il coinvolgimento dei laici poiché «non si può fare un grande sinodo senza andare alla base», e di una sinodalità dall’alto al basso, che «permette di vivere in modo specifico e singolare la dimensione collegiale del ministero episcopale e dell’essere ecclesiale».

È un processo – sottolineava il papa – che va ben al di là di un semplice ritocco, ma che richiede «una conversione pastorale» e implica un recupero del «primato dell’evangelizzazione», la cui «preoccupazione principale deve incentrarsi su come condividere la gioia andando incontro ai nostri fratelli, soprattutto a quelli che sono abbandonati sulla soglia delle nostre chiese, in strada, in carceri e ospedali, piazza e città». Si tratta di una sinodalità «con lo sfondo e la centralità dell’evangelizzazione e del sensus Ecclesiae come elementi determinanti del nostro dna ecclesiale».

Sensibilità diverse

Il card. Marx, presidente della Conferenza episcopale, commentando la scelta effettuata a Lingen, ha spiegato che «la Chiesa ha bisogno di un percorso sinodale vincolante che consenta un dibattito strutturato e si svolga in un arco di tempo determinato, insieme al Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK)». Per favorire i dibattiti, aveva sottolineato, «vogliamo essere una Chiesa che ascolta».

Per favorire il nuovo orientamento e i cambiamenti che questo processo sinodale implica, sono stati creati inizialmente tre Forum: il primo dedicato al tema Potere, partecipazione, divisione dei poteri, sotto la guida del vescovo Karl-Heinz Wieseman (Speyr), il Forum Morale sessuale, guidato dal vescovo Georg Bätzing (Limburg), e il Forum Stile di vita sacerdotale, affidato al vescovo Felix Glenn (Münster). A questi tre Forum è stato poi aggiunto un quarto dedicato al tema Le donne nei servizi e ministeri della Chiesa.

Nel frattempo, in questi mesi in cui fervono i preparativi, si è sviluppato all’interno della Chiesa tedesca una vivace discussione tra pareri diversi circa la scelta del modo con cui sta procedendo. Non tutti infatti sono d’accordo. Il cardinale di Colonia, Rainer Maria Woelki, e il vescovo di Regensburg, Rudolf Voderholzer, per esempio, lo scorso mese di agosto, hanno presentato un loro contro-progetto in cui, al primo posto, figurava la nuova evangelizzazione e una più forte trasmissione dei contenuti della fede. Voderholzer, tuttavia, ha spiegato che non si intendeva criticare il «cammino sinodale» ma «la sua organizzazione concreta». La proposta tuttavia fu bocciata con 21 voti a 3 e un astenuto.

Interviene anche Roma

Ma la bozza, su cui si sta ancora lavorando, ha suscitato anche a Roma, numerose osservazioni critiche. La risposta è venuta con una lettera, in data 9 settembre scorso, firmata dal card. Marc Armand Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, in cui si afferma che il suo Dicastero, «nel trattare iniziative sinodali di ambito nazionale» aveva «ritenuto opportuno invitare l’organismo competente in materia, cioè il Pontificio Consiglio per i testi legislativi, ad esprimere una valutazione sulla bozza in discussione da parte della Conferenza episcopale tedesca». In allegato, era riportato il testo del suddetto Consiglio, datato il 1° agosto scorso. Ouellet raccomandava di far conoscere la sua lettera ai membri della Conferenza episcopale durante la prossima Plenaria, in agenda il 23 – 26 settembre a Fulda.

La risposta del Pontificio Consiglio contiene numerosi rilievi critici sullo statuto in elaborazione che riguardano non solo la Chiesa in Germania, ma la Chiesa universale. Tra l’altro si dice: «Nel testo dello statuto, in modo particolare negli artt. 3 e 5 riguardo all’assemblea sinodale e alla presidenza del “cammino sinodale”, si ha l’impressione che la Conferenza episcopale e il ZDK (Comitato centrale dei cattolici tedeschi, ndr) siano pari tra loro: inviano un numero uguale di partecipanti, godono di pari diritti, hanno voto deliberativo ecc. Questa parità tra vescovi e laici non può sussistere ecclesiologicamente. C’è una comune responsabilità nella Chiesa e tutti i fedeli “sono chiamati ad attuare, secondo la condizione propria di ciascuno, la missione che Dio ha affidato alla Chiesa da compiere nel mondo” (can. 204, par. 1; cf. can 208). Ciò non significa, però, che la Chiesa sia strutturata democraticamente, e che le decisioni siano prese a maggioranza dai fedeli. La frase “secondo la condizione propria di ciascuno” descrive bene la diversità della responsabilità dei fedeli riguardo alla Chiesa. La responsabilità dei vescovi è diversa da quella dei sacerdoti o dei laici. Di conseguenza, anche la sinodalità nella Chiesa, alla quale papa Francesco si richiama sovente, non è sinonimo di democrazia o di decisioni a maggioranza, ma una diversa partecipazione ai processi decisionali…». Seguono poi varie altre osservazioni su diversi punti dello statuto in elaborazione.

Reazioni all’intervento del card. Ouellet

Le osservazioni hanno suscitato una certa irritazione di cui si è fatto interprete lo stesso card. Marx con un intervento sul quotidiano Frankfurter Allgemeine. La valutazione del Pontificio Consiglio per testi legislativi – scrive Matthias Kopp, portavoce dei vescovi tedeschi, in merito alla polemica scoppiata in Germania relativamente a una lettera che il card. Reinhard Marx ha ricevuto il 4 settembre dal Vaticano – si basa «su una bozza del regolamento del cammino sinodale del giugno 2019 e non prende in considerazione la versione modificata a luglio e dopo l’incontro del Consiglio permanente di agosto, che non contiene più alcuni passaggi…». Il card. Marx ha dichiarato che sarebbe stato più consono se, da parte di Roma, prima dell’invio delle lettere, si fosse cercato il dialogo.

Gli scorsi giorni sui media si è parlato di «turbolenze» tra la Chiesa tedesca e il Vaticano e altri (Il Messaggero) di «cartellino giallo del Vaticano ai vescovi tedeschi». Intanto il card. Marx si è precipitato Roma per un dialogo chiarificatore.

Nel frattempo, il 14 settembre scorso, da Fulda, è stata resa nota la risposta congiunta che i membri della Conferenza episcopale tedesca e del Comitato dei laici hanno inviato a papa Francesco in merito alla sua “lettera” del giugno alla Chiesa “che è in Germania”, in cui, tra l’altro, affermano: «Abbiamo seguito le indicazioni che lei ha fornito e abbiamo considerato le conseguenze che dobbiamo trarre». È incoraggiante «che lei condivida la nostra preoccupazione per il futuro della Chiesa in Germania» e che ci incoraggi a «cercare un’aperta risposta alla situazione attuale».

La lettera prosegue: «Vediamo, come lei, di dover intraprendere il nostro cammino partendo dal “primato dell’evangelizzazione”. Siamo decisi a tradurre il cammino sinodale in un “processo spirituale”. Ci sentiamo uniti a lei “in senso ecclesiale” perché abbiamo in vista sia l’unità di tutta la Chiesa, come pure la situazione locale e, per noi, la partecipazione di tutto il popolo di Dio costituisce una grande desiderio che ci sta a cuore».

Nel frattempo, 240 teologi di lingua tedesca aderenti alla Arbeitsgemeinschaft katholische Dogmatik und Fundamentaltheologie in una dichiarazione da Salisburgo,  in data 19 settembre, hanno espresso il loro vivo sostegno al cammino sinodale, affermando che, nonostante  la critica vaticana e i dissapori all’interno della Chiesa tedesca,  è necessario procedere con coraggio e affrontare i temi «caldi».

Un unico soggetto comunionale deliberante

Non esiste quindi alcun pericolo, come alcuni hanno ipotizzato, che nella scelta sinodale ci sia una specie di scisma strisciante. Non solo. Il card. Francesco Coccopalmerio, presidente emerito del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, ha suggerito un possibile cambiamento del diritto canonico. Uscendo dallo schema civilistico, pastore e fedeli sarebbero da considerarsi non come due soggetti separati, ma come un unico «soggetto comunionale deliberante» chiamato a uno «specifico deliberativo ecclesiale». «I fedeli hanno il dovere e il diritto non soltanto di dare consigli ai pastori, bensì anche di esprimere una volontà con loro, nel senso non solo di consigliare, bensì anche di deliberare» (Cf. F. Coccopalmerio, Sinodalità: dal consultivo al deliberativo?).

Come aveva scritto papa Francesco nella lettera del 29 giugno scorso, la «prospettiva sinodale non cancella gli antagonismi o le perplessità e tutte le dinamiche di ascolto, di riflessione e discernimento, hanno come obiettivo di rendere la Chiesa ogni giorno più fedele, disponibile, agile e trasparente per annunciare la gioia del Vangelo». È questo, ci pare, l’obiettivo a cui tende il cammino sinodale che la Chiesa tedesca sta ora intraprendendo. Ma la fatica di ben definirlo è grande.

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