L’arcivescovo maggiore degli Ucraini, il maggiore esponente della comunità greco-cattolica del paese, mons. Svjatoslav Ševčuk, in una intervista a Ukrainska Pravda (19 gennaio) ha preso posizione critica nei confronti delle proposte di legge che mirano a delegittimare la Chiesa ortodossa non-autocefala, o filo-russa.
Il pieno rispetto delle libertà democratiche rimane un dovere anche nel contesto drammatico della guerra per l’invasione russa. Inoltre, forte dell’esperienza della sua Chiesa durante la repressione comunista – è stata la comunità più perseguitata – ha fatto notare: «Interdire quella Chiesa vuol dure consegnarle la palma del martirio. La si inviterebbe a entrare realmente nell’orbita dell’opposizione silenziosa, giustificandone le rivendicazioni». A un esponente politico ha detto: «Se volete dare un futuro al patriarcato di Mosca in Ucraina, mettetelo fuori legge».
I diritti dello Stato
«È importante capire che l’interdizione di una Chiesa non significa la fine della sua esistenza. Fino a che ci sarà gente che si orienta verso l’Ortodossia di Mosca nel nostro paese, questa Chiesa esisterà, anche se illegalmente».
Come Chiesa greco-cattolica «siamo sopravvissuti come Chiesa sotterranea. Il fatto di essere stata una Chiesa martire, di non essere diventata una Chiesa collaboratrice con le autorità sovietiche, ha salvato la nostra autorità morale». «Una Chiesa non è soltanto una struttura religiosa, un’organizzazione con statuto, dirigenza e centro religioso. La Chiesa è fatta di persone che hanno diritti costituzionali».
Non si tratta di mettere in questione il diritto e il potere dello stato di garantire la sicurezza nazionale o di pretendere di dettarne le leggi, ma di garantire a tutti i cittadini, di ogni appartenenza religiosa e confessionale uguali diritti di fronte alla legge. Quanti sono riconosciuti traditori e hanno svenduto la dignità di cittadini per sottomettersi agli invasori devono essere identificati e puniti. Ma non in ragione della loro appartenenza a una struttura ecclesiale.
Il problema delicato è di impedire che le strutture e i responsabili delle Chiese non siano utilizzati per progetti geopolitici che affossino l’indipendenza dell’Ucraina.
La forza della libertà
La voce importante di mons. Svjatoslav Ševčuk, accanto alla decisa opposizione della Chiesa non autocefala a farsi rappresentare all’estero dalla voce della Chiesa ortodossa russa (settimananews.it/informazione-internazionale/onu-russia-ucraina-i-difensori-indifendibili/) costituisce il più efficace intervento critico alle sette proposte di leggi che il parlamento dovrebbe affrontare per evitare alla Chiesa filo-russa del metropolita Onufrio un pericoloso affiancamento alle truppe di invasione e al potere del Cremlino (settimananews.it/informazione-internazionale/ucraina-collaborazionismo-coesione-nazionale/).
Il collaborazionismo con i russi è una delle inquietudini maggiori per il governo e per l’esercito ucraini, tesi allo spasimo per resistere all’aggressione militare. I 300 interventi dei servizi di sicurezza su istituzioni ed edifici della Chiesa non autocefala, i 14 gerarchi privati di alcuni diritti e gli oltre 30 preti portati in tribunale per intesa col nemico rappresentano una sfida a cui rispondere con la serietà delle indagini e la competenza dei tribunali.
L’ottusa continuità di sostegno all’aggressione da parte della dirigenza della Chiesa ortodossa russa viene regolarmente confermata da tutti gli interventi pubblici del patriarca Cirillo. Il 3 gennaio ha invocato l’unità delle Chiese ortodosse indicando la colpa degli «altri» (in particolare delle Chiese elleniche) di sudditanza politica all’Occidente. Il 15 gennaio ha denunciato lo scontro apocalittico contro la Russia e il suo esercito come la lotta contro la fede cristiana incarnata da Mosca. Stesso concetto ripetuto il 19: «Preghiamo il signore che illumini quei pazzi e li aiuti a capire che qualsiasi desiderio di distruggere la Russia significherebbe la fine del mondo». Nello stesso giorno, ma in altra celebrazione, conferma : «Sia la Chiesa come tutti coloro che hanno e possono avere influenza sulle nostra società devono fare di tutto perché la Russia vinca».
Sua Beatitudine ha fatto un discorso di buon senso, e si spera che le autorità ucraine lo ascoltino