Venticinque anni di ricerca tra scienze e fede

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pillars of creation

Photo: NASA/ESA/CSA James Webb Space Telescope

I venticinque anni cui si riferisce il titolo sono quelli compresi tra l’anno accademico 1998-99, nel corso del quale nasce l’area di ricerca SEFIR, e l’anno accademico 2023-24, in cui quell’area non è più attiva, ma al cui posto esiste l’associazione di promozione sociale Nuovo SEFIR, che ad essa si richiama. L’acronimo SEFIR sta per «Scienza E Fede sull’Interpretazione del Reale» e su questo acronimo torniamo più avanti.

Detto in breve, lo scopo di SEFIR prima e di Nuovo SEFIR dopo è quello di coagulare un gruppo interdisciplinare di studiosi che esprimano valutazioni su aspetti significativi della realtà contemporanea mettendo in dialogo le proprie competenze scientifiche e una certa sapienza della vita maturata da tradizioni plurisecolari dell’umanità, in primis il cristianesimo.

Attualmente, i soci dell’associazione, sparsi in varie regioni italiane, sono prevalentemente cultori di scienze formali e sperimentali (come matematica, informatica, fisica, biologia, etc.), di materie ingegneristiche, di teologia, di filosofia.  In larga misura svolgono (o hanno svolto prima del pensionamento) la loro attività in università e enti di ricerca, statali e non statali. Alcuni sono assai affermati, altri più giovani; molti sono cattolici, ma non tutti.

Il reale, la fede e le scienze

Torniamo adesso un attimo indietro al contesto che vede la nascita di SEFIR nell’anno accademico 1998-99.

Nel gennaio 1997 è uscito il documento fondativo della Conferenza Episcopale Italiana intitolato Progetto culturale orientato in senso cristiano. Una prima proposta di lavoro, che sottolinea l’aspirazione a fare della cultura contemporanea un rilevante terreno di incontro tra la missione della Chiesa e le esigenze più urgenti dell’Italia[1].

Non si tratta certo di una novità. Basti pensare a quello che nel 1965, anche sulla base di tante esperienze precedenti, afferma il capitolo II (intitolato «La promozione della cultura») della seconda parte della costituzione pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II[2]. Al n. 62 di Gaudium et Spes, si legge quanto segue:

I fedeli dunque vivano in strettissima unione con gli uomini del loro tempo, e si sforzino di penetrare perfettamente il loro modo di pensare e di sentire, quali si esprimono mediante la cultura. Sappiano armonizzare la conoscenza delle nuove scienze, delle nuove dottrine e delle più recenti scoperte con la morale e il pensiero cristiano, affinché il senso religioso e la rettitudine morale procedano in essi di pari passo con la conoscenza scientifica e con il continuo progresso della tecnica; potranno così giudicare e interpretare tutte le cose con senso autenticamente cristiano. (…) Coloro che si applicano alle scienze teologiche nei seminari e nelle università si studino di collaborare con gli uomini che eccellono nelle altre scienze, mettendo in comune le loro forze e opinioni.

Il 14 settembre 1998 viene pubblicata l’enciclica Fides et Ratio di papa Giovanni Paolo II, per la quale «la fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità»[3].

Nel dicembre 1998, infine, il da poco costituito Servizio Nazionale per il Progetto Culturale elabora un testo intitolato «Tre proposte per la ricerca», nel quale sono indicate tre aree tematiche privilegiate:

1) libertà personale e sociale in campo etico;

2) identità nazionale, identità locali, identità cristiana;

3) l’interpretazione del reale: scienze e altri saperi[4].

Per agire nell’ambito della terza area tematica, e in diretta collaborazione anche finanziaria con il ricordato Servizio Nazionale per il Progetto Culturale, ha luogo a questo punto alla Pontificia Università Lateranense (PUL) la nascita dell’area di ricerca SEFIR.

È trasparente il riferimento dell’acronimo SEFIR (Scienza E Fede sull’Interpretazione del Reale) all’area tematica 3).

Il principale protagonista della nascita è il prof. Piero Coda, ordinario alla PUL, che raccoglie intorno a sé un piccolo gruppo di persone competenti e motivate (Giuseppe Lorizio, Saturnino Muratore [scomparso di recente, il 20 gennaio 2024], Giuseppe Tanzella-Nitti ecc.). La nuova area di ricerca esordisce alla PUL venerdì 16 e sabato 17 aprile 1999, con un seminario di studi dal titolo «Interpretazioni del reale: teologia, filosofia e scienze in dialogo»[5].

Dopo un ventennio di vita, che include 36 seminari residenziali, 25 pubblicazioni di vario genere, 7 scuole di formazione e ricerca, e parecchie iniziative sul territorio in più parti d’Italia, anche con significativi riscontri mediatici, l’area di ricerca SEFIR cessa di esistere il 31 dicembre 2018. Nel frattempo è scomparso il Servizio Nazionale per il Progetto Culturale e più in generale è cambiato «il vento ecclesiale» in merito alla cultura.

Per una documentazione completa sulle attività di SEFIR, si può vedere per il periodo fino al 2005 l’articolo firmato da Giandomenico Boffi e Gennaro Cicchese, «SEFIR: tra fede e scienze, bilancio positivo», sulla rivista Rassegna di teologia (XLVII, 2006, pp. 601-609); per il periodo dal 2004 al 2018 si può consultare questo indirizzo.

L’avventura prosegue

Nei mesi successivi alla cessazione di SEFIR, con alcuni reduci di quella esperienza ci ponemmo il quesito: ha senso continuare e, se sì, come?

La risposta che ci demmo allora e che ci siamo continuati a dare finora, anche nel corso del delicato periodo della pandemia di COVID-19, è che – di fronte alla complessità della realtà – vale sempre la pena di esplorare quale contributo alla sua interpretazione possa venire dalle varie discipline e più ampiamente dalle varie sfaccettature dell’umano (anche l’arte, per esempio). Quanto al modo di proseguire, abbiamo ritenuto di costituirci come associazione di promozione sociale, quindi al di fuori del contesto ecclesiale[6]. Sul piano economico ci sosteniamo sobriamente con le quote dei soci e con occasionali donazioni[7].

Una documentazione completa sulle attività di Nuovo SEFIR dal suo inizio ad oggi è nel sito www.nuovo-sefir.it, che contiene in particolare i numeri della collana Fascicoli «Nuovo SEFIR» (scaricabili gratuitamente) e le indicazioni sulle altre pubblicazioni dell’associazione. Gli strumenti di video-conferenza (valorizzati proprio dalla pandemia di COVID-19, sia detto per inciso) ci consentono di coltivare la nostra dimensione nazionale senza i costi per noi difficilmente sostenibili degli incontri in presenza.

Poiché tuttavia il ricorso alle video-conferenze è in qualche misura meno ricco degli incontri in presenza, ne organizziamo ogni anno qualcuno (magari in modalità mista, in presenza e da remoto). In particolare, abbiamo voluto celebrare i venticinque anni del percorso compiuto da SEFIR e Nuovo SEFIR con un seminario di studi in presenza a Roma, venerdì 2 e sabato 3 febbraio 2024, con il titolo «Realtà virtuale e corpi di carne».

Il seminario di studi 2024

Del seminario si dà conto ampiamente altrove[8].  I contenuti delle relazioni presentate nell’occasione confluiranno poi nel dossier «Studio del mese» di uno dei numeri de Il Regno-Attualità della primavera 2024. Qui mi limito dunque a qualche cenno soltanto.

Credo che per molti di noi venticinque anni fa sarebbe stato difficile immaginare la miscela di realtà digitale e realtà fisica in cui siamo immersi oggi in maniera sempre più pervasiva. Anche se Alan Turing, il padre della intelligenza artificiale (che egli chiamava «intelligenza delle macchine»), del quale ricorre quest’anno il 70 esimo della morte, forse si stupirebbe del nostro stupore.

La realtà digitale ha certamente aspetti positivi che tutti riconosciamo. Si pensi, ad esempio, ai simulatori usati per addestrare i futuri piloti, i futuri chirurghi, etc. In essi compare una intensa coniugazione di realtà digitale e realtà fisica, che rappresenta un po’ la caratteristica di ciò che di solito si chiama la realtà virtuale.

La prospettiva da molti coltivata è quella di una immersione totale e permanente in una realtà al tempo stesso fisica e digitale, in cui muoversi con un’identità nuova, liberata dai nostri limiti (e forse dalle nostre responsabilità), magari un’identità ubiqua e perenne (confondendo immortalità con vita eterna). Una prospettiva trans-umana o post-umana, si dice.

La detta miscela di digitale e di fisico, soprattutto nella intensa coniugazione appena richiamata, modifica tuttavia la qualità delle relazioni tra di noi, tra noi e gli altri viventi, tra noi e l’ambiente. C’è dunque un rilievo antropo-logico significativo e, per il credente, un rilievo teo-logico, visto che l’essere umano è a immagine e somiglianza del Creatore.

Uno degli aspetti dell’umano, che più tende a rimanere in secondo piano in questo momento di entusiasmo per la realtà virtuale, è l’aspetto della corporeità; talora sembra dimenticato che noi siamo il nostro corpo, questo corpo di carne situato qui e adesso. Invece il fondamento del cristianesimo è la risurrezione di Gesù di Nazaret, dove la risurrezione riguarda per l’appunto proprio questo corpo di carne. Tale risurrezione investe non solo il singolo essere umano, ma tutta la Creazione, cui presiede la seconda persona della Trinità e che reca quindi l’impronta di Gesù di Nazaret da sempre, anche nel suo aspetto materico.

Giandomenico Boffi è Direttore di Nuovo SEFIR Associazione di Promozione Sociale (www.nuovo-sefir.it)


[1] Il documento è reperibile a questo indirizzo.

[2] La costituzione è reperibile qui sul sito della Santa Sede.

[3] L’enciclica è reperibile qui sul sito della Santa Sede.

[4] Il testo è reperibile a questo indirizzo.

[5] Gli atti sono pubblicati da PUL-Mursia come Quaderno SEFIR n. 1.

[6] L’associazione è iscritta al RUNTS, il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (cf. https://servizi.lavoro.gov.it/runts/it-it/),

[7] È anche possibile destinare a Nuovo SEFIR il 5 per mille della propria imposta sul reddito.

[8] Cf. l’articolo di Marco Bernardoni su SettimanaNews (qui).

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