In questi ultimi 35 anni, tra la Conferenza episcopale tedesca e il Simposio della Conferenza episcopale dell’Africa e Madagascar (SECAM) è stato instaurato un fecondo dialogo per cercare insieme delle risposte ai problemi cruciali riguardanti lo sviluppo umano. Dal 1982, quando è stato organizzato il primo incontro presso il monastero tedesco di Maria Laach, sono stati tenuti, a intervalli irregolari, otto incontri ufficiali. L’ultimo, dal 23 al 27 maggio scorso, in Madagascar, nella capitale Antananarivo, a cui hanno partecipato 16 vescovi delle due parti, per discutere sul tema “Sviluppo integrale dell’uomo”, mentre nel precedente del 2011, a Monaco di Baviera e a Berlino, l’attenzione era stata rivolta alla “migrazione africana in Europa”.
La delegazione tedesca era guidata dal card. Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale, e quella africana dall’arcivescovo di Lubango (Angola) Gabriel Mbilingi.
Durante l’incontro i partecipanti sono stati ricevuti in udienza anche dal presidente della Repubblica del Madagascar, Hery Rajaonarimampianina, il quale ha colto l’occasione per presentare alcuni punti di vista relativi al tema dell’incontro episcopale e le sfide riguardanti la situazione del suo paese.
Il comunicato finale
Al termine dei lavori è stato emanato il seguente un comunicato, (qui leggermente abbreviato) in cui dopo i saluti iniziali, i vescovi affermano:
«Il tema di questo incontro è stato “Lo sviluppo integrale umano”, reso necessario dagli sviluppi socio-culturali (alcuni positivi e altri negativi) della secolarizzazione e della globalizzazione che il mondo sta attraversando attualmente, ed è stato ispirato dalla dottrina sociale cattolica dei nostri papi negli ultimi 50 anni, in particolare dalla Populorum progressio, del 1967, in cui Paolo VI diede una definizione critica dello sviluppo, dalla Caritas in veritate (2009) di Benedetto XVI e dalla recente encliclica Laudato si’ di papa Francesco […].
Durante il nostro incontro abbiamo appreso maggiori conoscenze circa lo sviluppo nei tempi moderni e in modo speciale su ciò che la dottrina sociale cattolica insegna sullo “Sviluppo umano integrale”. Abbiamo condiviso esperienze personali e la comprensione dello sviluppo umano integrale, e specialmente il suo inseparabile rapporto con la missione evangelizzatrice della Chiesa. Il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo è venuto affinché l’umanità abbia la vita e l’abbia in abbondanza (Gv 10,10).
Siamo grati a Dio per questo momento di grazia, e qui condividiamo con voi alcune nostre deliberazioni, riflessioni e risoluzioni, o caro popolo di Dio nelle nostre Chiese locali della Germania e dell’Africa, e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà in ogni parte del mondo.
Lo sviluppo umano integrale nella missione evangelizzatrice della Chiesa: nella dottrina sociale della Chiesa, il beato Paolo VI, nella Populorum progressio ha insegnato che “lo sviluppo non può essere limitato alla semplice crescita economica. Per essere autentico, deve essere completo: integrale, ossia deve promuovere il bene di ciascuna persona e di tutta la persona”.
Per essere completo e integrale lo sviluppo umano deve garantire il benessere totale della persona, di ciascuna persona e di ogni società umana. Deve comprendere la crescita sostenuta di ciascuno, assicurando che egli goda di relazioni pacifiche in un ambiente prospero fatto, tra le altre cose, di benessere culturale, politico, economico, sociale e spirituale. Questa interezza dovrebbe includere anche il benessere della sua famiglia, della società e della natura. Di fatto, deve garantire anche il rispetto per la sacralità della vita umana, la dignità di ogni persona e l’integrità del creato, che papa Francesco in Laudato si’ definisce “la nostra casa comune”.
Siamo del tutto convinti che, come vescovi in Germania e in Africa, inviati da Cristo a portare la Buona Novella della salvezza a tutti i popoli fino ai confini della terra (cf. Mt 28,18-20), dobbiamo rinnovare il nostro zelo missionario lavorando per lo sviluppo umano integrale come parte indispensabile del nostro mandato, e pertanto invitiamo tutti voi, sacerdoti e religiosi, laici donne e uomini, giovani e bambini, professionisti in tutti i settori della ricerca umana e socio-politica e della tradizionale leadership a contribuire a questa opera di portare a tutte le persone la pienezza della vita che Cristo è venuto a donare.
Nelle nostre discussioni, non abbiamo potuto non essere d’accordo che come Chiesa, sia in Africa che in Germania, lo Spirito Santo sta aprendo i nostri occhi sul fatto che abbiamo ancora molto da fare nel nostro compito di evangelizzazione. Basta uno sguardo occasionale alla situazione in Africa e ciò che ci colpisce sono la povertà e la sofferenza, la malattia e la disperazione in mezzo alle ricchezze di doni delle risorse umane e naturali, i mali dovuti all’avidità e alla corruzione, alle ingiustizie di ogni genere, alla violenza e alle guerre fratricide ecc.
Ci preoccupa anche la situazione dell’Europa per la penuria di valori spirituali, l’eccessivo materialismo e consumismo, l’individualismo e il diminuito rispetto della vita e dei diritti dei non nati, quelli degli anziani e degli infermi ecc.
Tutti questi mali, siano essi in Africa o in Europa, indicano che come Chiesa abbiamo ancora molto da fare nella nostra missione evangelizzatrice.
Non si tratta solo della proclamazione della Buona Novella di Gesù Cristo, ma anche dell’opera di approfondimento della nostra formazione cristiana e di quella delle coscienze dei nostri leader politici e socio-economici, come pure di offrire una vera testimonianza della nostra fede in Gesù Cristo, Signore e Salvatore di tutti gli uomini e le donne, credenti o di diverso orientamento.
L’evangelizzazione dovrebbe condurre tutti a comprendere e a sviluppare la loro vita di relazione con Dio, con le donne e gli uomini e con il creato. Questo impegno a costruire relazione richiede che lavoriamo con tutte le donne e uomini di buona volontà per creare un mondo nuovo e migliore, così che tutti abbiano la possibilità di sviluppare i loro talenti al meglio delle loro capacità e di metterli al servizio di ciascuno, nato o ancora non nato.
Le delibere
I seguenti aspetti riguardanti la promozione dello sviluppo umano integrale sono particolarmente importanti per le nostre risoluzioni:
- Rinnoviamo il nostro impegno a plasmare un mondo più giusto insieme a tutte le donne e gli uomini di buona volontà. Tutte le creature umane hanno diritto a vivere una vita decorosa. I loro bisogni basilari come l’accesso ad una alimentazione adeguata, all’acqua potabile, all’educazione e all’assistenza medica. Tutti hanno diritto ad un pari accesso ai mercati, a un lavoro dignitoso e ai servizi sociali di base, come pure all’opportunità di partecipare al processo decisionale politico e alla sua attuazione.
- Questo percorso sociale ed economico di sviluppo dell’umanità ha bisogno di rispettare i limiti ecologici planetari. Senza misure efficaci contro il cambiamento climatico, le opportunità per i poveri e per i paesi poveri in particolare sarebbero drasticamente ridotte. Papa Francesco ci invita urgentemente ad ascoltare “il grido della terra e il grido dei poveri” (LS 48)!
- Gli ostacoli allo sviluppo integrale si possono trovare all’interno dei singoli paesi come anche sul piano internazionale. Noi invochiamo un ordine globale più giusto, in particolare per quanto riguarda il commercio internazionale, che offra le medesime opportunità a tutti i paesi e a tutti i popoli.
- Lo sviluppo integrale può avere successo solo quando sarà estirpata la discriminazione contro le persone, specialmente contro le donne. L’empowerment di tutte le donne sul piano mondiale e in tutti i settori della società costituisce una precondizione necessaria per lo sviluppo di ogni singola persona e dell’intera umanità.
- Come Chiesa in Africa e in Europa, ci impegniamo a garantire che la nostra missione evangelizzatrice e il nostro lavoro siano inseparabilmente legati alle esigenze dello sviluppo umano integrale: nessuna evangelizzazione senza gli sforzi per lo sviluppo! Gli obiettivi di uno sviluppo umano integrale dovrebbero ripercuotersi in tutti gli aspetti della vita della Chiesa – nei problemi liturgici, nel nostro catechismo, nell’educazione, nel welfare e nell’attività sociale. Nelle nostre università, facoltà di teologia e filosofia, seminari e scuole cattoliche, vogliamo promuovere l’insegnamento della dottrina sociale cattolica per consentire ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici di promuovere lo sviluppo umano integrale in tutte le persone di ogni luogo.
- Decidiamo di farci avvocati, in modo ancora più efficace e convincente di prima, dello sviluppo umano integrale nei nostri Paesi e sulla scena internazionale. La Chiesa è un’istituzione globale, un “global player” che offre delle opportunità che devono essere impiegate in maniera decisa – con la priorità del benessere dei poveri e l’integrità del creato.
- Ci impegniamo a continuare il dialogo, la cooperazione e la comunione tra la Chiesa in Africa e in Germania. Il SECAM e la Conferenza episcopale tedesca elaboreranno un programma di attuazione del nostro incontro di Antananarivo allo scopo di realizzare la nostra comune visione e le nostre proposte concrete nella Chiesa e nella società. Gli enti ecclesiali in Germania e le loro controparti in Africa (SECAM) saranno coinvolti in questo processo e impiegheranno le necessarie capacità scientifiche e professionali in entrambe le parti. Inoltre, guardiamo con fiducia al prossimo incontro dei vescovi tedeschi e africani per un dialogo e uno scambio ancora più fruttuosi in vista di una maggiore collaborazione e comunione ecclesiale.
Siamo grati per la comunione fraterna e per una maggiore comprensione reciproca come rappresentanti della nostre Chiese locali. In questo incontro ad Antananarivo, abbiano preso ancor più coscienza della ricchezza e delle opportunità uniche che caratterizzano la nostra Chiesa, universale e globale. Siamo una comunità globale e una comunione di apprendimento, di preghiera e di solidarietà, chiamati ad essere testimoni di fede, speranza e amore per il mondo intero. Agendo in questo modo, serviamo lo sviluppo integrale di ogni persona e dell’intera persona umana».
Card. Reihnard Marx, arcivescovo di Monaco-Freising,
presidente della Conferenza episcopale tedesca
Mons. Gabriel Mbilingi, arcivescovo di Lubango (Angola),
presidente del SECAM
La chiesa del Madagascar
I primi a compiere attività missionaria in Madagascar furono i domenicani, verso la fine del secolo 16°. Seguirono poi i gesuiti e i lazzaristi. Nel 1643 Urbano VIII eresse la Prefettura Apostolica del Madagascar.
Soltanto nel 1955 fu istituita una gerarchia ecclesiastica, con la creazione di tre Province. La Nunziatura apostolica fu istituita nel 1960. Nel 1989 Giovanni Paolo II visitò questo Stato insulare. Oggi in Madagascar ci sono 5 sedi arcivescovili e 17 diocesi. Le 417 parrocchie e le 8.269 stazioni missionarie sono servite da 1.163 sacerdoti. La media di cattolici per ogni sacerdote è di 4.531.
La Chiesa cattolica svolge un ruolo importante soprattutto nel campo della salute e del sistema scolastico. Nel Madagascar si trovano 749 asili d’infanzia con 44.167 bambini, 2.479 scuole primarie con 332.811 alunni e 72 scuole medie con 88.959 alunni, gestite dalla Chiesa.
Il Madagascar ha una popolazione di 24.235.000 abitanti, il 52% appartiene a religioni indigene, il 41% sono cristiani (23% cattolici e 18% protestanti), e il 7% musulmani.
Il SECAM
Il SECAM sorse dopo il concilio Vaticano II e fu ufficialmente inaugurato nel 1968 dopo la visita di Paolo VI in Africa. Del SECAM fanno parte le Conferenze episcopali nazionali, le dieci conferenze episcopali regionali e l’Assemblea dei dignitari cattolici di rito orientale in Africa. Il Segretariato del SECAM ha sede ad Accra (Ghana).