«Con questa lettera cerco con te una strada per ripartire». Così Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, si lascia interrogare dall’invito a tornare a sperare proposto dal prossimo Giubileo.[1]
Vita: infinite ripartenze
Intrecciando l’esperienza di tutti con racconti personali, mons. Olivero accompagna il lettore dentro questa constatazione, così quotidiana e comune quanto sempre difficile da accettare: la vita è fatta di ripartenze.
«Ancora una volta mi accorgo che vero amico è proprio colui che ti aiuta a ripartire, a riprendere coraggio. Anzi, forse è proprio questo il motivo per cui veniamo al mondo: aiutare qualcuno a ripartire». «Scoprii che Dio è un Dio delle ripartenze. Ti accompagna e lavora per farti ripartire»: una scoperta nel momento della scelta di entrare in seminario, a vent’anni, dopo un discernimento non immediato; una sorpresa commossa al ritorno dell’ospedale, per Covid; una conferma quotidiana, a partire dall’accoglienza della nomina a vescovo.
Le frasi brevi e calde che punteggiano la lettera aiutano a sostare dentro le proprie ripartenze. «Spesso le ripartenze sono dolorose. Aiutiamoci a ripartire». «È importante di tanto in tanto andare a ripassare le ripartenze della nostra vita. Ci stimolano ad affrontare nuove ripartenze».
Ed è così che anche le feste della tradizione cristiana sono rilette come occasioni preziose per riconoscere e celebrare le ripartenze di Dio con ciascuno di noi. Anche l’eucaristia: «un momento che allarga l’orizzonte e ci invita a ripartire. Regalandoci un sogno: “Tu puoi sempre sognare di diventare pane spezzato per gli altri”, regalo per chi ti sta accanto, seme gettato in terra che porta molto frutto. Ecco la vera ripartenza: ripartire dall’amore».
Il Giubileo è un anno per ripartire, sotto lo sguardo del Dio delle infinite e pazienti ripartenze, che non abita solamente gli appuntamenti straordinari, piuttosto quel continuo ripartire che è la vita quotidiana, dove abbiamo l’opportunità di “silenziosamente costruire” (dal testo di Costruire, Nicolò Fabi, citato interamente nella lettera).
Ripartiamo dalla fine
L’immagine degli scalatori offre la strada per capire come ripartire: «alzano il braccio e cercano un nuovo passaggio per salire. Ecco il coraggio. Non significa avere paura, ma convivere con la paura. Ridando fiducia. (…) Perché tutta la vita è così: un continuo allenamento alla fiducia. Noi ripartiamo in forza di continui atti di fiducia».
La fiducia di Gesù Cristo è l’abbandono al Padre: «Gesù Cristo ci ha mostrato un Dio alpinista. (…) Giunto sul tratto erto, quasi impossibile, della croce, ha continuato a scalare convinto che anche in quel passaggio il Padre era affidabile. Ma quella parete era davvero impossibile. Così è precipitato. Giù, nel baratro della morte. Ma lì ha dimostrato di essere un alpinista davvero incredibile. È venuto fuori dall’abisso». «Con questa certezza riferita alla fine, affrontiamo anche oggi la nostra parete».
Ripartiamo dall’inizio
Spesso immaginiamo Dio in cielo, lontano, preoccupato dei suoi affari. Se si interessa a noi, lo fa a quel pezzetto sottile, impalpabile, piccolo che è l’anima. È un’immagine che interessa poco. Ma nel Vangelo scopriamo che Dio non è così: «lui prendeva le persone con i loro limiti e le loro ferite. Si interessava a loro e interagiva con loro. Concretamente. Ma proponendo, lì dentro, di più. Oggi si direbbe: potenziando la realtà. Non disdegnava il pane, ma offriva un pane vero. Non disdegnava mangiare, ma offriva un modo pieno di mangiare».
«Tutti abbiamo sperimentato che non si vive di solo pane. (…) Perché siamo affamati di senso, di compimento, di felicità, di affetto. Queste cose, spesso, ci mancano più del pane».
«C’è un vento che soffia per farci ripartire. Stupisce che Gesù non abbia cambiato la sua squadra. Avevano tradito, erano scappati, stavano chiusi per paura. Li prende così, fragili e anche sbagliati, e dona loro la sua forza. Convinto che così ripartiranno e faranno meraviglie».
Il miracolo delle lingue a Pentecoste accadde all’inizio, ma capita anche oggi, «per farci sempre credere ad un nuovo inizio, una nuova ripartenza».
Ripartiamo da un dipinto
Mons. Olivero commenta Cristo di San Giovanni della Croce, di Salvador Dalì, esposto a Roma in occasione del Giubileo. Invita a guardare la vita a partire da questa immagine. Un particolare tra quelli descritti: «c’è qualcosa di strano: non ci sono i chiodi. Perché Cristo sta in croce non perché è costretto, ma in piena libertà. Lui ha scelto di regalarsi a noi. Ha scelto di occuparsi di noi, non di sé stesso. E continua a farlo anche oggi».
Ripartiamo in concreto
Sono suggeriti sette piccoli passi per il cammino quotidiano:
* usare la porta di casa come invito a ripartire nella vita di ogni giorno;
* vivere la strada, gli spostamenti, come pellegrinaggi;
* guardare a colazione il crocifisso di Dalì;
* ringraziare alla sera per tre cose belle della giornata, anche con l’aiuto di Costruire di Nicolò Fabi;
* aver particolare cura dell’ascolto negli incontri;
* aumentare il numero dei volontari nei gruppi che donano il proprio tempo ai fragili;
* crescere nello stile della speranza, che parte dall’amore di Dio.
Ripartiamo insieme
Infine, alcune indicazioni pastorali, in tre ambiti: parola, fraternità, speranza. Tra quelle proposte, alcune possono essere ricordate. «L’eucaristia è fondamentale. Ma se diventa l’unico modo di celebrare e di pregare, si rischia di svilirla. Oggi, tolta la Messa è tolto tutto».
Così l’invito a vivere liturgie della Parola, a proporre celebrazioni creative con l’aiuto del Benedizionale.
Ancora: l’accoglienza alla porta della chiesa, come occasione per mostrare una comunità accogliente.
Interessante poi la concretizzazione della speranza nel gruppo della consolazione: come già altre diocesi stanno auspicando, mons. Derio chiede che in parrocchia questo gruppo aiuti presbiteri e diaconi nell’accompagnare il lutto nei giorni immediatamente successivi alla morte (visita dei familiari, celebrazione della chiusura della bara, veglia, preparazione del funerale, accompagnamento al cimitero).
Infine, al posto delle assemblee di zona, ogni parrocchia è invitata a organizzare un’assemblea parrocchiale.
«Non smetteremo di esplorare. E, alla fine di tutto il nostro andare, ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta» (T.S. Eliot).
«La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (san Paolo).
Sono le frasi poste in quarta copertina, come sintesi della lettera. Un testo che, intercalato da lunghe citazioni della Bolla di indizione del Giubileo, accompagna il lettore alla scoperta della speranza cristiana, dentro le sfide quotidiane di tutti.
[1] Ripartiamo. Lettera del vescovo Derio Olivero 2024.
Trovo la lettera del vescovo Olivero molto pratica, calda e colma di speranza. E’ il suo stile e ne ringrazio il Signore