Lo racconta lo stesso Marciano Vidal nel libro edito dalle Dehoniane:Un teologo di frontiera – La fede, la morale e il processo romano: «Avevo letto nel Diario di Yves Congar che questo benemerito domenicano, grandissimo teologo, perseguitato ai tempi del Sant’Ufficio, cardinale alla fine della sua vita, aveva protestato facendo pipì contro il muro della santa Inquisizione romana. Giurai dentro di me che un redentorista non poteva essere da meno di un domenicano. Faticai a trovare il momento giusto; andai là in varie occasioni fino a che mi fu possibile fare pipì. Posso assicurare che, pur essendo più giovane di adesso, il flusso non mise in pericolo i muri dell’Inquisizione».
Proposte di riforma
Ora il noto teologo spagnolo, uno dei massimi esponenti del rinnovamento della morale, professore emerito alla Pontificia università Comillas di Madrid, docente invitato all’Accademia Alfonsiana di Roma, allievo di Bernhard Häring, anche lui finito nelle grinfie dell’Istituzione vaticana, esce con una serie di proposte di riforma del Tribunale del sant’Ufficio, nome dato da papa Pio X nel 1908, che Paolo VI tentò nel 1965 di rianimare cambiandolo in Congregazione per la dottrina della fede.
Ora che il card. Gerhard Müller è stato sollevato dall’incarico di prefetto e gli è succeduto lo spagnolo Luis Francisco Ladaria, che si caratterizza per la sua prudenza e per uno stile che lo avvicina a papa Francesco, Marciano Vidal ha inviato alla rivista spagnola Vida Nueva (8-14 luglio) alcune piste di riflessione per dare un nuovo volto alla Congregazione.
Scrive Vidal: «Occorre privare la Congregazione per la dottrina della fede dello “speciale” grado di competenza magisteriale che le si è attribuito». In altre parole, Vidal non vede perché la Congregazione debba avere il “plus” di competenza nel campo del magistero.
Ne segue che la Congregazione dovrebbe diminuire il suo peso fino a giungere a sopprimere gli interventi, cui ricorre con “istruzioni”, “dichiarazioni” o altre forme indirizzate a tutta la Chiesa. Vidal si riferisce soprattutto al suo campito specifico di teologo morale. Si compiace che i testi di papa Francesco, ad es. Evangelii gaudium, Laudato sì’, Amoris laetitia facciano riferimento più agli interventi delle Conferenze episcopali che ai testi della Congregazione romana.
In terzo luogo: togliere dalla competenza della Congregazione l’esame di dottrine all’interno della Chiesa, causa di non poche difficoltà, in contrasto spesso con il rispetto dei diritti umani. Ne cita quattro: il diritto di conoscere chi accusa; il diritto alla difesa completa da parte dell’accusato; il diritto a giudici competenti; il diritto a che la causa sia resa pubblica. È preferibile che l’esame di dottrine sia condotto da istanze giuridiche, concretamente processuali, della Santa Sede. Da ultimo, la Congregazione dovrebbe promuovere la fede nel mondo attuale, dedicandosi ad orientare i fedeli su questioni delicate, come è il caso degli abusi sessuali nella Chiesa.
Come sarà il nuovo prefetto?
Da noi interpellato sulla figura del nuovo prefetto Ladaria, Marciano Vidal non si è espresso. Gabino Uribarri Bilbao dell’Università pontificia Comillas e membro della commissione teologica internazionale parla di «discrezione e continuità», di un uomo che sarà un «collaboratore leale e franco», che «non ferisce e tanto meno insulta».
Gaspar Hernandez, della Facoltà teologica della UPSA lo definisce «non solo un professore competente e rigoroso, ma un vero maestro, un acuto teologo», intento a spiegare la reciproca relazione tra il mistero di Dio e il mistero dell’uomo che hanno in Cristo il cardine che permette un’adeguata articolazione. Antropologia e teologia si illuminano a partire dalla cristologia in un senso molto preciso. Ladaria è un «buon figlio» di sant’Ignazio per il quale «lo studio del mistero di Dio deve portarci all’adorazione, al rendimento di grazie e alla lode». Non ha dubbi Gaspar Hernandez Peludo: «Con un pastore così, teologo e maestro, possiamo avere fiducia che la promozione e la tutela della fede della Chiesa sono in buone mani».
Ottimo e blasonato l’albero genealogico di appartenenza alla corrente teologica di riferimento! Superottima l’intenzione di riformare la Congregazione della dottrina della fede! Tutto si può fare. Mi sembra che l’autore proponga una riforma assemblearistica, di cui abbiamo i primi effetti: ogni Conferenza episcopale ha, avrà o potrà avere una dottrina teologica, sacramentale, morale, liturgica, ecc. nazionale. Domanda se il Pontefice delega alle Conferenze Episcopali questi ambiti, chi avrà il ruolo della sintesi? Immagino il Concilio. Con Primato e Sinodalità? Oppure Parlamento cattolico con dominio delle minoranze intraprendenti? L’esempio sono i due Sinodi sulla famiglia. Mi sono sempre chiesto: “In un anno è possibile che sia maturata una nuova dottrina?” In genere in ogni ambito di ricerca i risultati sono molto lenti, molto meditati. Tutto lascia pensare che non c’è stato alcun approfondimento ulteriore, ma semplicemente la sostituzione di alcuni ‘Parlamentari cattolici’ con altri, che già l’anno precedente erano d’accordo con l’indirizzo finalmente approvato. Se il Professore Vidal vuole un processo più garantista, proponga la riforma del processo e non di tutta la Congregazione. Credo che ci voglia molta riflessione, molta chiarezza dei principi di riferimento ed altrettanta chiarezza di criteri per la trasformazione della Congregazione. Il paradosso sarà che alla fine anziché il Primato del Sommo Pontefice, sia in versione hard o in versione light, avremo una Corte Costituzionale Cattolica. Cambiate tutto se volete, ma visto che solo Dio sa come andrà a finire, per noi umani dovremmo sviluppare la capacità di visualizzare per filo e per segno ogni nostro cambiamento. Dopo aver visualizzato tutto e bene, solo allora iniziamo a trasformare.