Venerdì 28 maggio è stato dato l’annuncio di una visita apostolica della diocesi di Colonia voluta da papa Francesco. I due responsabili sono il card. Arborelius, vescovo di Stoccolma, e mons. von den Hende, vescovo di Rotterdam e presidente della Conferenza episcopale olandese.
Alla pubblicazione del report giuridico sui casi di abuso nella diocesi e sulla loro gestione, sono seguite una serie di decisioni personali tra gli officiali della diocesi ai quali sono state ascritte responsabilità di rilievo in riferimento alla non ottemperanza dei doveri di ufficio – tra questi l’attuale vescovo di Amburgo, mons. S. Heße, a lungo direttore del personale e poi vicario generale della diocesi di Colonia. Heße ha presentato al papa le proprie dimissioni – Francesco, come nel caso Barbarin, si è preso del tempo concedendo al vescovo di Amburgo un periodo sabbatico e sollevandolo temporaneamente dalle responsabilità pastorali verso la sua Chiesa locale.
Il report non riporta responsabilità da ascrivere all’attuale vescovo di Colonia, il card. Woelki, a differenza di quanto emerso nei confronti di alcuni suoi predecessori. La posizione di Woelki, nei confronti delle comunità cristiane e dei fedeli della diocesi, rimane tuttavia critica: sia per il modo in cui ha gestito la non pubblicazione di un report precedente, ritenuto essere insufficiente dal punto di vista metodologico e delle garanzie giuridiche delle persone coinvolte; sia per l’emergere di situazioni dubbie nella sua gestione di casi di abusi, presentate al vescovo di Münster, mons. Genn, che è la persona di riferimento per la provincia ecclesiastica a cui appartiene la diocesi di Colonia in quanto vescovo con più anzianità di servizio.
Altri elementi di tensione diocesana riguardano il rapporto fra il cardinale (e la curia) con il gruppo di consulenza delle vittime in materia di abusi, ma anche aspetti pastorali (recentemente una parrocchia ha ritirato l’invito al card. Woelki a recarsi in essa per la celebrazione delle cresime).
L’insieme di questo punti di criticità, pastorale in primo luogo, poi canonica e giuridica, hanno suggerito l’opportunità di una visita apostolica – visto che papa Francesco deve comunque prendere delle decisioni che coinvolgono gli ecclesiastici che hanno già rimesso nelle sue mani le proprie dimissioni. Prima di decidere in merito Francesco vuole avere un’idea chiara della situazione nella Chiesa locale ed entrare a conoscenza diretta con tutto il materiale documentario e archivistico a riguardo. Di qui, l’invio a colonia di Arborelius e von den Hende – entrambi parlano bene tedesco e questo facilità sicuramente la missione pastorale loro affidata.
Commentando la scelta del papa, il card. Woelki ha affermato che “uno sguardo esterno sulla diocesi è cosa buona e giusta, che potrà aiutare nell’elaborazione delle cose e nell’individuazione dei passi conseguenti. Personalmente, mi sta a cuore di entrare più fortemente in dialogo con le persone della diocesi. In questo momento, la cosa non è così facile, perché nella nostra Chiesa come ovunque nella società abbiamo una tendenza alla polarizzazione”.
S.E. Arborelius che a Stoccolma conosco e seguo da decenni è bravissimo e di sconvolgente umiltà naturale, forse propria degli svedesi. Il primo impatto invece con la Cattedrale di Sant’ Erik è stato terribile sino allo spavento,in un freddissimo e buio febbraio di diversi decenni orsono se già nella sommità della ringhiera di recinzione esterna il simbolo della corona è più in alto del simbolo della croce,lo stesso la corona è ,con tale opportunità,stampata nelle porte interne della Cattedrale. Era forse lo stile architettonico dei tempi politici della edificazione.Oggigiorno i rapporti sono molto più irenizzati ( come irenismo, irenizzato nel vocabolario non c’è).Resta magari il residuo giuridico ove la futura erede al trono, Principessa Estelle, in età di discrezione troverà nelle leggi svedesi l’obbligo sentimentale di sposare un luterano e, ciò , in una delle nazioni più secolarizzate del pianeta laddove vigono impostazioni teoriche gender che propagano la più varia ed indifferente libertà egalitaria.
Nonostante la vicinanza con la festa del 31 maggio, meglio sostituire l’espressione “visitazione apostolica” con quella, più corretta, di “visita apostolica” 🙂