«Una fede autentica – che non è mai comoda e individualista – implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra… Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore. Di questo si tratta, perché il pensiero sociale della Chiesa è in primo luogo positivo e propositivo, orienta un’azione trasformatrice, e in questo senso non cessa di essere un segno di speranza che sgorga dal cuore pieno d’amore di Gesù Cristo. (Papa Francesco, Evangelii gaudium 183)
«La Repubblica… riconosce il 6 marzo come Giornata dei Giusti dell’umanità, dedicata a mantenere viva e rinnovare la memoria di quanti, in ogni tempo e in ogni luogo, hanno fatto del bene salvando vite umane, si sono battuti in favore dei diritti umani durante i genocidi e hanno difeso la dignità della persona rifiutando di piegarsi ai totalitarismi e alle discriminazioni tra esseri umani».
È l’incipit della legge 20 dicembre 2017 n. 212[1] recante Istituzione della Giornata in memoria dei Giusti dell’umanità, approvata in via definitiva dal Senato il 7 dicembre 2017.
L’Italia diventa così il primo Paese europeo ad aderire ufficialmente alla Giornata europea dei Giusti che il Parlamento europeo ha istituito nel 2012,[2] accogliendo l’appello lanciato dall’associazione Gariwo[3] (acronimo di Gardens of the Righteous Worldwide) e sottoscritto da moltissime eminenti personalità della cultura italiana, europea e mondiale e da migliaia di cittadini.
Iniziative per celebrare la giornata
La Giornata dei Giusti dell’umanità è considerata solennità civile. Essa non determina riduzioni dell’orario di lavoro negli uffici pubblici né, qualora cada in giorno feriale, costituisce giorno di vacanza o comporta riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado.
In occasione della giornata, gli istituti scolastici di ogni ordine e grado possono organizzare, nell’ambito del normale orario scolastico, iniziative mirate a far conoscere ai giovani le storie di vita dei Giusti, a renderli consapevoli di come ogni persona debba ritenersi chiamata in causa, in ogni tempo e in ogni luogo, contro l’ingiustizia, a favore della dignità e dei diritti umani, in difesa del valore della verità.
Rendere viva e rinnovata la memoria di uomini e donne che hanno dimostrato di essere esempi di grande valore morale e civile può insegnare ai più giovani l’importanza di sentirsi responsabili, in prima persona, della difesa dei diritti umani, del soccorso ai più deboli, della ricerca della verità nella propria coscienza.
Il ricordo dei Giusti richiama ognuno di noi all’impegno verso la democrazia, a lottare contro il razzismo e l’intolleranza, ad avversare ogni forma di prevaricazione dell’uomo sull’uomo.
I “Giardini dei Giusti”
Tra le iniziative suggerite dalla legge, anche quella di costruire nelle realtà territoriali i Giardini dei Giusti, sull’esempio del Giardino dei Giusti di Gerusalemme sorto nel 1962 presso il Mausoleo di Yad Vashem, il luogo della memoria della Shoah.
L’intento è di dedicare ad ogni Giusto tra le nazioni un albero, al fine di simboleggiare il desiderio di ricordarne l’atto di coraggio e di amore universale compiuto. I Giusti, infatti, non hanno salvato soltanto vite umane, ma hanno mantenuto viva la dignità della persona.
I Giardini dei Giusti[4] sono come libri aperti che raccontano le storie di tutti coloro che hanno saputo rispondere al richiamo della coscienza con atti di resistenza morale e di coraggio civico. Sono spazi pubblici, luoghi di memoria ma anche di incontro e di dialogo, in cui organizzare iniziative rivolte ai cittadini per mantenere vivi gli esempi dei Giusti non solo in occasione della dedica dei nuovi alberi, ma durante tutto l’anno.
Chi sono i Giusti
“Giusti” sono coloro che, nel corso di genocidi e omicidi di massa prodotti da ideologie e totalitarismi, hanno difeso la dignità e salvato vite umane anche a rischio della propria. Il termine è stato applicato per la prima volta in Israele in riferimento a coloro che hanno salvato gli ebrei durante la persecuzione nazista in Europa.
Il ’900 è stato definito «il secolo dei genocidi», perché ha visto non solo i periodi totalitari del nazionalsocialismo e dello stalinismo, ma anche le stragi di cui sono stati vittime, tra gli altri, armeni, bosniaci, cambogiani, rwandesi. Anche in questo secolo, purtroppo, abbiamo assistito a nuovi crimini contro l’umanità che hanno prodotto innumerevoli vittime innocenti.
Nel buio di questi eventi, le figure dei Giusti ci ricordano che chiunque è libero di dire di no e di opporsi alla violenza, aiutando gli altri esseri umani.
La definizione di “Giusto” ha profonde radici nella cultura ebraica e nel Talmud, in cui viene ricordato che «salvare una vita è salvare il mondo intero». Questa frase ci ricorda che per salvare il mondo dobbiamo prima di tutto pensare a salvare l’umanità che c’è in noi, dobbiamo riconoscere l’altro, il prossimo, il diverso da noi, come nostro simile, come essere umano.
Dedicare un giorno dell’anno alla memoria di tutti i Giusti dell’umanità significa mantenere vivo il loro esempio e tramandare alle nuove generazioni i valori più alti della cultura italiana ed europea.
La data del 6 marzo è stata scelta in ricordo della morte (avvenuta nel 2007) dell’artefice del Viale dei Giusti di Gerusalemme Moshe Bejski, magistrato israeliano che si adoperò, in qualità di Presidente della Commissione dei Giusti del Museo dell’Olocausto di Gerusalemme, al fine di estendere la nozione di «Giusti dell’umanità» ai Giusti di tutto il mondo, uomini e donne che avversano regimi sanguinari, ideologie totalitarie e razziste, lottando per dare aiuto ad altri esseri umani.
La “Carta delle responsabilità 2017”
È auspicabile che, tra le iniziative da mettere in campo in occasione della prima giornata nazionale in memoria dei Giusti dell’umanità, ci sia anche quella di riflettere a fondo sui contenuti della Carta delle responsabilità 2017, la cui elaborazione è stata promosso dall’associazione Gariwo nel 2017[5] e sottoscritta da tantissime personalità della cultura e da comuni cittadini.
Si tratta di un documento, ispirato alla celebre Charta ’77 del dissenso cecoslovacco, dalla forte valenza etica e antropologica, che affronta i temi più urgenti e scottanti dei nostri tempi: i rischi per la democrazia, la necessità di ridare veste e ruolo all’Europa, i migranti, i muri, il razzismo, l’antisemitismo, la cultura dell’odio, il terrorismo, l’egolatria, la rassegnazione di fronte al male, alle ingiustizie, alle prevaricazioni… In nome della responsabilità, valore generativo dell’etica, bisogna acquisire il coraggio di contrastare con intelligenza e determinazione «la cultura del nemico e della divisione tra noi e loro che inquina la vita democratica e alimenta i nazionalismi e i populismi».
- «Ogni persona può fare la differenza di fronte a tanti fenomeni degenerativi che, come accaduto nel passato, raccolgono grande consenso e ai quali molti si abituano con un sentimento di impotenza e di rassegnazione».
- «Per sconfiggere il male, bisogna anticipare il bene. In questo modo, come è accaduto a tanti giusti nella storia, che hanno riempito uno spazio vuoto e hanno costruito piccole isole di umanità, l’uomo responsabile nel suo ambito di sovranità offre il suo contributo per raddrizzare il mondo. Il suo esempio può diventare contagioso e accendere una scintilla tra gli altri uomini. Egli con un atto di bene richiama tutti ad agire insieme in nome della comune umanità».
- «Un nuovo inizio comincia con la sfida all’indifferenza».
- «Un nuovo inizio è possibile quando si ritrova l’orgoglio di essere cittadini europei senza cadere nell’illusione che il ritorno alle piccole patrie, alle sovranità locali, al protezionismo, possa aiutarci ad affrontare le contraddizioni della globalizzazione e i limiti della costruzione europea».
- «Un nuovo inizio è possibile se tutti noi siamo protagonisti di una rivoluzione nei costumi che riproponga con forza, nel dibattito pubblico e nei rapporti quotidiani tra le persone, il gusto della ricerca della verità, del dialogo, dell’ascolto, dell’empatia e della misericordia attiva».
Sono solo alcuni degli intensi paragrafi della Carta delle responsabilità 2017. Che propone a tutti di impegnarsi per assumersi responsabilità e gettare semi di verità e giustizia, per dare la loro opera a migliorare il mondo.
Sono parole in cui tutti si possono riconoscere, religiosi di tutte le fedi, laici, giovani e vecchi, persone di ogni paese e di ogni cultura. Purché decidano di metter fine all’egoismo, all’indifferenza, all’odio. Purché non abbiano paura di mostrarsi capaci di chinarsi a soccorrere i deboli e di non piegarsi di fronte agli egoismi e alle violenze, ripercorrendo così l’esempio dei Giusti di ogni tempo e di ogni luogo che, nel corso della storia, si sono distinti per avere avuto la forza di difendere i diritti umani e l’amore per la verità, anche nelle circostanze più difficili e disumane, sapendo contrastare con coraggio le ingiustizie.
[1] Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 4 gennaio 2018, e in vigore dal 20 gennaio 2018.
[2] Con decisione n. 3/2012 approvata il 10 maggio 2012. Tra le motivazioni che hanno indotto il Parlamento europeo ad istituire la giornata, merita evidenziare la seguente: «Il ricordo del bene è fondamentale nel processo dell’integrazione europea, perché insegna alle generazioni più giovani che chiunque può decidere di aiutare gli altri esseri umani e di difendere la dignità umana, e le istituzioni pubbliche hanno il dovere di rimarcare l’esempio rappresentato dalle persone che sono riuscite a proteggere coloro che hanno subito persecuzioni fondate sull’odio».
[3] Acronimo di “Gardens of the Righteous Worldwide” (Giardini dei Giusti in tutto il mondo). Una ONLUS con sede a Milano e collaborazioni internazionali che, dal 1999, lavora per far conoscere i Giusti, nella consapevolezza che la memoria del bene sia un potente strumento educativo e serva a prevenire genocidi e crimini contro l’umanità. Tra le iniziative di Gariwo, la creazione di Giardini dei Giusti, l’utilizzo dei mezzi di comunicazione e dei social network e la promozione di iniziative pubbliche per diffondere il messaggio della responsabilità, nonché la promozione della conoscenza e diffusione della Carta delle responsabilità (reperibile in it.gariwo.net) per invitare tutti a chiedersi che cosa significhi essere responsabili nel proprio tempo.
[4] Al dicembre 2017 in Italia sono una settantina. Il primo Giardino dei Giusti in Italia è nato nel 2003, a Milano-Monte Sella. All’estero, Giardini dei Giusti sono presenti in Armenia (Gyumri, Yerevan), Russia (Levashovo, Memoriale), Israele (Neve Shalom – Wahat Salam Yad Vashem, ), Tunisia (Tunisi), Polonia (Varsavia), USA (Washington, Wilmington).
[5] La Carta è stata presentata ufficialmente a Milano il 18 maggio 2017.
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