Il 5 giugno il bollettino della Sala Stampa Vaticana annunciava la nomina di tre nuovi membri della Pontificia Accademia delle scienze sociali. Fra questi, Tongdong Bai, professore di filosofia presso la Fudan University (Repubblica Popolare Cinese).
Questo il suo curriculum: «Nato il 4 giugno 1970 a Pechino (Repubblica Popolare Cinese). Ha conseguito il dottorato in filosofia alla Boston University (Stati Uniti d’America) nel 2004. È stato professore presso la Xavier University (Stati Uniti d’America). Attualmente è Professore presso la Fudan University, la New York University School of Law e la New York University Shanghai. È autore di numerose pubblicazioni riguardanti la filosofia cinese e la filosofia politica».
Neoconfucianesimo
Il prof. Tongdong Bai appartiene alla corrente filosofico-politica del «neoconfucianesimo». Pur non essendo l’esponente di maggior spicco, condivide l’importante funzione di stimolo nei confronti della cultura e del partito comunista cinese.
Attorno al concetto confuciano di «virtù perfetta» esiste una declinazione sia personale che familiare, ma soprattutto politica-statuale. Solo con l’esercizio della virtù si può governare risparmiando alla società i mali della divisione, della corruzione, dello sfaldamento. Stimolo importante per evitare le derive dell’arricchimento personale dei funzionari in un momento di grande sviluppo economico e per implementare il senso di appartenenza non al clan ma allo stato.
Esso però suona anche a vantaggio di alcuni centrali indirizzi dell’attuale partito come la «guerra» alla corruzione, la centralità della politica sull’economica, l’attesa di una società armoniosa. La sottolineatura gerarchica e la forma estremamente limitata della democrazia del pensiero confuciano è facilmente «digeribile» dal partito. Nell’insieme, l’effetto di conferma è maggiore dello stimolo al rinnovamento e tutto resta all’interno del «mondo cinese».
Accordo: si rischia una smentita?
La nomina potrebbe rappresentare persino una smentita all’Accordo sui vescovi fra Santa Sede e Cina. Esso ha un’immediata funzione ecclesiale, ma, rimandando all’autorità papale nella scelta finale dei vescovi, rappresenta una piccola e iniziale apertura rispetto al monismo autosufficiente del potere.
Altra cosa sarebbe stata la nomina di profilo più autonomo, come, ad esempio Ge Zhaoguang, che prende sul serio il ruolo di Matteo Ricci come elemento di stimolo e di «reinvenzione» della Cina. Pur appartenendo alla tradizione nazionale, rappresenta una maggiore apertura all’Occidente, ai suoi valori di riferimento e alle sue prassi civili.
Va detto, tuttavia, che l’Accademia vive nella diversità degli orientamenti, privilegiando la dialettica all’appartenenza. Essa ha «lo scopo di promuovere lo studio e il progresso delle scienze sociali, in primo luogo l’economia, la sociologia, il diritto e le scienze politiche, offrendo così alla Chiesa quegli elementi che può utilizzare nello sviluppo della sua dottrina sociale e riflettendo sull’applicazione di tale dottrina nella società contemporanea».
Una voce cinese rappresenta un gesto di coraggio e una ricchezza nel confronto.