Si può manifestare anche in forma poetica il proprio amore per l’Amazzonia, terra lontana e fascinosa. È quello che fa mons. Masciarelli.
Amazzonia, Terra di sogno
e di ingiusti dolori,
non ti ho mai vista da vicino
ma il profumo delle tue valli
e dei tuoi monti giunge fin qui,
nelle grigie geografie
della vecchia Europa
dove pure ci sono
terramare come la tua…
Svenata dei tuoi verdi sogni,
da ultimo ti sei svegliata spaurita
nell’atto d’entrare dentro il casto spazio
delle tue albe, anch’esse sbigottite
per l’aggressione cattiva che ti colpiva.
Ancora, ancora e più ancora
le notti arrossate di vergogna
per i fuochi che le incendiano,
insieme alle plaghe
della tua martire Foresta,
gorgogliano di lacrime
dal folto degli alberi che,
l’uno sull’altro, s’inchinano
umiliati cadendo sulla poltiglia
delle ceneri nere e vermiglie…
Amata e odiata terra, in queste ore
(troppo lunghe per te)
sei rossa in viso per le vampe di calore
accese dall’ira selvaggia di chi
ti perseguita da anni
(anch’essi per te troppo lunghi).
Se puoi, fa’ uno scatto di umile orgoglio:
gli archi di fiamma sotto cui passi
per te sono “archi d’onore e di trionfo”
mentre per i tuoi aguzzini sono valichi
di vergogna che portano alla buca nera
di una vita senza pace.
Cara Amazzonia, con cuore trepido
noi vediamo di lontano
il morso di fuoco che addenta
la tua Foresta, che ti è figlia e madre.
Noi dovremmo contare le tue lacrime,
una ad una, goccia a goccia,
ma preferiamo aggiungere ad esse
i nostri pianti fraterni,
come per raccogliere benefici umori
per placare il dolore che ti dà
il tuo corpo bruciato.
Lo sappiamo, non basta
un ingenuo (o stupido?) sobbalzo
dinanzi agli sfregi che subisci.
Serve un giuramento
di vera riparazione e di fedeltà tenace.
Terra ferace, tu sempre,
anche dalle tue ferite sprizzi a stella,
in ogni dove, vita e vita,
il tema che più ami
che tutti gli altri include.
Per te, vita è la parola-conchiglia
che evoca dal tuo fertile seno
il ricordo di una speranza
non fiorita che giace sotterra
sotto l’intreccio di radici
dei tuoi boschi a rete.
Presto essa prenderà a germogliare
e a uscire alla chiarità del sole.
Amazzonia, Terra spirituale,
consola che sulla tua Foresta
splenda ancora un vivido sole
che l’indora di bellezza,
sebbene ferita, e annuncia
con il suo alfabeto di luci
che, come lui è inviolato
e non si sporca illuminando
il fango e il sangue, così sarà
per te, che sei accarezzata
anche dai limpidi venti
di splendide sapienze.
Fra essi, non manca di certo
il dolce vento dello Spirito di Dio
al quale con te chiediamo il miracolo
di risuscitare, con l’impegno di tutti,
il benefico “giardino planetario”…
Amazzonia, Terra cristiana,
Francesco, il Pastore venuto a Roma
di lontano, un po’ dalle tue parti,
ha voluto per te un Sinodo
– un’accolta di padri e di fratelli –
per far conoscere di te
gioie e dolori, paure e speranze.
Così, molti sapranno da vicino
le ragioni del tuo sorriso negato
e della tua disperanza.
Terra di speranza,
il tuo Sinodo, incontro di preghiera
e di dialogo, è già incominciato:
i tuoi schianti di pianto gridati
o espressi nel pio silenzio in questi giorni
sono le “antifone” dei Salmi
Francesco e i Fratelli reciteranno per te
nel cuore del raduno sinodale
nell’Ottobre alle porte,
il Mese d’oro e di grazia
della tua storia di chiesa pellegrina…
Nel tuo Sinodo, si aprano
per la tua chiesa “nuovi cammini”
di santità e di missione così che
anche per te e in te si conoscano
le ore di Dio, i suoi orizzonti di grazia,
i suoi santi desideri, i suoi comandi,
le sue volontà redentive.
E, dopo il tuo Sinodo,
fra le note dei tuoi canti,
fra le pause dei tuoi dolori,
fra le pieghe delle tue saggezze
passi sempre e di più la parola
profetica del Vangelo di Gesù,
che lo Spirito, il Dio senza volto,
rende Messia contemporaneo
della tua storia e delle tue contrade.
Ti lancio un augurio, Sorella Amazzonia:
possa tu, nel tuo Sinodo,
innamorarti di Cristo e porre in lui
il pegno della tua speranza:
è il primo Maestro di vita
ed è la Vita stessa.
Egli non ti deluderà come i piccoli messia
che incontriamo ogni giorno
nei vicoli e nelle piazze grandi del mondo.
Ti saluto augurando a te,
Amazzonia, creatura
che ci hai invaso l’anima
col fascino dei tuoi colori
e dei tuoi profumi,
le cose che il cuore detta
e il Vangelo impone:
venga pure per te
il tempo vero del rispetto;
per te tramontino
più presto del solito
questi perfidi giorni ragnati
con i fili velenosi dell’odio.
Infine, augura tu a noi,
sapiente Amazzonia,
di saperti consolare
per i tuoi popoli esausti
che hanno l’anima gonfia
di tristezze marcite.
Amazzonia, terra buona,
tu non disperare mai.
Anzi, il cuore lo sente:
dopo il Sinodo che,
come sai, si celebra
nella rocciosa casa di Pietro,
la speranza tornerà a dondolare
sulla tua vita come l’acqua
calma del lago, per batterti
con i suoi amabili tonfi,
le sue liquide carezze.
Amata terra dalla natura,
i pensieri dei tuoi figli
e delle tue figlie non diventino
mai duri come ghiaie né i loro cuori
come pietre di fiume,
ma restino sempre cuori di carne.
E, speralo da subito e ad anima persa:
Anche tu sarai salvata
dalla forza della bellezza
e dall’innocenza dei ragazzini.