Ecologia integrale
Così papa Francesco descrive nella sua lettera enciclica Laudato si’ il nuovo atteggiamento che l’uomo è chiamato a tenere nei confronti dell’ambiente, un rapporto che richiede apertura «verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia» per abbracciare «il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo».
Il proposito di Francesco si inserisce in un contesto culturale complesso. La rivoluzione industriale prima, e la seconda guerra mondiale dopo, infatti, hanno profondamente cambiato la nostra percezione del mondo e il nostro rapporto con la natura. Tuttavia sul piano della produzione culturale l’arte può offrire oggi veri e propri percorsi di riconciliazione con lo spettacolo del mondo, inserendosi in quella creazione di un lessico della bellezza e della fraternità richiamato dal papa.
Sono due i progetti artistici che in questi giorni tengono la ribalta, facendo discutere per il loro modo di rappresentare, in modi molto diversi l’uno dall’altro, la relazione tra la cultura e l’ambiente naturale.
The floating piers
Il primo è The floating piers progetto dell’artista statunitense Christo – nome d’arte che comprendeva anche la moglie dell’artista, Jeanne-Claude, scomparsa nel 2009 – realizzato sul Lago d’Iseo, visitabile dal 18 giugno al 3 luglio 2016 (vedi qui il sito ufficiale).
L’artista, di origini bulgare (tra i più influenti del movimento della cosiddetta Land Art), ha ideato una monumentale passerella che per due chilometri attraversa la terraferma e che per circa tre si trasforma in un pontile galleggiante che collega Sulzano alle isole di Monte Isola e San Paolo, ricoperto da 90 mila metri quadrati di telo impermeabile giallo.
L’installazione è in grado di ospitare contemporaneamente più di 17.000 visitatori. Ma nonostante questo il prefetto di Brescia si è già visto costretto a sopprimere diversi treni diretti a Sulzano per l’ingente flusso di turisti. L’opera non ha solo scatenato il dibattito tra i critici d’arte, ma è stata motivo di discussione anche per gli ambientalisti e sta creando notevoli disagi ai pescatori del luogo, che nel periodo di apertura dell’installazione si sono visti interdetto uno degli spazi più prolifici per la pesca.
Elegy for the Arctic
Diversa la performance artistica che ha visto protagonista, il 20 giugno scorso, Ludovico Einaudi, tra i più importanti compositori e musicisti italiani. Sostenendo la campagna di Greenpeace contro il surriscaldamento globale, su una piattaforma galleggiante a largo del ghiacciaio Wahlenbergbreen, Einaudi ha suonato l’inedito Elegy for the Arctic (vedi qui il video) su un pianoforte a coda.
La performance si è tenuta alla vigilia di un’importante riunione dell’OSPAR Commission, la commissione internazionale che vigila sulla conservazione dell’Atlantico nordorientale, che proprio in questi giorni potrebbe decidere di istituire un’area protetta nelle acque internazionali del Mar Glaciale Artico.
Al di là dell’impegno politico e sociale, la performance artistica di Einaudi è stata capace di creare un dialogo unico con l’ambiente circostante: i grandi frammenti di ghiaccio che franano nel mare sembrano seguire volontariamente le note in un intreccio di complicità e ostilità.
Una ricerca comune
Seppur diverse nel modo di approcciarsi all’ambiente naturale, le performance artistiche di Christo e Einaudi esprimono tuttavia una ricerca comune. Il percorso tracciato da Christo sulle acque dell’Iseo, geometrico e anche tecnologicamente avanzato nella realizzazione, così come le armonie disegnate da Einaudi con il suo pianoforte nel paesaggio del ghiaccio artico, rappresentano la sintesi tra un certo rigore logico-matematico e gli slanci della ricerca spirituale. In questo senso, attraverso l’arte, l’uomo esprime e porta avanti un desiderio antico e profondo: quello di fare del creato una «casa», un luogo in cui abitare, trasformando il caos in ordine e sottraendo, in questo suo continuo sforzo, la natura al suo stesso potere informe e indomabile.