La festa della Divina Misericordia, ispirata alla devozione di suor Faustina Kowalska, è stata istituita per la Chiesa universale da papa Giovanni Paolo II nel 1992, fissando la ricorrenza nella domenica in Albis. Con qualche resistenza da parte di chi giudicava la sovrapposizione della novena al Triduo pasquale e alla settimana di Pasqua una ferita rispetto alla riforma liturgica del Vaticano II.
Il tema spirituale e teologico della misericordia si è progressivamente imposto nella coscienza ecclesiale, anche grazie al magistero di papa Francesco. Meno nota è la relazione fra le immagini del Sacro Cuore, la più popolare e tradizionale devozione ispirata alla misericordia, e quella indicata da suor Kowalska.
L’immagine più comune del Sacro Cuore di Pompeo Girolamo Batoni (1708-1787) e quella della Divina Misericordia hanno alle spalle un’aspra discussione e un esito paradossale.
Da Scipione de’ Ricci (1740-1810), vescovo di Pistoia (Granducato di Toscana), e da parte di tutta la spiritualità e teologia che si rifaceva all’Illuminismo cattolico (Aufklärung) ci fu una dura opposizione al culto al sacro Cuore e alla sua immagine (sia come cuore a sé, sia come cuore visibile sopra il petto della figura di Gesù). La si riteneva non adatta all’ossequio razionale richiesto dalla fede, troppo legata a rivelazioni private rispetto alla Scrittura, con una irrazionale separazione fra corpo e organo cardiaco la cui evidenza avrebbe oscurato il messaggio spirituale dell’amore.
Lo scontro ebbe una prima risposta dalla Congregazione dei riti nel 1857 tutta a favore dell’immagine suggerita da Margherita Maria Alacoque.
Ma, nell’ambito pittorico e spirituale francese, Edoaurd-Aimé Didron ripropose la questione nel 1874, ritenendo che l’esposizione del cuore veicolasse errori dottrinali e fosse esteticamente riprovevole. Gli si oppose fermamente p. H. Ramière nel Messager du Coeur de Jésus in nome dell’ortodossia alacoquiana.
Nel 1879 la Congregazione dei riti riservò l’immagine del cuore di Margherita Maria (da solo, attorniato dalle fiamme, dalla corona di spine e sovrastato dalla croce) al culto privato, ma non al pubblico. Fissando definitivamente l’egemonia dell’immagine di P. Batoni, esposta nella chiesa del Gesù a Roma, ma dando anche una qualche ragione alla corrente illuministico-cristiana.
Nel 1895 O. Redon dipinse un Gesù sul cui petto vi era un alone luminoso con una corona d’ombra. La spiritualizzazione che la corrente simbolista perseguiva è quella bene espressa dall’immagine proposta dalla mistica polacca. La sua piena accettazione ecclesiale (Giovanni Paolo II l’ha canonizzata nel 2000) è quindi erede non solo della spiritualità del Sacro Cuore di Margherita Maria ma anche della sua opposizione-correzione teologica e artistica. (cf. D. Menozzi, Sacro Cuore. Un culto tra devozione interiore e restaurazione cristiana della società, ed. Viella, Roma 2001).