Il libro più antico è datato 1822, si intitola «Della sovranità» e porta la firma dell’ecclesiastico, scrittore e oratore francese Jacques-Bénigne Bossuet, precettore del delfino Luigi di Francia. Il volume più recente è invece «Fiordiluna» del sorprendente, e finora inedito in Italia, illustratore tedesco Einar Turkowski, che utilizza solo mine HB per creare universi poetici e visionari che fondono poesia e fiaba.
Tra l’uno e l’altro, duecento anni di storia riassunti in 16 vetrine che ospitano oltre cento tra libri, lettere, fotografie, cataloghi e folder. È la mostra «Marietti 1820-2020. Due secoli di libri tra Torino e Bologna», aperta dal primo ottobre al 29 novembre 2020 nel quadriloggiato superiore della Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, in piazza Galvani 1 (qui le informazioni). La mostra è promossa dalla casa editrice in occasione del suo bicentenario, in collaborazione con l’Archiginnasio e la Biblioteca dello studentato per le missioni, e si avvale del patrocinio dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna e del sostegno di Bper Banca, Emmepromozione, Edimill, Tuna bites e Libreriecoop.
La mostra
Risultato di un lavoro di ricerca condotto su ciò che resta del catalogo storico, arricchito da recenti ritrovamenti di opere ottocentesche, e su fonti bibliografiche, documenti e testimonianze, la mostra riassume duecento anni di attività editoriale. La vicenda di Marietti si può riassumere in due grandi fasi. La prima, dal 1820 al 1980, è caratterizzata dalla continuità nella gestione familiare e da un profondo radicamento territoriale (a Torino per 120 anni e a Casale Monferrato per 40); la seconda, dal 1980 ad oggi, è invece contraddistinta da una maggiore varietà di assetti proprietari, che ha portato la casa editrice prima a Genova, poi a Milano e, infine, a Bologna.
La mostra ripercorre la produzione iniziale di Marietti 1820, caratterizzata in prevalenza da testi religiosi e scolastici e, in seguito, anche da opere di sociologia, libri per ragazzi e testi filosofici, tra cui Il manifesto del partito comunista di Marx-Engels, La gaia scienza di Nietzsche, Quando dire è fare di Austin. Soprattutto la produzione del «periodo genovese», a partire dal 1980 con la direzione di Antonio Balletto, riflette le scelte di direttori di collana e collaboratori, da Claudio Magris ad Adriano Prosperi, da Giovanni Miccoli a Mauro Pesce, da Pier Cesare Bori a Gianfranco Bonola, da Paolo De Benedetti a Massimo Cacciari, da Gianni Vattimo a Pier Aldo Rovatti.
La produzione filosofica privilegia autori centrali del pensiero europeo del Novecento come Gadamer, Ricoeur, Rosenzweig (in mostra La stella della redenzione), Lévinas, Gilson, Jankélévitch, Blumenberg, accanto agli italiani Mancini, De Monticelli e Rovatti. La collana di narrativa suggerisce voci spesso dimenticate, ma ricche di fascino, come quelle delle piccole patrie geografiche e culturali, dalla Bulgaria alla Svezia passando per gli scrittori della Mitteleuropa e, in particolare, del mondo ebraico orientale. Vengono inoltre scoperti e lanciati autori giovani e allora sconosciuti, tra i quali Roberto Pazzi («Cercando l’imperatore», premio Selezione Campiello 1985), Giorgio Pressburger («La legge degli spazi bianchi», premio Selezione Campiello 1989) e Carmine Abate («Il ballo tondo»).
All’inizio degli anni Novanta nasce l’idea della «Biblioteca araba e islamica» e nel contempo Marietti stringe rapporti di collaborazione con diversi centri e istituti di ricerca. Nascono così le collane «Testi e ricerche di scienze religiose» dell’Istituto per le Scienze religiose di Bologna, diretto da Giuseppe Alberigo (in mostra i volumi di Alberigo e Melloni sul Concilio Vaticano II e il libro di Angelina Alberigo su Giacomo Lercaro); «Origini», curata dal Centro Interdipartimentale di Studi sull’ebraismo e il cristianesimo e diretta da Mauro Pesce, e «Teatro di Genova» (in mostra con testi di Brecht e Molière).
Negli anni successivi Marietti 1820 si apre alla letteratura russa e nel 2009 vince il Premio Comisso con la prima biografia dedicata a Vasilij Grossman tradotta in italiano. La casa editrice valorizza anche grandi voci della letteratura europea come Péguy, James e il milanese Luigi Santucci, vincitore del Campiello nel 1967 con «Orfeo in Paradiso».
Bologna, 2017
Acquisita nel dicembre 2017 dal Centro editoriale dehoniano, Marietti 1820 si trasferisce a Bologna e inaugura un nuovo corso. I primi titoli arrivano in libreria nell’ottobre 2018 e da allora la casa editrice, che ha un catalogo di oltre 800 titoli di cui oltre 130 digitali, ha proposto testi inediti di Giuseppe Pontiggia, Paolo Poli, Luigi Santucci, Alexandre Koyré, Roland Barthes, tre racconti mai pubblicati delle «Mille e una notte», ritrovati nella Biblioteca dell’Università di Strasburgo e la più antica versione delle storie del marinaio Sindbad, riaffiorata dalla Biblioteca di Stato di Monaco di Baviera.
Nel campo della filosofia sono stati riproposti testi di Hannah Arendt, Martin Buber, Emmanuel Lévinas, Hans-Georg Gadamer, Jacques Derrida e la prima edizione assoluta della Favola delle api di Émilie du Châtelet, la più nota filosofa dell’Illuminismo, amica e amante di Voltaire.
Le ultime teche della mostra documentano la nascita del nuovo logo, disegnato da Simona Tonna (rielaborazione di un graffito di 3200 anni fa che raffigura un cavallo e un cavaliere) ed esempi di nuove copertine. Tra i testi recenti di rilievo, i sei volumi di oltre 5 mila pagine complessive che raccolgono i principali scritti del sociologo Franco Ferrarotti, la nuova edizione della Bibbia di Doré, che ha influenzato l’immaginario occidentale moderno e il cinema di Hollywood, e il magico «Fiordiluna» di Einar Turkowski.
- Qui è possibile scaricare l’e-book della mostra