Sull’home page del portale della Chiesa di Francia, gestito in prima persona dalla Conferenza episcopale, la sezione dedicata alla Laudato si’ è stabile e aggiornata, segno di un’attenzione che per i vescovi francesi non è iniziata con la pubblicazione dell’enciclica sulla cura della casa comune, ma affonda le sue radici lontano, come del resto accade per tutti gli episcopati europei e nordamericani. Per restare nel Terzo Millennio, Le Respect de la Création era infatti il loro documento del 2000 e da lì sono numerosi gli interventi sul tema (significativo quello del 2008, La création au risque de l’environnement, per fare un esempio).
Urgenti nuovi stili di vita
Continuando sulla stessa linea – ora confortati dalla prima enciclica sociale sul creato – il 3 aprile Jean-Luc Brunin, vescovo di Le Havre e presidente della Commissione società e famiglia, ha presentato un nuovo sussidio, di cui lui stesso ha scritto la prefazione, dal titolo Nuovi stili di vita? L’appello della Laudato Si’ (Ed. Bayard).
Correva l’anno 1982 quando i vescovi francesi pubblicavano la dichiarazione Nouveau modes de vie: alcune proposte di “nuovi stili di vita” indirizzate sì ai cattolici, ma anche più in generale alla società intera all’interno di un contesto di crisi economica che negli anni successivi avrebbe generato molte situazioni di disoccupazione, precarietà e povertà sociale ed economica che ha colpito famiglie e tessuto sociale.
«Oggi, 35 anni dopo – scrive mons. Brunin – la crisi economica è ancora lì, purtroppo. Anzi potrebbe dirsi addirittura peggiorata in quanto alla crisi economica è andata ad aggiungersi quella ecologica di cui solo oggi l’opinione pubblica comincia a prenderne coscienza». Nel maggio 2015, ricorda il presule, il papa ha pubblicato l’enciclica Laudato si’, proprio nel momento in cui in Francia, politici, associazioni ambientaliste e religioni erano mobilitati per COP21, la Conferenza ONU sul cambiamento climatico di Parigi, dove sono stati sottoscritti accordi internazionali per superare gli effetti del riscaldamento globale e contemporaneamente educare tutti i cittadini alla loro responsabilità di proteggere l’ambiente.
«Di fronte agli effetti devastanti del cambiamento climatico in atto ci accorgiamo che le decisioni politiche da sole non possono risolvere le crisi interconnesse e legate al riscaldamento globale, come pure la povertà e l’esclusione sociale. Ciò richiede una revisione radicale dei nostri modelli di sviluppo per correggerne disfunzioni e deviazioni, perché un vero approccio ecologico si trasforma sempre in un approccio sociale, che deve integrare giustizia e discussioni ambientali, ascoltando al contempo tanto il grido della terra che il grido dei poveri» (LS 49).
Se l’approccio della crisi ecologica deve essere globale, continua il pastore di Le Havre richiamando ancora l’enciclica (LS 91), ecco che la Commissione episcopale per la società e la famiglia, tenendo conto della prospettiva più ampia contenuta nella enciclica, ha voluto riprendere la riflessione sugli stili di vita all’interno di un nuovo paradigma di ecologia integrale. Il testo si presenta quindi nella lunghezza d’onda della Laudato si’: il discorso non ha toni drammatici o apocalittici, ma esattamente come fa il pontefice, intende invitare i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà a individuare, con realismo e coraggio, soluzioni che garantiscano la «salvaguardia della casa comune». Condizione imprescindibile è la «conversione ecologica» di ciascuno, vale a dire la scelta consapevole di nuovi stili di vita, più sobri, più rispettosi dell’ambiente e rivolti ad una maggior giustizia e solidarietà con i più deboli e vulnerabili della terra.
«Questo documento, come già l’enciclica, non presenta ricette, né soluzioni già pronte», avverte Brunin affidando la lettura e la riflessione alla coscienza di ciascuno per contribuire a «interrompere la spirale autodistruttiva in cui stiamo affondando».
«Possa questo strumento aumentare la probabilità che l’enciclica possa risvegliare l’urgenza di prendersi cura di tutta la nostra casa comune e dei poveri della terra. Come discepoli di Cristo, per mezzo del quale tutto è stato creato, riteniamo che questo costituisca un importante asse di mobilitazione per l’evangelizzazione».
La riflessione quaresimale
Originale la scelta della declinazione del tema: una serie di meditazioni per la Quaresima 2017 che sono apparse via via lungo le settimane che ci preparano alla Pasqua e imperniate su quelli che nel mondo anglosassone vengono definiti i “Better Living”, atteggiamenti e comportamenti volti al miglioramento del benessere personale, di coppia, familiare e sociale. Di qui l’appello a rivedere i propri stili di vita, personali e sociali, e avviare una conversione ecologica.
Vivere meglio il tempo, consumare meglio, usare meglio il denaro, abitare meglio lo spazio, aiutare a vivere meglio la famiglia umana quelle già apparse sul sito dei vescovi, ma nel testo sono contenute anche le prossime: produrre meglio e accogliere meglio i migranti.
Per ogni riflessione – curata da suor Marie-Laure Dénes op, direttrice del Servizio nazionale famiglia e società – mentre viene riconosciuto ciò che già esiste di positivo, vengono suggerite nuove possibilità sempre all’insegna del dialogo con quanti cattolici non sono, ma ugualmente accomunati dall’obiettivo del bene comune.
Solo qualche esempio. «Comperare, consumare, scartare: cosa potrebbe essere più comune di questo in una società che viene chiamata “consumistica”? Eppure la sobrietà vissuta liberamente e consapevolmente è liberante» si leggeva il 31 marzo.
E nella riflessione iniziale: «40 giorni per entrare nell’ottica della conversione ecologica cui ci richiama papa Francesco e iniziare a sviluppare un’ecologia del tempo. 40 giorni per resistere alla tentazione sempre ricorrente di cedere alla pressione della velocità e decidere di mettere le nostre azioni e le nostre scelte nel lungo periodo, lavorare per il bene comune dei nostri contemporanei e delle generazioni future. 40 giorni per non cedere al detto “il tempo è denaro” e ritrovare il gusto del dono e della gratuità. 40 giorni per coltivare l’equilibrio sempre precario tra i diversi risvolti della nostra vita, per ripensare al nostro rapporto con il tempo, tempo personale e tempo collettivo, e per riportarlo al suo pieno valore nella nostra scelta di società … 40 giorni per far sì che tra 40 anni la nostra casa comune non sia diventata una terra desolata, ma possa apparire ancora una terra promessa».