“Lettera per il Giubileo della misericordia” è il sottotitolo del messaggio indirizzato dall’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone, ai giornalisti e a tutti coloro che operano nel mondo della comunicazione, in occasione della memoria del loro santo protettore Francesco di Sales.
Tra i messaggi, le lettere, i discorsi dei vescovi, questo ci è parso particolarmente significativo. Dal testo completo, ricaviamo alcune citazioni per i lettori di Settimana News.
«Carissimi amici ed amiche della carta stampata, della radio e della televisione, delle nuove piattaforme digitali, dei social forum e dei blog… mi piace cogliere l’occasione della festa del vostro santo Patrono Francesco di Sales per riflettere assieme, ad alta voce, sul tema della misericordia, che proprio voi, comunicatori – e perciò formatori dell’opinione pubblica – siete chiamati a “mediare” sempre, nel corso di quest’anno particolare.
Le persone sono abituate a ricevere da voi ogni giorno le notizie, e implicitamente sperano di essere aiutate a riconoscere tra le righe la Buona notizia per eccellenza: l’evangelo in persona, Gesù Cristo... spalancate le porte della verità, della chiarezza, dell’efficacia, sorelle e fratelli operatori della comunicazione.
Col profeta Isaia, io grido a voi: “Aprite le porte: entri una nazione giusta, che si mantiene fedele” (Is 26,2). Ecco il Vangelo da proclamare a tutti, a ciascuno nel suo proprio linguaggio e metodo, senza preoccuparsi dei distinguo di ceto, classe, censo, appartenenza, status. Agite ignorando la terminologia dei giudici, che bilanciano tra ciò che è giusto e ingiusto, vestendovi invece dei segni della misericordia, per cui il Misericordioso – nome del Dio adorato da ebrei, cristiani e musulmani – è giusto proprio perché, misericordiosamente, attende ed accoglie anche chi ha sbagliato ed è da condannare.
Lasciamoci sorprendere dalla misericordia di Dio, sorelle e fratelli giornalisti!
Di fronte a ciò, sta il nostro atteggiamento. Spesso, anche se non sempre, preferiamo prendere la direzione della chiusura e della condanna, non dell’accoglienza gioiosa del figlio che decide di ritornare: è un divorziato risposato, è un adultero e infedele, è un traditore, è un corrotto, è un sanguisuga usuraio, ha abortito il frutto del suo ventre, è contiguo al clan mafioso, non rispetta le leggi dello Stato, non rispetta le leggi della Chiesa, sta in galera perché ha commesso un reato, è un falso collaboratore di giustizia. Tante cattive notizie di cui, purtroppo, dobbiamo fare il resoconto, ma anche tante porte ancora chiuse!
Cari giornalisti…, chi se la sentirebbe di continuare a tenere chiuse le porte del proprio cuore, immobilizzandosi in abitudini e comportamenti stratificati dal tempo, senza nemmeno provare a cambiare? Persone chiuse nei propri pregiudizi, pavide per le novità e prone ai potenti, che non vanno toccati. Non importa se incuranti della verità che in mezzo alle persone, anche tra gli operatori della comunicazione, c’è un Salvatore venuto a rinnovarci col suo amore misericordioso.
“Sognate con papa Francesco”, ecco il mio appello a voi…
Mancano i comunicatori della maternità di Dio e della Chiesa.
L’universo dei media costituisce, innegabilmente, il primo areopago del tempo moderno, che sta unificando l’umanità rendendola un villaggio globale in cui l’innovazione tecnologica, all’origine di profonde trasformazioni sociali, sta determinando una nuova visione dell’uomo e della cultura…
I media, certo, non sono di per sé nemici dell’interiorità, ma occorre pensare ad una cultura mediale che si apra alla trascendenza e promuova gli autentici valori spirituali. È necessario quindi recuperare la ricerca della verità come istanza fondamentale dell’uomo pensante. Ciò deve indurre in specie voi giornalisti a interrogarvi sul senso della vocazione di cristiani impegnati nel mondo della comunicazione: la libertà di cercare e di riferire ciò che è vero è essenziale non solo in relazione ai fatti oggetto dell’informazione, ma anche e soprattutto per quanto concerne la natura e il destino dell’uomo, per la società ed il bene comune.
Vi esorto a sforzarvi di guidare l’uomo del terzo millennio fino in fondo a se stesso ove libertà e responsabilità, comunicazione e comunione gli danno accesso alla sua piena umanità. Quando il riflettore dei media si sposta sul mappamondo secondo le opportunità politiche o commerciali, lasciando nell’ombra qualche miseria insabbiata, qualche guerra dimenticata, qualche solidarietà perduta, non esitate a infrangere, con le vostre domande e le vostre inchieste, gli steccati di miopie e/o di egoismi per vedere lontano, dovunque ci sia anche un solo uomo. Siete tenuti ad essere le sentinelle di un nuovo mondo: rimanete desti alla finestra più alta.
Anche i fatti quotidiani, che in genere costituiscono l’oggetto dell’informazione nel territorio, esigono un attento discernimento dei fatti degni di essere comunicati, senza perdersi o nella ricerca di particolari che mortificano la verità e danno solo spazio alla curiosità.
I giornalisti siano d’aiuto, a non perdere il filo rosso della speranza, a capire davvero ciò che accade, a non smarrirsi dentro il magma delle notizie… Comunicate in sintonia con l’Evangelii gaudium, per la quale «la misericordia è in se stessa la più grande delle virtù».