La scienza esce dai confini. Si potrebbe illustrare con questa espressione sintetica il senso dell’iniziativa organizzata a Roma dall’Area di ricerca su scienza e fede Sefir (Scienza e fede sull’interpretazione del reale), afferente all’ISSR della Pontificia università del Laterano. La scienza esce dai confini in una duplice accezione. Esce dai laboratori e dalle aule accademiche per dare appuntamento… al caffè. Ma esce, anche e soprattutto, almeno in apparenza, dai «confini» dello spazio che lo statuto epistemologico assegna alla conoscenza delle scienze fisiche, matematiche e naturali, per occuparsi di una questione che, almeno in prima battuta, parrebbe terreno da filosofi e teologi.
Di che cosa si tratta?
Si tratta di sollecitare «una riflessione sull’uomo mediante un confronto con gli altri animali e con le macchine basato sulle acquisizioni scientifiche contemporanee e sulla relativa narrazione fantastica, con l’obiettivo di rilevare meglio quello che ci contraddistingue come specie umana», ha commentato il prof. Giandomenico Boffi, direttore di Sefir (qui intervistato da Settimana News). L’iniziativa intende dunque indagare la complessa questione della «specificità umana», proponendo cinque incontri che, dal 12 aprile al 31 maggio, metteranno studiosi e docenti di discipline scientifiche a confronto con cinque interrogativi: I robot prenderanno il nostro posto? (Gianni Iacovitti); L’uomo è un animale come tutti gli altri? (Augusto Vitale); Quanta biologia e quanta ingegneria entrano nella comunicazione umana? (Nicola Di Stefano e Simone Scardapane); Animali fantastici e macchine futuribili ci parlano del divino? (Giuseppe Lorizio); Il nostro destino è scritto nei geni? (Carlo Cirotto).
Un vero sconfinamento?
Affatto, stando alle parole del prof. Boffi, che motiva così la pertinenza dell’evento: «Alcune persone sono sorprese nel sentire che oggi gli scienziati si pongono le domande che sembrano più pertinenti ai filosofi o ai teologi tipo: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Che senso ha tutto questo? Ma è una sorpresa non giustificata, perché la distinzione tra una scienza che ci dice “il come” delle cose e una riflessione filosofico-teologica che ce ne dice “il perché” è sempre stata un po’ forzata. La ragione umana infatti comprende la realtà solo all’interno di modi di conoscenza parziali, compreso quello filosofico-teologico, cioè in un intreccio di saperi aperti e complementari». Sullo sfondo, dunque, gioca un’immagine ampia della razionalità umana, capace di mettere in dialogo i diversi saperi al di là degli steccati ideologici, pur nel riconoscimento e nel rispetto della legittima autonomia dei piani epistemici. Fedele alla sua ispirazione fondativa, Sefir si propone di favorire l’incontro e il dialogo, aperto e rispettoso, tra cultori di discipline diverse. Nella consapevolezza del comune riferimento dei saperi alla realtà e alla ricerca della verità. Consapevole anche del fatto che la negazione di un tale orizzonte comune ha ricadute decisive sul piano etico ed esistenziale.
Il luogo
Merita menzione anche la sede dell’iniziativa, il Bibliocaffè della città di Roma (qui per informazioni). Si tratta di un progetto unico all’interno della rete delle biblioteche pubbliche della capitale, frutto di una convenzione con il «Caffè Letterario». Risultato di un progetto comune «in cui la biblioteca esce dai luoghi istituzionali per aprirsi ad un pubblico diverso», il Bibliocaffè è ispirato all’esperienza inglese degli «Idea Stores». Insieme ai servizi tradizionali di biblioteca, esso propone orari prolungati di apertura, attività di formazione in uno spazio polifunzionale, zone di ristorazione, libreria, aree espositive, iniziative ed eventi culturali.