L’Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM) ha celebrato il suo 26º congresso nazionale nella Casa Divin Maestro di Ariccia (Roma) dal 22 al 26 agosto 2016. Fondata nell’immediato post concilio (1966), l’associazione è oggi composta da 237 iscritti tra i quali si contano vescovi, preti, religiosi, laici, uomini e donne provenienti da tutta Italia, che a vario titolo sono impegnati a livello professionale ed ecclesiale nel campo della teologia morale (TM), come insegnanti nelle università, negli studi teologici, nei seminari, nei centri di ricerca, nelle editrici cattoliche e nella pastorale.
Ricorrendo il 50º anniversario della fondazione, gli studiosi hanno scelto per il loro congresso il tema: La teologia morale italiana e l’ATISM. A 50 anni dal Concilio: eredità e futuro. Si è voluto fare memoria dell’attività associativa offrendo letture storiche e interpretative del ruolo dell’ATISM nel contesto della TM italiana (Bondolfi e Guenzi); si è dato spazio alla narrazione dei vissuti personali attraverso l’ascolto di 4 past-presidents (Piana, Lorenzetti, Compagnoni e Bastianel); si è cercato di esplorare lo stato dell’arte e della ricerca in alcuni ambiti come la TM fondamentale (Cognato), l’apporto del magistero e in particolare quello di papa Francesco (Carlotti), l’ecologia (Bignami), l’etica sociale (Salitati) e familiare (Leone). Ci si è anche messi in ascolto di esperienze differenti, in particolare lo sviluppo della TM in Francia (Fino), in Asia (Tirimanna) e in America Latina (Fidalgo) per scoprire altre modalità di elaborazione della riflessione etica, in termini maggiormente contestuali, in dialogo con la cultura-ambiente e socialmente significativi.
I congressisti hanno anche partecipato all’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro, al termine della quale papa Francesco si è intrattenuto con il presidente dell’ATISM, mons. Basilio Petrà, e alcuni soci, raccomandandosi in modo particolare che i teologi moralisti dedichino particolare attenzione ad Amoris lætitia, sostenendola e divulgandola presso il popolo di Dio.
Su questa linea, si sono mosse le relazioni conclusive alle quali era richiesto di proiettarsi nel futuro della TM, individuando le risorse disponibili (Fumagalli), le sfide da assumere (Del Missier) e i passi concreti da compiere in ambito associativo (Petrà). Ciò che appare chiaro è che lo stile ecclesiale inaugurato da papa Francesco impone alla TM italiana una rinnovata assunzione di responsabilità e una buona dose di creatività, tali da superare una riflessione fredda, elaborata a tavolino, per assumere la freschezza del kerygma, della buona notizia di una salvezza accessibile che si offre alle persone come piena fioritura dell’umano e che, anche nelle situazioni più difficili e compromesse, è capace di offrire speranza e di aprire nuovi inizi carichi di misericordia.