In un clima di serenità e di dialogo costruttivo si è tenuta, a partire dal 10 ottobre fino al 14, l’Assemblea universitaria dell’Università cattolica e pontificia di Lima. I membri vi hanno esposto i motivi dell’accordo sul testo preparato a Roma, sotto l’egida della Segreteria di stato vaticano e della Congregazione per l’educazione cattolica presieduta dal card. Versaldi, che a Lima aveva portato la “proposta” per conto di papa Francesco redatta in stretto rapporto con le autorità dell’Università.
I membri, con una maggioranza impressionante, hanno accolto favorevolmente la proposta di riforma dello statuto accordata tra la Santa Sede e l’Università nel corso di quattordici mesi di intenso lavoro. I numeri sono eloquenti: 69 voti a favore, uno solo contrario e un’astensione. Si stanno ora preparando i documenti che saranno firmati da papa Francesco a Roma.
Le autorità del rettorato, i cinque vescovi rappresentanti della Conferenza episcopale peruviana, i rappresentanti dei docenti e degli studenti, che vi hanno partecipato, ritengono la votazione un passo fondamentale in vista della normalizzazione dei rapporti tra l’Università e la gerarchia ecclesiastica.
La PUCP continuerà ad essere quindi “cattolica e pontificia”, mantenendo le sue caratteristiche e la sua autonomia, messe in risalto da un’eccellente esposizione del card. Versaldi.
Ne escono vincitori, dopo anni di scontri, papa Francesco con il suo discernimento, il segretario di Stato, card. Pietro Parolin, abile diplomatico con spiccato senso pastorale, l’acuta e serena analisi della Congregazione romana, la disponibilità delle autorità universitarie a rivedere alcune posizioni ritenute troppo radicali, il coraggio di alcuni membri della Conferenza episcopale di por fine a un’estenuante controversia.
Sconfitto numero uno il card. Cipriani, travolto in questi giorni anche su altri fronti, non ultimo quello del sistema integrale sanitario, che sta riscaldando gli animi e creando dissapori, come dice il comunicato ufficiale della Conferenza episcopale in data 13 ottobre, che riafferma che la Chiesa non trae nessun vantaggio economico dal sistema sanitario retto da un “accordo” di mutua collaborazione tra Stato e Chiesa peruviana.