Nelle ultime settimane abbiamo assistito, e stiamo ancora assistendo, nel nostro Paese, a quello che potremmo chiamare uno «scontro di civiltà», in cui è centrale la visione dell’uomo che le posizioni alternative propongono. Come credenti nel Dio di Gesù Cristo possiamo restare spettatori di tale conflitto, magari in attesa di salire sul carro del vincitore? La posta in gioco è troppo alta perché possiamo decidere di non giocare restando ai bordi del campo: si tratta dell’umano, che sta tanto a cuore al Dio che adoriamo e invochiamo.
Casi emblematici
Da un lato, in occasione della dipartita della nota scrittrice Michela Murgia e delle sue esequie, abbiamo dovuto constatare, come Chiesa, che è stata capace di interpretare il nostro tempo, le sue istanze, le sue tensioni e ne ha tratto un’antropologia e addirittura una teologia queer.
La cifra di questa prospettiva è stata richiamata dalla teologa Marinella Perroni con la metafora della «polpetta». La complessità del nostro contesto rifugge dalla logica binaria che separa buoni e cattivi, come sulla lavagna delle elementari dei nostri tempi. E questa mescolanza disorienta i più e ci mette in profonda crisi, proprio perché desideriamo rimanere fedeli al messaggio che la rivelazione ci consegna.
Dall’altro lato un generale dell’esercito, Roberto Vannacci ha scritto pagine che, se condivise, propongono un’uscita di sicurezza dal polpettone, richiamando proprio quella logica binaria, bene/male, vero/falso, on/off, che la complessità non riesce a sopportare e che risulta fondamentalmente inadeguata nell’interpretazione dell’umano nel nostro oggi. La macchina da guerra avrà pure bisogno di essere manovrata da questa logica semplificante, ma forse dovremmo anche fare qualche sforzo per prendere le distanze dall’identificazione uomo-macchina. Il meccanicismo antropologico non ci può appartenere.
L’universo delle «certezze»
Se chiedessi ai confratelli presbiteri, ai vescovi, ai laici impegnati da che parte pensano di schierarsi, temo di dover registrare, come di fatto in diversi colloqui registro, la propensione ad aderire all’universo delle certezze, in quanto ritenuto compatibile con la visione cattolica dell’uomo, del mondo e di Dio.
Devo altresì annotare, in entrambi gli schieramenti, un prevalere dell’emotività sulla riflessione e sul ragionamento, che ho cercato di suscitare in un breve intervento sul caso Murgia per il quale sono stato redarguito da chi invocava il silenzio, dimenticando che il teologo è anche un intellettuale chiamato a pensare e far pensare su quanto accade nel mondo, onde evitare la tentazione di parlare del sesso degli angeli o dell’ombelico di Adamo.
Di qui la domanda (e il domandare/quaerere è costitutivo della teologia): come possiamo riflettere la visione dell’uomo che la rivelazione ci consegna in maniera dinamica, oltre la logica binaria e in modo che possa diventare ingrediente della polpetta? E non un ingrediente qualsiasi, ma quello che le dà sapore e la rende appetibile?
L’alterità fa problema
A ben vedere entrambe le posizioni contrapposte hanno un problema: l’alterità. Penso in particolare all’alterità uomo/donna, costitutiva del sacramento del matrimonio, in quanto segno della comunione fra il totalmente Altro e l’umano, ma è altrettanto decisiva l’alterità rappresentata da popoli, etnie, appartenenze diverse, che richiede una «patria» accogliente e non esclusiva. Riflettere, discutere, approfondire tale tematica è urgente perché la nostra predicazione, catechesi, liturgia, diakonia abbia senso e non si limiti a rincorrere le urgenze.
Infine, mi sembra sorprendente notare come il magistero dell’alterità e una visione dinamica dell’umano venga oggi evocata da persone ottantenni, quali papa Francesco e Sergio Mattarella. Mi chiedo: gli adulti (cinquantenni, ad esempio) dove sono? E constato con rammarico e simpatia che i nonni sono più avanti di noi.
Come materiale per la riflessione e la lettura propongo di iniziare dal discorso del presidente della Repubblica a Rimini e dal colloquio di papa Francesco con i gesuiti portoghesi. Testi che hanno bisogno di essere meditati e discussi, magari nelle nostre comunità o gruppi, per confrontarli dialogicamente con le visioni dell’umano che imperversano nel nostro contesto.
- Romasette.it, 29 agosto 2023
Bergoglio Mattarella è vero rappresentano il peggio del fermento sessantottino. Io sono sessantaduenne e comprendo benissimo come il messaggio di Cristo sia netto e preciso senza sbavature o inutili orpelli fantasiosi. Ricordo anche come il mio insegnante di Teologia dogmatica ha chiaramente detto che l unico oggetto della teologia cattolica è Dio. Tutto ciò che distrae viene da un altra parte.
PS Mattarella è il peggior uomo mai salito al potere per le bugie e le discriminazioni avvallate durante il covid fino ad oggi.
I pensieri di “altri uomini” (s. Pietro?) sembrano far parte della rivelazione cristiana. I soliti post apodittici che non rispondono ad argomenti con altri argomenti ma si nascondono dietro i soliti feticci intellettuali (alterità, complessità ecc.), quelli si sono oramai stucchevoli.
I commenti dimostrano chiaramente l’incapacità di comprendere l’alterità, nascondendosi dietro blasonati pensieri di altri uomini.
Gli ottantenni solitamente conosco il mondo meglio dei cinquantenni. E si vede.
Temo che il teologo Lorizio avrà molti problemi a far quadrare la sua visione “dinamica dell’uomo” con l’irritante e pervicace (from Genesys to Revelation… come cantavano i Clash) binarismo della S. Scrittura. D’altronde il “teologichese” di tanti nostri teologi (fatto dei vari totalmente altri, già e non ancora o degli svariati dii dei gesù cristi) già li ha relegati ad una distanza siderale tanto dal popolo quanto dalla Rivelazione. Quanto al vero/falso o all’on/off si rassegni il teologo Lorizio: spesso non è una semplificazione della “complessità” (altro feticcio intellettualistico tirato fuori a sproposito in ogni dove) ma la pura e semplice realtà. Una realtà senza la quale non si riuscirebbe nemmeno ad accendere o spegnere la luce di casa o a far funzionare i nostri bei device.
Un 52enne ancora cattolico.
Dal punto di vista logico, se Dio è “uno e trino” non è binario (se gli elementi coinvolti sono tre, non sono due).
Tra l’altro, una relazione a due è lineare, ma già una relazione a tre è complessa, e questo non è un “feticcio intellettualistico”.
Ma sinceramente non è che Murgia sia così sofisticata, cioè alla fine non è San Paolo il primo a dire che “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.”?
Siamo messi così male da aver bisogno di appicciare sopra l’etichetta queer per vedere il nocciolo del Vangelo?
Vannacci nemmeno lo prendo in considerazione…
Cioè San Paolo era favorevole ai matrimoni omosessuali e alla gestazione per altri (utero in affitto)?
Devo andare subito a comprare un’edizione aggiornata del Nuovo Testamento.
I cinquantenni dove sono ?
E: proprio qui il problema Il papa gesuita in Portogallo ha parlato ai gesuiti portoghesi ,il più: giovane dei quali ha …56 anni!
La Compagnia di Gesu’ dagli anni 50 ad oggi ha visto dimezzarsi i suoi membri ( da 36.000 a 17.000) . Dei milioni di giovani che sono andati alla GMG di Lisbona chi pensa di entrare nella Compagnia di Gesu’: ? Almeno 100, 10, uno ,o nessuno ?
Questi numeri ci dicono che un certo modo di prendere la religione, diciamo il modo modernista tutto proteso a ridurre la fede cattolica a dimensioni solo etico- dociali- politiche ,ha fatto il suo tempo, e che quando svomparira’ la a generazione dei sessanta- settanta- ottantenni questo modo di vivere la religione svomparira’ con loro. Al giorno d’ oggi c: e’ certo sete di dpiritualits’ e di Dio, ma i giovani di oggi non hanno il cervello deformato dall’ ideologia che ha permeato la generazione di chi oggi ha settanta-ottanta anni.Se credono nell’ ideologia LGBQTA+ se vogliono vivere secondo le teorie “queer” non hanno nessun bisogno di farlo con il.petmrsdo dei teologi e dei preti. Se invece sono giovani che cercano un messaggio alternativo alla moda del momento, certo non lo cercano fra i vecchi rimasugli delle ideologie anni 60.