Onde gravitazionali: ecografia dell’universo

(Marco Bernardoni)

onde-gravitazionali

Onde gravitazionali generate da due buchi neri

Ora pare che la conferma ci sia. Per la prima volta, un gruppo di scienziati ha rilevato in modo diretto l’esistenza di onde gravitazionali. Si tratta, in sostanza, di increspature nel «tessuto» dello spazio-tempo prodotte in qualche parte dell’universo da eventi particolari (dei veri «cataclismi astrofisici»), che si propagano portando sulla Terra informazioni relative alla loro origine e alla natura della gravità. Qualcosa di analogo, per capirci, alle onde che increspano la superficie di uno stagno su cui si muove un oggetto.

Che questo fenomeno esistesse era stato previsto ma non era mai stato osservato prima. Le onde gravitazionali sono infatti molto difficili da rilevare, perché la gravità è la più debole delle quattro interazioni fondamentali che agiscono in natura. In teoria qualsiasi massa in movimento le produce. Ma per sperare di poterle misurare occorre intercettare eventi che coinvolgono sorgenti di dimensioni astronomiche (come in questo caso, il processo di fusione di due buchi neri collassati uno sull’altro), o estremamente energetici (come l’esplosione di una stella supernova). Occorre inoltre una strumentazione adeguata a misurare vibrazioni che ritmicamente stirano e comprimono quantità infinitesimali di spazio, la cui messa a punto è iniziata negli anni Sessanta del secolo scorso.

L’importante risultato – pubblicato lo scorso 11 febbraio sulla rivista Physical Review Letters – porta un’altra decisiva conferma alla teoria della Relatività generale di Einstein (formulata in uno dei famosi articoli del suo Annus mirabilis, il 1915), con la quale egli introdusse una descrizione della gravità molto diversa da quella di Newton, parlando di una curvatura dello spazio-tempo causata dalla massa e dall’energia. La scoperta è frutto dell’impegno congiunto di due collaborazioni internazionali, le sole ormai in grado di sviluppare progetti tanto complessi e onerosi, una delle quali fa capo all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare italiano e al Centre National de la Recherche Scientifique francese.

«Questo risultato rappresenta una pietra miliare nella storia della fisica, ma ancor più è l’inizio di un nuovo capitolo per l’astrofisica», ha commentato il coordinatore della collaborazione scientifica italo-francese, perché «osservare il cosmo attraverso le onde gravitazionali cambia radicalmente le nostre possibilità di studiarlo: fino ad ora è come se lo avessimo guardato attraverso delle radiografie, mentre adesso siamo in grado di fare l’ecografia del nostro universo».

L’eco mediatica della notizia è stata comprensibilmente enorme. «È un trionfo per la scienza», commentava un noto fisico e divulgatore scientifico. Non c’è dubbio che il risultato confermi ancora la straordinaria efficacia di una conoscenza scientifica del reale. E tuttavia lo stupore tiene aperta la domanda: da dove viene all’uomo, o quale relazione con la realtà sostiene una capacità euristica in grado di precorrere per via teorica una conoscenza del mondo tanto precisa? Qui la scienza, fedele a se stessa, chiede «collaborazione»: la profondità del reale invoca tanti e diversi saperi. Perché la conoscenza sia sapienziale.

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Un commento

  1. gian scj 15 febbraio 2016

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