Surriscaldamento globale, scioglimento dei ghiacciai… ed estinzione degli agnelli? Forse di questo voleva discettare l’esperto meteorologo, nello spazio dedicato alle previsioni del tempo, durante la diretta sulla tv italiana LA7, a pochi giorni dalla Pasqua? Non una banale rivendicazione di qualche associazione animalista, quella andata in onda il 21 marzo, ma una strenua difesa dell’animale dal pelo bianco lanoso per la quale si è pure scomodato il Buon Pastore.
Tra venti forti e mareggiate, temperature massime e minime, l’anchorman ha fatto proiettare sullo sfondo l’immagine di di due candide pecorelle con l’augurio di “buone feste” (al minuto 3,40 circa del video in fondo all’articolo).
«Siamo in prossimità della Pasqua. Gli auguri di buone feste dovremmo farli noi a questi agnelli, augurando che possano fare delle buone feste» ha detto invitato a visitare il sito internet di Animalequality, un’organizzazione che si “impegna a costruire un mondo migliore per gli animali”.
«C’è un problema di merito: carne sì carne no, ognuno la pensa come vuole – ha proseguito il meteorologo -. Ma c’è soprattutto un problema di metodo: andate su uno di questi siti, guardate come arriva nel vostro piatto questa carne, questi cuccioli, non lo fate vedere ai bambini perché è meglio che non lo vedano. Credo che senza ipocrisia… uno guarda queste cose e poi decide in coscienza se ce ne è bisogno, se è assolutamente necessario». Rivolto all’ipotetico difensore del tradizionale pranzo a base di costine d’agnello, ha aggiunto: «E’ una tradizione… ne abbiamo buttate a mare tantissime di tradizioni senza battere ciglio. Questa… non fatevi ingannare…».
Ma il “colpo di teatro” è arrivato sul finale, quando è apparso sul monitor il Buon Pastore ritratto in un’icona.
«Per evitare che vi facciate strane idee, strani alibi, vi ricordo – perché qualcuno punta anche su questo – che nell’iconografia classica del Cristo con l’agnello, del Buon Pastore, l’agnello viene sempre portato vivo sulle spalle, non c’è nessuna iconografia del Cristo che di questo agnello fa un altro uso». E, infine, l’invito dal sapore minaccioso: «Pensateci un attimo. Queste cose forse sembrano inutili, in un momento in cui ci sono cose anche molto gravi, ma si parte anche da questo per avere un minimo di sensibilità sulla sofferenza anche degli animali».
Senza andare a scomodare biblisti e teologi, sono andato a rileggere i significati simbolici degli animali nel Bestiario Cristiano, edito dalle EDB, alla voce “A” come Agnello.
«Nessun’opera antica ha prestato speciale attenzione a questo cucciolo di animale, a parte naturalmente i trattati sull’allevamento del bestiame e quelli di arte culinaria; quanto al suo uso metaforico, come modello di comportamento l’agnello appare del tutto improponibile e nelle favole non ha mai il ruolo di protagonista» si legge nell’introduzione al capitolo. Secondo l’antologia che raccoglie i simboli e le figure zoomorfe che hanno accompagnato la storia del cristianesimo e della Chiesa «è al cristianesimo che l’agnello deve interamente la sua fortuna sia nella letteratura che nell’iconografia: trasformato in simbolo, campeggia sulle pareti delle nostre chiese, è cantato negli inni liturgici, sta al centro stesso di ogni catechesi; ancor oggi, lo consumiamo sopratutto a Pasqua seguendo una tradizione millenaria che nei simboli trova motivo di sopravvivenza, anche quando di questi simboli si è perduta consapevolezza».
L’agnello, per farla breve, è sceso molte volte dalle spalle del Buon Pastore, tanto che viene associato allo stesso Cristo, immolato, ucciso dopo aver patito. Ecco il “simbolo” della “passione della croce” a cui fa riferimento, per esempio, Giustino nel Dialogo con Trifone: «L’agnello arrostito viene cotto formando una figura simile a quella della croce: uno spiedo diritto viene conficcato dalle parti inferiori fino alla testa, l’altro attraverso il dorso, e ad esso si attaccano anche le zampe dell’agnello». Con buona pace degli animalisti, dei vegetariani… e dei meteorologi.
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