«Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…». Inizia così la saga cinematografica di Star Wars (Guerre Stellari), space-opera creata da George Lucas, patchwork spregiudicato che miscela western, fantascienza, fantasy e saga familiare. Pur avendola concepita fin dall’inizio come opera in nove atti, Lucas condensò l’arco narrativo da lui ideato in sei pellicole. I primi tre film sono stati prodotti dal 1977 al 1983 e formano la cosiddetta trilogia originale (Episodio IV, V, VI), mentre dal 1999 al 2005 Lucas produsse una nuova trilogia prequel (Episodio I, II, III), con lo scopo di mostrare la trasformazione di Anakin Skywalker – l’eletto chiamato a ristabilire l’ordine nella Forza – in Darth Vader, il più famoso cattivo della storia del cinema, e con esso la fine della Repubblica e la nascita dell’Impero Galattico.
Nell’arco di quasi quarant’anni il media-franchise della saga si è arricchito sempre più: con romanzi, videogiochi, fumetti, serie animate, un corpus narrativo così vasto che ha costretto Lucas a un sistematico riconoscimento canonico delle produzioni che sviluppavano in maniera ortodossa l’universo da lui creato.
Il passaggio alla Disney
Nel 2012, la Lucasfilm viene acquistata dalla Walt Disney Company, la quale annuncia la produzione di una nuova trilogia susseguente alle prime due. Il primo film Star Wars: Il risveglio della Forza (Episodio VII), diretto da J.J. Abrams, è stato proiettato nel dicembre 2015. Parallelamente a questo progetto, Disney aveva annunciato anche una serie di film con lo scopo di affiancare la nuova trilogia inaugurata da Abrams, chiamati Star Wars Anthology. Si tratta di spin-off della saga, ognuno incentrato su uno specifico personaggio dell’universo di Star Wars. L’idea è di far uscire un nuovo film della saga ogni anno, alternando nuova trilogia e spin-off.
Rogue One. A story of Star Wars è il primo film della serie Star Wars Anthology, diretto da Gareth Edwards, già apprezzato per Monsters e Godzilla. Ambientata poco prima degli eventi di Episodio IV, il primo film della trilogia originale del 1977, la pellicola narra le vicende di un gruppo di ribelli in missione per rubare i piani della nuova arma dell’Impero Galattico, la Morte Nera: un’arma di distruzione di massa capace di distruggere interi pianeti.
La storia procede in modo piuttosto lineare, intrattenendo piacevolmente lo spettatore per tutto l’arco della pellicola, ma ciò che colpisce fin da subito di Rogue One è l’aspetto visivo, che in alcuni momenti raggiunge lo stato dell’arte. Edwards, infatti, dimostra una fedeltà quasi maniacale alle estetiche della trilogia originale, riprendendone esattamente la componentistica, la tecnologia, perfino gli arredi domestici. Evidenti anche i richiami pittorici a Max Ernst e John Martin. Per certi versi, però, questo desiderio di porre la nuova pellicola nel solco estetico e narrativo di ciò che abbiamo visto in Episodio IV risulta a tratti eccessivo. Ritroviamo, infatti, il glaciale generale Tarkin nonostante l’attore che lo interpretava, Peter Cushing, sia morto nel 1994: il personaggio è stato completamente ricostruito in computer graphics. Questa scelta, seppur spettacolare, ha aperto un ricco dibattito in rete sull’eticità di riportare in vita attori defunti.
Della precarietà del bene
Per quanto possa sembrare retro, Rogue One riesce a essere il più attuale tra i film della serie. Edwards costruisce un action movie rileggendo scenari della guerra del Vietnam, dello sbarco in Normandia, fino al catastrofico epilogo umano ed ecologico della bomba atomica. Inoltre le scene sul pianeta Jeddha richiamano criticamente la presenza americana in medio-oriente. In linea con le produzioni americane contemporanee, Rougue One non ci mostra eroi senza macchia: nessuno è “buono” in questa nuova pellicola e in fondo Star Wars non è mai stata una storia sul confronto manicheo tra bene e male. La Forza – entità impersonale che pervade l’universo – è al di là del bene e del male e può essere usata in ugual misura per portare ordine o caos. Tema della saga, come di Rougue One, è piuttosto la precarietà del bene e delle scelte, spesso ingiuste, che sono necessarie per mantenerlo.
Detto questo Rogue One è uno dei migliori film di Star Wars degli ultimi anni e dimostra ancora una volta come la saga di Lucas sia a tutti gli effetti un’opera mondo: così definiva F. Moretti alcune opere letterarie difficilmente catalogabili del XVIII e del XIX secolo. Opere dal carattere universale, aperte a un numero pressoché infinito di interpretazioni, scritte per un’intera società piuttosto che per il singolo.