Avevo i capelli decisamente lunghi e ho pensato bene di andare dal barbiere. Lì trovo un altro cappellone come me, ma meno giovane, che non vedevo da molto tempo. Iniziamo a parlare del più e del meno. Il discorso tende fin da subito verso una china pericolosa. Anticipato da frasi come «ai nostri tempi» – evidentemente trent’anni di differenza non impediscono al mio interlocutore di considerarmi suo coscritto, o forse è perché sono un prete –, «i miei genitori» e «una volta invece», arriva inesorabile il peana dei tempi passati e dei giovani che lo popolavano. Insomma, i giovani di una volta. Per dare maggior spessore all’apologia, poi, il mio amico passa a critiche accese nei riguardi dei giovani, «quelli che ci sono oggi», come a dire «quelli che ci ritroviamo ad avere adesso». Da semplice nostalgia, siamo arrivati ad un’invettiva neanche tanto velata dei giovani. Spero che almeno non si raggiunga l’apice del luogo comune: «il problema è che oggi i giovani non hanno valori». Speranza vana.
In realtà, questa sensibilità e queste posizioni sono sintomo di un disagio rilevante e vero, un problema di comunicazione e trasmissione tra le generazioni che è evidente a tutti. Forse è anche vero che tale problema, fisiologicamente presente in ogni epoca, oggi ha un volto inedito, per alcuni più preoccupante.
Ma non è vero che i giovani non hanno valori. Anzi, ne hanno molti. Aspirano a cose altissime e credono a principi cristallini, purissimi, quali l’amore, l’onestà, l’amicizia, la verità… Ad un incontro con un gruppo di adolescenti, qualche anno fa, una ragazza mi parlava dell’“amore vero”. Di fronte alla mia faccia perplessa e alla mia domanda canzonatoria: «ma dov’è, questo amore vero?», lei mi fissa e mi dà del cinico. E gli altri erano d’accordo con lei.
No, i giovani d’oggi hanno molti valori. Non è facile che si assuefacciano alla durezza della vita e, davanti a lavori poco gratificanti o a facili compromessi, sentono impellente e forte il disagio personale, forse di più dei giovani di una volta. Sono portatori, nel profondo, di un desiderio di costruttività bello e grandioso.
Ma la difficoltà oggi sta nel passaggio concreto, nell’incarnare questi valori, perché significa inevitabilmente averli non nella loro forma pura, ma “indossati” sulle situazioni particolari, sulle nostre taglie, ognuna diversa, nella quotidianità della vita. La differenza che passa tra l’idea di un vestito e il vestito stesso, sgualcito, magari con un macchia, sempre da stirare: l’idea perfetta del vestito non meritava di essere così rovinata.
Così il passaggio da “per sempre” a “ogni giorno”, da “amore” a “progetto d’amore”, da “verità” ad “autenticità” diventa difficoltoso, faticoso e troppo spesso è un cammino senza guide credibili. Il rischio di gettare la spugna e di annegare nel cinismo – quello vero – è sempre dietro l’angolo. I giovani di oggi credono molto nei valori; il rischio, semmai, è che credano troppo poco in sé stessi.