I reperti archeologici dei tempi biblici non sono certo una rarità. Ma questo di cui parla il Jerusalem Post, può esserlo davvero. Almeno così ritengono i ricercatori dell’Università di Gerusalemme. Riguarda il ritrovamento di un anello che potrebbe essere appartenuto a Ponzio Pilato.
Un anello di bronzo trovato ad Herodion, in Cisgiordania, potrebbe forse essere appartenuto al governatore romano Ponzio Pilato. È ciò che pensano almeno i ricercatori dell’Università ebraica di Gerusalemme.
Il giornale Jerusalem Post di giovedì, 29 novembre, scrive infatti che, con l’aiuto di una speciale macchina fotografica dell’ufficio israeliano per l’antichità, è stato possibile decifrare l’iscrizione “Pilatus” in caratteri greci.
Secondo l’informazione del quotidiano, i ricercatori lo attribuiscono, tra l’altro, al governatore romano Ponzio Pilato, poiché il nome Pilato in Israele nel primo secolo era estremamente raro. Inoltre, l’anello indica una persona di una certo rango sociale e benestante.
I ricercatori ritengono che l’anello, di semplice fattura, potesse essere utilizzato nella vita quotidiana.
Probabilmente avrebbe potuto appartenere anche ad un funzionario di Pilato per indicare che egli agiva in suo nome.
Pilato fu prefetto dell’imperatore romano Tiberio dal 26 fino al 36 dopo Cristo, nelle province della Giudea e della Samaria.
Pilato, secondo la tradizione biblica, è storicamente conosciuto per aver condannato alla morte di croce Gesù Cristo. Nel Nuovo Testamento il suo nome compare in due altri passi: il primo, dove il Vangelo di Luca riferisce dell’assassinio dei pellegrini di Galilea da lui ordinato (Lc 13,1,2) e, il secondo, dove si parla dell’inizio del ministero pubblico di Giovanni Battista (Lc 3,1).
L’anello era stato trovato verso la fine degli anni ’60 fra le migliaia di reperti durante uno scavo del prof. Gideon Foster, ma è stato studiato solo recentemente.
Secondo questa ricerca, si tratta probabilmente di un anello in bronzo da sigillo, con inciso un recipiente di vino e una scritta in greco.
L’unica iscrizione finora conosciuta col nome di Pilato si trova su una pietra arenaria trovata a Cesarea, che probabilmente proveniva da un tempio e che poi fu usata come gradino di un teatro. Per mancanza di prove, si discusse q lungo se si trattasse effettivamente di una personalità storica di nome Pilato.
Sulla figura di Pilato si suggerisce il breve testo narrativo del premio Nobel per la letteratura Anatole France Il procuratore di Giudea, disponibile da EDB nella traduzione del filosofo Silvano Petrosino, che cura anche la nota di lettura.
Nei Campi Flegrei, dove soggiornano per ristorare corpo e spirito, un Pilato ormai vecchio e acciaccato ricorda, insieme all’amico Elio Lamia, i suoi trascorsi in Giudea, parentesi turbolenta di un’onorata carriera. Quando la conversazione si sposta sul Nazareno morto in croce, Pilato rivela una spiazzante dimenticanza: non ha memoria di lui. L’amico, al contrario, ricorda con nostalgia quella terra e, in particolare, una bellissima danzatrice ebrea, scomparsa all’improvviso per seguire i discepoli di un giovane taumaturgo.
– La scritta sull’anello non è PIlatus ma Pilato = (Appartenente) a Pilato.
– L’iscrizione di Cesarea (Marittima.da non confondere con Cesarea di Filippo) recava scritto:
…S Tiberieum
…ntius Pilatus
…ectus Ioud(ea)e
Sul libro di Anatole France, Il procuratore di Giudea, si può vedere anche una segnalazione di R. Mela su questa stessa rivista