Con una dinamica che è trasversale alle diverse confessioni e religioni, le scuole di teologia a livello accademico negli Stati Uniti stanno conoscendo un processo di profonda trasformazione.
Tre i movimenti in atto di maggiore rilievo: un sempre più accentuato passaggio dall’insegnamento in loco a programmi di studio online; la fusione di scuole teologiche con affiliazioni confessionali diverse tra loro; la creazione di consorzi di scuole teologiche, con condivisione di corsi, risorse umane e documentali.
Le ragioni che stanno spingendo verso questa trasformazione sono principalmente quelle di una diminuzione del numero degli studenti immatricolati e il tentativo di un controllo dei costi che renda sopportabile la presenza della teologia e della formazione ai ministeri a livello accademico.
Da registrare, inoltre, anche alcuni cambiamenti significativi nel paesaggio degli studenti che si immatricolano presso le scuole di teologia. Sia per quanto riguarda l’età (con un calo dei giovani in età universitaria e un incremento dei trentenni e cinquantenni), sia per quanto riguarda la provenienza etnica (diminuzione del ceto caucasico, forte incremento di quello ispanico, progressiva crescita di quello asiatico e afro-americano). Soprattutto in merito a questo ultimo aspetto, le scuole di teologia diventano lo specchio dei cambiamenti in atto all’interno della popolazione religiosa statunitense.
Per far fronte ad essi, si va da soluzioni radicali, con un completo passaggio all’online di tutto il curricolo di studi e titoli teologici, oppure con una totale riscrizione del curricolo stesso imperniata più sui modi e sulle competenze per affrontare il fenomeno religioso che sul sapere specifico legato a ogni forma di appartenenza religiosa, ad altre che cercano di bilanciare innovazione e contestualizzazione con forme più tradizionali sia di insegnamento sia di apprendimento disciplinare specifico.
In ogni caso, è chiaro che il modello tradizionale va verso l’esaurimento della sua funzione, finendo per rappresentare più un impedimento che una possibilità per la coltivazione del sapere teologico e della formazione ministeriale – sia all’interno delle diverse comunità religiose, sia a livello professionale.
Il modello online
Se il modello online permette un radicale abbattimento dei costi e una trasversalità inter-religiosa e inter-culturale difficilmente realizzabile mediante il canone tradizionale, esso comporta però il venire meno di quella socializzazione che si genera attraverso la condivisione di vita tipica dell’insegnamento e apprendimento in loco.
Inoltre, diventa più difficile la creazione di un rapporto di accompagnamento stabile tra professori e studenti.
I processi di fusione e quelli di consorzio rispondono alla medesima esigenza di controllo dei costi e accentuano il profilo inter-religioso dell’apprendimento teologico, ma rischiano di non essere in grado di raggiungere quei ceti generazionali che mostrano maggiore interesse verso di esso.
Quello che si può dire è che in questo momento la disciplina teologica all’interno delle varie comunità religiose statunitensi sta vivendo una fase di vivace e incerta sperimentazione. Con alcuni elementi di fondo che diventano man mano sempre più chiari.
Quello più eclatante è, forse, la fine della possibilità di una coltivazione esclusivamente interna a una confessione religiosa di formazione al sapere teologico; e la conseguente necessità di incrociare tra loro tradizioni e istituzioni religiose di matrice diversa.
Un secondo passaggio, più problematico, riguarda il lento congedo dal sapere specifico a favore dell’apprendimento di competenze tecniche più generali. Se questo rispecchia sicuramente i fenomeni di trasformazione della religione e delle forme di appartenenza religiosa in corso, e quindi risponde a una richiesta del mercato, rischia però di mancare quelle dinamiche di marcata riconfessionalizzazione che caratterizzano alcuni tratti della ricomposizione dell’identità personale in un’epoca sempre più complessa e apparentemente ingovernabile.
E in Europa?
Dal nostro lato dell’Atlantico si può guardare con scetticismo e distacco a questi processi di trasformazione delle scuole di teologia negli Stati Uniti. Ma l’inerzia in cui versa la teologia europea rischia di essere ben più compromettente per il suo futuro di quanto non lo sia lo sperimentalismo americano. Soprattutto se si tiene conto del fatto che, qui da noi, sembra mancare quasi del tutto la consapevolezza che il modello che continuiamo a praticare, sia nelle sue forme che nei suoi contenuti, non ha semplicemente le ore contate, ma già non raggiunge più i vissuti reali degli studenti che ancora frequentano le nostre istituzioni.
Il rischio di una circolazione delle religioni senza teologia nei territori europei è ben più grave, non solo per le confessioni religiose, che il ripensamento radicale dell’organizzazione del sapere teologico nell’accademia e nella cultura del nostro continente.