Bergamo: la diocesi si ristruttura

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La diocesi di Bergamo, stimolata dalla “lettera circolare” del suo vescovo, Francesco Beschi, “Camminare insieme nella gioia del vangelo” del 26 agosto 2016, sta cambiando volto. Dopo la sua quinta visita pastorale in diocesi, in sette anni di episcopato!, ha avvertito l’esigenza di un ripensamento radicale degli attuali ventotto vicariati locali. La spinta del Vaticano II ad interagire più positivamente con il territorio, a Bergamo, come in tante altre realtà diocesane per la verità, non ha dato il frutto sperato.

I motivi di un rilancio

I motivi sono tanti. Mons. Beschi ne enumera lucidamente i principali: il venir meno della spinta partecipativa a tutti i livelli, la pesantezza e l’impressione di inutilità degli organismi pastorali, la debolezza del vicariato nei confronti della parrocchia e della figura del parroco, la nascita delle unità pastorali e la sensazione di una moltiplicazione insostenibile di strutture ecclesiali, il ripiegamento su dinamiche interne alla comunità cristiana, la difficoltà ad esprimere in modo generativo il rapporto tra comunità cristiana, società civile, storia contemporanea, il venir meno di una presenza laicale a livello di responsabilità programmatiche, la difficoltà a sostenere le finalità iniziali del vicariato a fronte della diminuzione e dell’invecchiamento del clero e anche dei laici. La dice lunga il fatto che circa la metà dei vicariati non ha costituito e continua a non avvertire la necessità del consiglio pastorale vicariale.

Queste ragioni bastano e avanzano per lanciare, anche e soprattutto alla luce delle tante sollecitazioni di papa Francesco nell’Evangelii gaudium, una riforma di questa struttura ecclesiale.

Le finalità dell’operazione in corso sono e vogliono essere essenzialmente pastorali, come la riscoperta del “territorio”, avendo come punti di riferimento i cinque ambiti del convegno ecclesiale di Verona: amore e relazioni, lavoro e festa, fragilità umane, tradizioni ed educazione, cittadinanza e politica. A tale scopo sarà determinante il coinvolgimento convinto e corresponsabile dei laici a partire dalle loro competenze proprio negli ambiti ricordati.

Solo in questo modo sarà possibile un nuovo cammino ecclesiale che, grazie ad un effettivo coinvolgimento di tutte le forze in campo, diventi «rappresentativo di uno stile in cui le relazioni fraterne e la passione per l’annuncio del vangelo non siano solo l’esito finale, ma la forma stessa del processo che stiamo avviando».

Al centro di questo processo troviamo una duplice proposta e scommessa insieme: quella delle tredici “comunità ecclesiali presbiterali” (CET), al posto degli attuali ventotto vicariati, e quella delle “fraternità presbiterali” (coincidenti sostanzialmente, sul piano numerico, con gli attuali vicariati locali). Non si tratta semplicemente di una riorganizzazione di quanto già esiste; è in gioco piuttosto, per la chiesa di Bergamo, una maggiore coerenza storico-geografica, da una parte, e un’effettiva maggiore rilevanza sociale e culturale, dall’altra.

Alimentare la condivisione

Mons. Beschi si attende molto dalle fraternità presbiterali. Non per nulla il tema della fraternità era stato oggetto della sua lettera pastorale ancora nel 2012. La fraternità presbiterale – precisa – non è solo una “questione di stile”. Nell’ambito della riforma dei vicariati, dovrebbe diventare indicativa di «un concreto modo di stabilire i rapporti tra preti che vivono sullo stesso territorio». Non si tratta assolutamente di creare una struttura parallela o alternativa alla comunità ecclesiale territoriale. Tende invece ad alimentare la fede del presbitero e le sue competenze pastorali. Nel momento in cui un gruppo di presbiteri tenta di vivere rapporti significativi al suo interno, diventa inevitabilmente «segno e testimonianza di una fraternità più vasta che abbraccia l’intera comunità».

Giustamente il vescovo ripone molta fiducia nel rilancio della spiritualità dei suoi presbiteri proprio pensando all’impegnativa proposta delle comunità ecclesiali territoriali.

Le CET sono una scommessa sul presente e sul futuro in una realtà ecclesiale come quella della Chiesa di Bergamo che conta attualmente anche una ventina di unità pastorali nelle quali sono state coinvolte finora (solo) 85 parrocchie sulle 389 esistenti in diocesi. Entro il 2018 è prevista la definitiva entrata in vigore sia delle 13 comunità ecclesiali territoriali che delle 28 fraternità presbiterali.

Ogni comunità ecclesiale territoriale avrà un vicario territoriale, un consiglio pastorale territoriale, una giunta presbiterale, cinque coordinatori delle “terre esistenziali” (corrispondenti ai cinque ambiti del convegno ecclesiale di Verona), i referenti parrocchiali (delle CET), il segretario territoriale.

«Come si può constatare, aveva scritto mons. Beschi ancora nel testo fondativo del 2016, si tratta di un cammino impegnativo che si propone di alimentare una condivisione non semplicemente formale e strutturale, ma facendo crescere soprattutto una coscienza ecclesiale diffusa in ordine alla missione della Chiesa e alla fraternità come stile di vita».

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