«La tradizione liturgica ha dato una impronta inconfondibile alla nostra Chiesa locale: essa è un giardino da coltivare con rinnovato amore e passione, senza mai rassegnarci a stanchezze e pigrizie che – anche quando non degenerano in abusi – finiscono per indebolire la forza formidabile della liturgia da cui nasce e sempre si edifica la Chiesa». Sono le parole conclusive del decreto con il quale il vescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi, ha dato attuazione nella sua diocesi al motu proprio Traditionis Custodes, sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970. Il cardinale rileva come la celebrazione avviata nel 2007 in una chiesa parrocchiale risponda già alle caratteristiche previste dalle disposizioni di papa Francesco e pertanto ne autorizza la prosecuzione domenicale e festiva, stabilendo che il rito abbia luogo nella stessa chiesa parrocchiale in attesa di individuare una chiesa non parrocchiale idonea.
Con il motu proprio Traditionis custodes (TC) del 16 luglio 2021, immediatamente entrato in vigore, Papa Francesco ha stabilito che «i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, siano l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano» (TC, n. 1). Nella lettera che accompagna il motu proprio, il Romano Pontefice ha esortato i Vescovi a operare, nei tempi che saranno necessari, perché si torni a una forma celebrativa unitaria del Rito Romano. Al tempo stesso il Santo Padre ha affidato ai Vescovi diocesani la competenza esclusiva per regolare la possibilità, per gruppi di fedeli, di partecipare all’Eucaristia in modo conforme al Missale Romanum edito da San Giovanni XXIII nel 1962, sempre alla luce degli orientamenti indicati nello stesso TC.
A Bologna, già nel 2007, subito dopo l’entrata in vigore del motu proprio Summorum Pontificum (SP) di Papa Benedetto XVI, si è avviata, nella chiesa di S. Maria della Pietà, la celebrazione festiva stabile della Messa secondo la forma straordinaria del Rito Romano, prevista dallo stesso SP, officiata da presbiteri appositamente incaricati dal Card. Arcivescovo Carlo Caffara. Questa celebrazione già risponde alle caratteristiche previste da TC all’articolo 3, come ho potuto verificare in occasione della consultazione effettuata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2020. Siamo quindi nelle condizioni per iniziare ad attuare nell’Arcidiocesi di Bologna il motu proprio Traditionis custodes.
Pertanto, con il presente
DECRETO
si stabilisce quanto segue:
- è autorizzata la prosecuzione della Messa di cui sopra secondo il Messale del 1962 (art. 2 TC);
- essa si svolgerà nelle domeniche e nelle altre feste di precetto (art. 3 § 3 TC);
- continuerà a tenersi per il momento nella chiesa di S. Maria della Pietà, seppur parrocchiale, in attesa di individuare una chiesa non parrocchiale idonea (art. 3 § 2 TC);
- incaricato della celebrazione e della cura pastorale dei fedeli partecipanti è Mons. Massimo Mingardi (art. 3 § 4 TC);
- conformemente alle disposizioni di TC, eventuali altre celebrazioni secondo il Messale Romano del 1962 dovranno essere singolarmente autorizzate (art. 2 TC);
- i presbiteri che intendono celebrare con il Messale Romano del 1962 dovranno essere autorizzati, a norma dell’art. 4 o dell’art. 5 di TC.
Nel dare queste disposizioni per provvedere nella nostra Diocesi al bene di quanti sono radicati nella forma celebrativa precedente al Concilio Vaticano II, è mio dovere chiedere a tutti un rinnovato impegno «perché ogni liturgia sia celebrata con decoro e fedeltà ai libri liturgici in cui si rispecchia la riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II, senza eccentricità che degenerano facilmente in abusi», come esorta Papa Francesco nella citata lettera. La tradizione liturgica, che ha dato un’impronta inconfondibile alla nostra chiesa locale, è un giardino da coltivare con rinnovato amore e passione, senza mai rassegnarci a stanchezze e pigrizie che − anche quando non degenerano in abusi − finiscono per indebolire la forza formidabile della liturgia, da cui nasce e sempre si edifica la Chiesa.
Bologna, 25 luglio 2021
+ Matteo Maria Zuppi,
arcivescovo
Grazie! La Messa in Latino e’ l’ultimo grande bene comune che tutti i Cattolici dovrebbero conoscere, onorare e rispettare. Si va in Chiesa per ‘PREGARE” non per per ‘svagarsi’ come in teatro. Se il Rito in Latino non si comprende, ci sono molti libri ed altri mezzi per studiarlo. La verita’ e’ che se non si comprende la Messa in Latino…molto probabilmente non si capisce neppure in Italiano. I cattolici (che si chiamano tali) non ricordano neppure il motivo per cui si dovrebbe andare in Chiesa. Purtroppo. Le tante Diocesi, obbediscono alle iniziative confuse e modernistiche; in verita’, seguono per … inerzia. Ma quelli che ci credono davvero nella CHIESA CATTOLICA E APOSTOLICA siamo in tantissimi nel mondo. Ed in Chiesa ci andiamo. Impariamo i testi in Latino, seguiamo, onoriamo ed a Messa finita, ci sentiamo arricchiti e meglio di prima. Non abbiamo bisogno di chitarre e mandolini, ne’ di cori e balli, per ‘sentirci in Chiesa. EVVIVA LA CHIESA!!
Scusa ma io ho cercato ovunque e non trovo alcuna messa in latino. Sapresti indicarmi una chiesa ? Grazie.
Siete alla FOLLIA. Già il mondo ha preso una piega bruttissima. Mo anche la Chiesa. Ma chi diavolo verrà ancora alla messa se non capisce niente di quello che si legge. A casa mia non basta sentire leggere i testi sacri. Devi riflettere al messaggio, devi spiegarlo devi capirlo, devi integrarlo nella quotidianità. Altrimenti che senso ha? ADDIO Chiesa.