In occasione della festa di San Vigilio (26 giugno 2018) il vescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, ha inviato alla sua diocesi la lettera pastorale «Il dodicesimo cammello». Riportiamo qui alcuni passi significativi rispetto alla forma che la Chiesa locale deve assumere nel contesto di vita del territorio.
«Lo Spirito Santo costruisce la Chiesa come luogo del gratuito, del dono per il dono. Con la forza dello Spirito, la Chiesa cresce come la comunità di coloro che si fanno dono: un cuore solo e un’anima sola (At 2,41.44; 4,32). La lo Spirito – ed è questa la grande notizia – si fa dono per riempire gratuitamente la bisaccia di ogni viandante. È la password di una santità che non odora di incenso, ma del profumo che esce dalla “porta accanto”, oltre la quale vivono donne e uomini che, inconsapevolmente, sono riflesso della presenza di Dio.
Per questo la Chiesa non può attardarsi a guardarsi allo specchio o nutrire paure da accerchiamento, mentre attorno freme la vita, quasi quella vita non le appartenesse. La sua profezia è, piuttosto, la dilatazione dell’umanità di Gesù, di cui riproduce gesti e parole. Il linguaggio dell’umanità, bello e innovativo, più delle formule dottrinali o delle scenografie liturgiche, dovrebbe costituire l’habitat naturale della Chiesa.
Essa è chiamata a riconsegnare solo ciò che ha ricevuto, senza far rumore, come “sale della terra” (Mt 5,13). Una chiesa umile che annuncia, come dice il Vangelo di Marco, che le è stata usata misericordia (cfr. Mc 5,19) e senza di essa resterebbe prigioniera delle proprie infedeltà e della propria fragilità».
«Da qui passa anche la conversione al Vangelo. Non è mai frutto di ricerca e sforzo personali, ma della disponibilità a lasciare operare lo Spirito Santo che si dona a noi nella gratuità. Agisce istillando quella nostalgia di Dio che è portatrice di pace interiore, ansia di riconciliazione, desiderio di relazione autentica».