Dopo aver affrontato il tema con il suo Consiglio presbiterale, il vescovo di Piacenza-Bobbio, Gianni Ambrosio, ha stilato, in collaborazione con l’Ufficio liturgico diocesano, un documento nel quale richiama e traduce per la sua Chiesa le norme contenute nel Rituale delle esequie e, soprattutto, nell’istruzione della Congregazione per la dottrina della fede Ad resurgendum cum Christo (25 ottobre 2016).
Il testo del vescovo è riportato dal settimanale diocesano Il Nuovo Giornale del 12 gennaio scorso. Il tema è la conservazione/dispersione delle ceneri.
L’istruzione vaticana ribadisce la sua predilezione per l’inumazione «come forma più idonea ad esprimere la fede e la speranza nella risurrezione corporale». Lo stile cristiano della sepoltura «porta in sé un’espressività simbolica insostituibile» e «i luoghi della sepoltura nella tradizione della fede si fanno luoghi di una memoria intensamente affettuosa… luoghi che diventano di speciale intensità e valore per le comunità quando custodiscono le spoglie di martiri e santi».
Tre sono i “no” pronunciati dall’istruzione:
– no alla conservazione delle ceneri in casa (anche se talune legislazioni lo permettono);
– no alla dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua e niente conversione delle ceneri in ricordi commemorativi (ad es., in pezzi di gioielleria);
– no alle esequie se il defunto avesse scelto la cremazione e la dispersione delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede.
Interessanti le considerazioni conclusive del breve documento. Le riportiamo integralmente:
«Con queste decisioni la Chiesa intende evitare ogni equivoco panteista, naturalista, nihilista.
La morte non è l’annullamento definitivo della persona, né una tappa nel processo di re-incarnazione, né fusione della persona con l’universo.
Queste pratiche, prima ancora che oscurare la fede, sembrano poco rispettose della morte e del comune sentire umano di fronte a questo mistero, perché di fatto portano ad affievolire progressivamente o addirittura a cancellare la memoria.
La potenza della risurrezione oltrepassa ogni limite umano e non è ostacolata dalle modalità di sepoltura. Tuttavia non solo la celebrazione delle esequie, ma anche le forme di sepoltura e gli stessi cimiteri, luoghi della memoria, possono favorire la testimonianza della fede in Dio e la speranza nella risurrezione».