Il terremoto in Friuli del 1976 ha avuto un triste bilancio: 989 morti, oltre 3.000 feriti e circa 100.000 senza tetto. Ma anche il patrimonio artistico custodito in tante chiese del territorio fu seriamente danneggiato. Una mostra dal titolo “Dalla polvere alla luce – Arte sacra nel terremoto 1976-2016” – inaugurata il 15 aprile scorso – racconta quanto è stato fatto in questi quarant’anni per recuperare chiese, sculture e dipinti.
Nei giorni successivi al sisma, dopo aver soccorso feriti e senza tetto, ci si mobilitò anche per la salvaguardia delle opere d’arte. Fu scelta la chiesa di san Francesco a Udine come punto di raccolta. Essa arrivò a custodirne ben 3.847.
Ci si pose il problema se restaurarle e distribuirle in vari musei. Prevalse l’idea di restaurarle e restituirle alle loro comunità. «La progressiva ricostruzione del Friuli – ha dichiarato Dania Nobile, conservatrice del Museo diocesano – permise a molte opere d’arte di reinserirsi nei contesti d’origine, oppure almeno nelle comunità di appartenenza».
Durante l’opera di recupero e di restauro, gli studiosi scoprirono che una parte dell’intero patrimonio culturale e artistico era stata fino ad allora, se non trascurata, almeno sottovalutata. Secondo Guido Genero, vicario generale e presidente della Commissione d’arte sacra dell’arcidiocesi di Udine, in questa azione di recupero e di restauro, «il Friuli si è manifestato come uno scrigno di opere d’arte di tutti i livelli, forse prima impensato».
L’intero Friuli ha sentito il dovere di ripristinare quanto faceva parte del paesaggio, contro la tentazione – suggerita da qualcuno – di radere al suolo tutto e di ricostruire ex novo oppure di lasciare le rovine perché diventassero testimonianza. Saggiamente, si è scelta la strada di una motivata continuità.
Il racconto di questi quarant’anni è ora esposto – tramite fotografie, pannelli e documenti – nella chiesa di Sant’Antonio Abate e nel Museo diocesano di Udine.
Questo recupero – secondo Giuseppe Bergamini, direttore del Museo diocesano – è stato «soltanto l’inizio di una nuova, splendida stagione che avrebbe visto il Friuli acquistare consapevolezza della propria identità, riappropriarsi delle proprie radici e rafforzarsi nell’orgogliosa convinzione di poter competere, anche sul piano artistico, con altre regioni d’Italia».
Anche secondo Franco Iacop, presidente del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, «il terremoto ha portato alla riscoperta della nostra identità culturale».
La mostra si articola in tre sezioni:
- la documentazione dei danni recati al patrimonio artistico religioso (chiese e statue),
- la raccolta delle opere nella chiesa di San Francesco a Udine, in gran parte restaurate e restituite ai luoghi d’origine,
- la valorizzazione del patrimonio salvato dal terremoto.
Tutto ciò manifesta l’amore della Chiesa per la custodia dei beni artistici.