Verona: idee per trasformare l’ex seminario

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Il Seminario San Massimo di Verona fu inaugurato nel 1960 in una zona strategica, ad ovest della città, su un’area di circa 17 ettari. L’opera era formata da un grande edificio centrale, a sua volta composto di tre blocchi destinati a ospitare spazi comuni, dormitori e altri servizi come cucine e persino un piccolo macello alle dipendenze della fattoria che serviva tutta la comunità del seminario, e da due ali speculari, occupate dal Seminario minore, mai usate a pieno regime.

Tra la portineria e il corpo centrale vi era la chiesa dedicata a san Giuseppe, al di sotto della quale un ampio auditorium interrato poteva contenere fino a 900 persone. Gli spazi esterni, di 170.000 mq, erano impiegati come terreni agricoli, parcheggi e aree per attività sportive.

Di tutto questo mastodontico complesso, oggi solo alcuni ambienti dell’ala nord sono usati dal Centro Pastorale Adolescenti e Giovani della Diocesi, mentre gli spazi restanti e gran parte dell’area verde risultano inutilizzati[1].

Dal luogo delle vocazioni alla vocazione del luogo

Questa la complessa struttura di un luogo di formazione culturale e spirituale che dal 1960 fino ai primi anni Duemila ha ospitato migliaia di giovani. Oggi però, in considerazione anche del calo delle vocazioni, si impone la necessità di dare una nuova vocazione al luogo delle vocazioni. Per questo la diocesi di Verona, con il sostegno di Fondazione San Zeno presieduta dal dott. Sandro Veronesi, ha organizzato la Call for ideas «Ex Seminario San Massimo. Dal luogo delle vocazioni alla vocazione del luogo»: un concorso di idee, aperto il 1° dicembre 2023 e chiuso il 27 marzo 2024, indetto per riqualificare e valorizzare questa immensa area di proprietà del Seminario vescovile e, in parte, della stessa diocesi di Verona.

Le proposte inviate dovevano tenere presente che l’interesse dell’ente proprietario è quello di conservare il carattere sociale di questi spazi e di mantenere l’edificio della chiesa, da anni ormai chiusa al culto, come luogo dello spirito e del silenzio. Inoltre, tra le tematiche alle quali si dovevano attenere i partecipanti rientrano la sostenibilità e la tutela ambientale, l’attenzione al coinvolgimento e alla partecipazione attiva della comunità, alla solidarietà e alla integrazione[2].

Lo scorso mese di giugno, la giuria multidisciplinare, presieduta da mons. Domenico Pompili, vescovo di Verona, e composta da altri membri tra i quali dott. Veronesi, ha annunciato i tre vincitori selezionati fra i 73 candidati di tutta Italia e di diversa natura, da studi di architettura e di ingegneria a scuole ed enti del Terzo settore. Per i tre vincitori Fondazione San Zeno ha offerto un montepremi complessivo di 50.000.

Il primo premio è stato assegnato alla proposta «Seminario Extra» presentata da Pool Landscape srl in collaborazione con alcuni architetti: destinare l’area, e in particolare gli spazi aperti, alla formazione nel settore agrario prevendendo anche la nascita di un mercato per la vendita di prodotti capace di favorire la cooperazione di varie realtà produttive veronesi.

La proposta «Quartiere San Massimo», presentata da OASI Architects Studio Associato in raggruppamento con Almo Collegio Borromeo, ha vinto il secondo premio: fare dell’ex Seminario un luogo di comunità che si sviluppi e si modelli sulla base delle esigenze della stessa comunità insediata. Il focus è dunque posto sul processo più che sul risultato, nell’ottica di un pieno coinvolgimento di tutte le realtà interessate.

È stata infine premiata la proposta «SEMIinARIA» ideata da Bunch Studio di Architettura, che ha suggerito di realizzare un luogo deputato all’integrazione dei giovani migranti, nella convinzione che i flussi migratori siano una risorsa e non un problema emergenziale. Anche questa idea promuove una partecipazione attiva e suggerisce un processo sostenibile economicamente e socialmente[3].

Con la proclamazione dei vincitori è terminata la prima fase di un lungo percorso, ancora tutto da definire, che ha aperto un dibattito e incentivato il coinvolgimento di tutti per la rinascita di un’importante area e per la salvaguardia della sua vocazione collettiva che lega indissolubilmente passato, presente e futuro. Si sono mosse molte idee che ora possono anche mescolarsi perché si definisca alla fine un progetto sostenibile in grado – ha ricordato don Luca Albertini, Rettore del Seminario vescovile veronese – di rigenerare l’area conservandone la sua natura originaria: un luogo formativo e di scoperta di vita[4].

La superiorità del tempo sullo spazio

Quanto iniziato sembra essere una traduzione concreta di ciò che papa Francesco ha espresso nell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium: la superiorità del tempo sullo spazio «permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati» e «significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi».

Dare priorità al tempo è «privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci»[5].

Il processo avviato si inscrive anche nella dottrina sociale della Chiesa che, a partire da At 4,35, ha più volte riaffermato la destinazione solidale dei beni. Con chiarezza incisiva è ancora il papa a ricordare che «la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata»[6].

Sono forse queste alcune indicazioni orientative che potrebbero permettere alle singole diocesi di affrontare con lungimiranza il fenomeno degli edifici ecclesiastici il cui numero, in particolare in Europa e nel Nord America, risulta essere sproporzionato rispetto a quello attuale di fedeli, sacerdoti e consacrati.

Non solo Verona, però. Si segnali il percorso di rigenerazione che ha riconsegnato ai cittadini di Faenza (RA) l’intero complesso salesiano con il suo valore di patrimonio collettivo e di memoria condivisa che intreccia passato, presente e futuro[7].

È la stessa rigenerazione che a Padova ha interessato il Palazzo vescovile quando, in occasione del Giubileo del 2000, si è inaugurato il Museo diocesano: con le parole del professor Andrea Nante, direttore del Museo patavino, quello che si è realizzato a Padova è un processo che ha saputo intrecciare varie realtà della città con «un metodo che nasce dalla prassi, non da linee imposte dall’alto»[8]. È infine la stessa rigenerazione che ha riguardato l’ex Convento Santa Maria delle Grazie di Govone (CN), ora «La collina degli Elfi», centro di recupero psicofisico per i piccoli pazienti oncologici[9].

È un processo di rigenerazione che si auspica anche per l’ex Seminario di San Massimo perché possa essere rivitalizzata la sua natura sociale in una conversione all’insegna della cultura, della solidarietà e dell’accoglienza. La Call for ideas proposta a Verona suggerisce a tutti di adottare uno stile di vita ecclesiale che, sotto la guida dello Spirito e lungo il cammino del discernimento, sappia reagire creativamente ad ogni crisi, che è possibilità e opportunità di risurrezione. Il percorso è iniziato, i risultati arriveranno.


[1] Per consultare mappe, planimetrie e ulteriori materiali cf. il sito ufficiale.

[2] Per il regolamento del concorso cf. il sito ufficiale.

[3] Per la comunicazione dei vincitori del concorso cf. il sito della diocesi di Verona.

[4] https://www.youtube.com/watch?v=sz4kEKq0xI0

[5] Papa Francesco, Evangelii gaudium, n. 223.

[6] Papa Francesco, Laudato si’, n. 93. Cfr. anche Id., Evangelii gaudium, nn. 188-192; Fratelli tutti, nn. 118-120.

[7] Cf. Andrea Luccaroni, Ripartire dalla comunità. La rigenerazione del complesso salesiano di Faenza (scaricabile qui).

[8] Cf. https://www.youtube.com/watch?v=QhswJQRJ2lo&list=PL0OnbX3C2yotOeFRyHOSMLRgUTgkymGga&index=126

[9] Per alcune fotografie dell’ex convento cf. Il Giornale dell’Architettura. Intervista a Daniela Ciaffi realizzata da Francesca Giani, autrice dell’articolo Beni ecclesiastici: che fare?, pubblicato da SettimanaNews l’8 ottobre 2023. Già Antonio Cecconi aveva pubblicato l’8 agosto 2019 un articolo sullo stesso tema dal titolo Tutela e valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici.

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