Microcredito è una prassi finanziaria che abbiamo pensato per molto tempo applicabile nelle aree in via di sviluppo del terzo e del quarto mondo. Una prassi impensabile nel primo mondo, finché la grande crisi finanziaria mondiale non investì anche il vecchio continente.
Allora anche l’Europa fu costretta a rivedere i suoi parametri di sostegno e di sviluppo del’economia, per far fronte al disagio sociale che aveva colpito persone, famiglie e l’imprenditoria più fragile.
La Caritas vicentina fu una delle prime a dotarsi dello strumento dei microcredito. Basandosi sulla disponibilità di 45 volontari (spesso ex bancari) formati allo scopo e sul fondo di garanzia (160.000 euro) approntato dalle Banche di Credito Cooperativo e da alcune Casse Rurali presenti in Veneto, furono aperti sette sportelli per erogare i microcrediti.
Oggi i volontari presso gli sportelli sono 150 e sono presenti in 14 zone. Le persone aiutate in questi dieci anni sono state 1.250 per un ammontare di 2.623.405 euro. «Gocce continue di solidarietà che hanno permesso a tanti di rimettersi in moto», si legge nell’inserto “Informa Caritas” ospitato nelle pagine centrali de La Voce dei Berici (5 giugno 2016), settimanale diocesano della Chiesa vicentina. definendo i volontari «veri angeli custodi per le persone in difficoltà».
In questi anni l’attività di microcredito è stata inglobata nel Servizio Territoriale Relazione di Accompagnamento nella Difficoltà Economica (S.t.r.a.d.e), un organismo che – ha dichiarato Paolo Frison, bancario di professione nonché coordinatore –, iniziando dall’ascolto, «si sviluppa con la relazione tra persone e il coinvolgimento della rete ecclesiale, istituzione e sociale e si conclude con un sostegno non solo economico, che mira a riconoscere piena dignità a chi è in difficoltà».
Annota ancora Paolo Frison che il disagio finanziario è spesso la punta di iceberg, «in quanto sottintende un bisogno umano ben più vasto, come problemi di salute, difficoltà familiari, solitudine personale e disagio sociale».
In questi anni gli sportelli di microcredito sono stati osservatori privilegiati sui mutamenti sopravvenuti nella società. «Se dieci anni fa – afferma il coordinatore di S.t.r.a.d.e – il problema era la scarsità di reddito, oggi è più drammaticamente la scarsità di lavoro». E questo colpisce le fasce socialmente più deboli. A questo punto la crisi non va più imputata agli stili di vita delle persone o delle famiglie, ma «al sistema economico nel quale viviamo».
Giorgio Sandini, presidente di un istituto bancario vicentino, sulla stessa pagina del settimanale descrive con quali idealità e in quali modi le Banche di Credito Cooperativo si affiancarono alla Caritas per fronteggiare le situazioni di crisi causate da mancanza di lavoro o da spese straordinarie e impreviste che una fascia di popolazione, priva di requisiti di bancabilità, doveva affrontare.
Nel tracciare un bilancio dell’esperienza, Sandini dichiara che la percentuale di insolvenza si è stabilizzata al 14% dei prestiti erogati, «una percentuale molto bassa, considerata la fascia di popolazione che ne beneficia e che presenta molto spesso situazioni di criticità». E conclude ribadendo che le banche del territorio che si ispirano ai valori etici delle Banche di Credito Cooperativo intendono proseguire in questa iniziativa di sostegno alle categorie più deboli.