Dal 2016 il Canada ha legalizzato sia il suicidio assistito sia l’eutanasia per persone che hanno “serie patologie, malattie o disabilità in uno stato avanzato e irreversibile di declino e sono in una condizione di sofferenza fisica o mentale insopportabile che non può essere alleviata in modo che i pazienti considerano accettabile (…). E la cui morte possa essere ragionevolmente prevedibile”.
Questa legge è stata emendata l’anno seguente, includendo anche persone che non hanno malattie terminali – allargando notevolmente lo spettro di coloro che possono accedere ai servizi di suicidio assistito o di eutanasia.
Nel 2021 hanno usufruito di questi servizi 10.000 persone, con un aumento di oltre il 30% rispetto all’annata precedente, attestando le morti per suicidio assistito o eutanasia sul 3% di quelle complessive nel corso del 2021.
Da tempo associazioni impegnate per la difesa dei diritti umani hanno espresso preoccupazione per la legge in vigore e intrapreso campagne di sensibilizzazione pubblica per una revisione radicale della legislazione attualmente vigente. Sottolineando come essa metta in pericolo soprattutto persone con disabilità quando vengono confrontate da medici e operatori sociali con l’opzione del suicidio assistito o dell’eutanasia come “forma di cura” della loro condizione di vita.
Recentemente, una serie di casi di eutanasia di persone con disabilità ha spinto le associazione per i diritti umani e quelle che operano nel settore a intensificare la campagna per una legislazione in merito che ponga chiari e seri limiti di accesso al suicidio assistito o all’eutanasia.
“Consentire all’eutanasia unicamente sulla base della disabilità è una chiara violazione dei diritti umani. L’implicazione della legge canadese è che una vita con disabilità ha automaticamente meno valore di essere vissuta e che, in alcuni casi, la morte è preferibile” (T. Degener).
Inoltre, persone con disabilità in Canada arrivano a scegliere l’eutanasia per ragioni meramente economiche, ossia perché non sono in grado di coprire i costi della cure e dell’assistenza di cui hanno bisogno – cure e assistenza che non vengono supportate in maniera adeguata dal sistema pubblico medico e sociale. “L’eutanasia non può essere la condizione predefinita per il fallimento del Canada di onorare i suoi obblighi rispetto ai diritti umani” – ha detto M.-C. Landry, presidente della Commissione canadese per i diritti umani.
A partire dal prossimo anno, un ulteriore emendamento della legge esistente consentirà l’eutanasia o il suicidio assistito anche solo per ragioni di malattia e sofferenza mentale. Contemporaneamente, si sta valutando la possibilità di estendere l’eutanasia anche per minorenni “maturi”.
Davanti a queste estensioni, e a una legge che discrimina nei confronti di persone con disabilità che si trovano messa davanti l’opzione dell’eutanasia come soluzione sociale e legale migliore per il loro stato di vita, si è alzata la voce della Commissione per i diritti umani chiedendo alle forze politiche e al governo di considerare lo stato esistenziale di coloro che vengono spinti a credere che l’eutanasia sia l’unica opzione possibile per loro.
“I diritti sociali ed economici dovrebbero essere incastonati nella legge canadese in modo da garantire alle persone spazi abitativi adeguati, cure mediche e il supporto necessario di cui hanno bisogno. In un tempo in cui riconosciamo il diritto a morire con dignità, dobbiamo fare di più per assicurare il diritto a vivere con dignità” (M.-C. Landry).