In occasione della discussione per il rinnovo della legislazione sull’aborto (il paragrafo 218 del diritto penale), l’attuale maggioranza politica tedesca (socialisti, liberali e verdi) ha avviato una commissione. Fra i 18 commissari non vi è alcun rappresentante delle Chiese. Nella discussione pubblica, per la prima volta dal dopoguerra, si registra una divaricazione fra le posizioni delle Chiese protestanti (EKD) e cattolica.
La dichiarazione del consiglio dell’EKD (11 ottobre) e della Diakonie (il corrispettivo della Caritas cattolica) si aprono a significative modifiche della legislazione attuale. Il limite entro il quale l’aborto è depenalizzato passa da 12 a 22 settimane. Si prevede che il diritto alla vita del feto cresca progressivamente fino al limite della sua possibile autonomia a una vita extra-uterina.
Mentre il diritto della madre prevale fino a quel punto. Si esce dall’affermazione assoluta del valore della vita (dal concepimento o dall’annidamento) per adeguare la legge ai “nuovi diritti riproduttivi” della donna. Essi sono riconosciuti nel dibattito internazionale a partire dalla Conferenza ONU sulla popolazione al Cairo (1994), di quella sulla donna a Pechino (1995) e dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle donne (1979).
Tendenzialmente ci si orienta a far uscire l’aborto dal diritto penale (ma non ancora del tutto) e trasferire la questione della generazione dalla donna all’intera società e allo stato.
I protestanti deragliano?
Nella dichiarazione l’EKD sottolinea che è necessario tenere conto dello sviluppo sociale nella prospettiva dei diritti riproduttivi della donna, graduando la protezione della vita. L’alternativa pro-vita/pro-choice semplifica troppo la situazione. Bisogna graduare la protezione della vita del nascituro e collocare la scelta della madre in un contesto sociale-statuale che garantisca alloggio, assistenza, sicurezza economica, sostegni finanziari ecc.
Il rafforzamento dei diritti delle donne non dovrebbe portare alla negazione del diritto fondamentale della vita. «Tuttavia sembra discutibile cercare di far valere questo diritto in qualsiasi momento della gravidanza attraverso il diritto penale. Partiamo dal presupposto che il diritto alla vita del nascituro deve essere messo sempre più in equilibrio con i diritti all’autodeterminazione della gestante man mano che la gravidanza procede».
L’aborto depenalizzato fino alla 22ª settimana deve restare regolato dal diritto penale e consentito solo in casi chiaramente definiti. Il testo sottolinea la necessità della consulenza prima della decisione abortiva come più confacente alla responsabilità congiunta della donna e della società.
Il documento della Diakonie ripercorre con accenti più radicali l’indirizzo del Consiglio EKD. Il feto è una vita non nata, non autosufficiente. Vive ed esiste solo in ragione della scelta della donna. Una condizione sostanzialmente diversa dalla responsabilità della vita di un’altra persona. Il compromesso giuridico del paragrafo 218 del diritto penale risente di una omogeneità morale e di riferimenti ecclesiali che non sono più egemoni nella società pluralistica.
Il testo sviluppa ulteriormente le richieste per una garanzia della società e dello stato in ordine alla gravidanza. Per quanto riguarda la consulenza previa all’aborto, la Diakonie ne afferma la totale volontarietà, contrariamente a quanto sostenuto dalla dichiarazione del Consiglio EKD.
Le voci contrarie
L’evacuazione della vita come valore assoluto, la graduazione del diritto corrispondente, l’accettazione acritica dei “nuovi diritti” hanno allarmato una parte dei protestanti. La discussione è stata accesa anche nel Consiglio EKD. L’organismo ecumenico dei teologi (cattolici e protestanti) si è pronunciato il 20 ottobre per il mantenimento del compromesso legislativo in atto.
«La regolamentazione dell’aborto nell’attuale ordinamento giuridico è un concetto finemente equilibrato che serve a garantire la tutela costituzionale alla vita non ancora nata come anche i diritti delle donne». La collocazione dell’aborto nel codice di diritto penale serve a mantenere viva la percezione del diritto della vita del nascituro nella coscienza civile collettiva. L’obbligo della consulenza ne rappresenta un corollario. La protezione “graduale” del diritto alla vita aprirebbe la strada a possibili e gravi manipolazioni.
«L’affermazione assoluta del diritto alla vita è coerente con la convinzione cristiana che la vita umana è sacra e preziosa agli occhi di Dio». In termini non arbitrari, l’inizio del vivente può essere collocato nel momento in cui l’ovolo e lo spermatozoo completano la loro fusione nel genoma. Da quel momento si sviluppa un individuo della specie umana. Per i teologi il cambiamento legislativo – ma la preoccupazione è presente anche nel testo EKD – potrebbe scatenare una conflittualità sociale finora molto controllata e rendere evidente la diversa sensibilità e orientamento delle nazioni vicine.
Confermare la legge
Non vi è ancora un pronunciamento formale dei vescovi cattolici, ma la Caritas e il Servizio sociale per le donne hanno già fatto sapere la loro preferenza per l’attuale regolamento. Del resto, le condanne legali sull’aborto sono minime. Meno di dieci all’anno.
Mentre le proposte che vengono dal versante protestante sposterebbero il delicato equilibrio fra i due diritti (figlio e madre) a scapito del diritto alla vita del nascituro. Il presidente della conferenza episcopale, mons. Georg Bȁtzing, aveva già preso posizione in un’intervista del gennaio 2022. Sosteneva che la Chiesa non ha mai nascosto che la tutela del nascituro non è adeguatamente garantita dall’attuale legislazione, ma che il regolamento esistente funziona bene da diversi anni. Cambiarlo significa avviare un complesso processo di negoziazione sociale i cui esiti potrebbero rivelarsi assai problematici.
Una puntuta osservazione del commentatore Daniel Decksers (Frankfurter Allgemeine Zeitung) fa notare che nelle dichiarazioni protestanti non si cita mai il nome di Dio come se non fosse necessario e che l’appiattimento della confessione luterana sulla cultura dei “nuovi diritti” complica il lavoro del legislatore facendo mancare un punto di riferimento dialettico importante.
Buongiorno, ho frequentato il mondo protestante sia italiano che tedesco ed ho ancora amici cari in quel contesto. Il femminismo ha attecchito in misura maggiore tra i Protestanti (in modo particolare, quello che prevale anche nella società e nella cultura diffuse: molto superficiale, rivendicazionista, omologatore, esclusivista). In estrema sintesi, senza volere banalizzare un argomento così complesso ed intricato, sono del parere che, col trascorrere del tempo, l’aborto non sia più concepito come una tragedia: una legislazione originata per disciplinare il problema, circoscrivendolo a casi di estrema gravità e scongiurandolo mediante la formazione e la prevenzione, ha finito per trasformare un “dramma” in un “diritto”.
Non comprendo poi la ragione per la quale una legge entrata in vigore 45 anni fa, non possa più essere in alcun modo rimessa in discussione: nel 1978 non esistevano ancora le ecografie; oggi ne esistono di quadridimensionali. Mi sembra che da tutto ciò derivi una percezione diversa circa lo statuto ontologico ed antropologico dell’embrione. Però, non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.
Mi permetto, umilmente, di commentare la risposta del lettore che ha proposto di lasciare perdere il confronto con la EKD per concentrarsi sulla SELKD. Il paragone mi sembra inopportuno, a cominciare dal fatto che la EKD è la Federazione che riunisce la maggior parte delle Chiese evangeliche in Germania, (EKD =Evangelische Kirche in Deutschland =Chiesa Evangelica in Germania), mentre l’acronimo SELKD (= Selbständige Evangelische Lutherische Kirche in Deutschland =Chiesa Evangelica Luterana Autonoma in Germania) identifica una chiesa luterana autonoma di tipo “confessionale”. E, proprio per questo motivo, si potrebbero incontrare difficoltà che ad un lettore italiano non sono probabilmente di immediata evidenza e comprensione.
Grazie e cordiali saluti.
Fabio
a questo punto conviene lasciare andare l’EKD nel suo brodo e concentrarsi nei rapporti con la piccola ma seria SELK
Tramonta Dio, tramonta l’essere umano.