«È inammissibile e imperdonabile, dal punto di vista morale e giuridico, che nell’Unione Europea del ventunesimo secolo degli esseri umani siano comprati, venduti e sfruttati come merci. È nostro dovere personale, collettivo e legale fermare questa tratta. Per farlo, disponiamo già di un quadro legislativo robusto e di lunga portata. La nostra principale responsabilità è ora fare in modo che questo quadro sia pienamente attuato, affinché i colpevoli siano consegnati alla giustizia e le vittime siano adeguatamente protette e assistite».
È quanto ha dichiarato giovedì 19 maggio Dimitris Avramopoulos, Commissario europeo per la migrazione, nel corso della presentazione, da parte della Commissione europea, della relazione sui progressi compiuti nella lotta alla tratta di esseri umani. La relazione presenta le tendenze e le sfide di questo inquietante fenomeno, esamina i risultati ottenuti e illustra le principali difficoltà che l’Unione Europea e i suoi Stati membri devono affrontare in via prioritaria. Nonostante i progressi realizzati, gli Stati membri – afferma la relazione – devono intensificare gli sforzi per lottare efficacemente contro la tratta.
È quanto sta cercando di fare anche l’Italia, con il primo Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento 2016-2018, adottato (con due anni di ritardo!) dal Consiglio dei ministri nella riunione del 26 febbraio 2016 e del quale il decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 16 maggio 2016 fornisce pratica attuazione, definendo un programma di interventi a favore degli stranieri e dei cittadini vittime dei reati di tratta, riduzione in schiavitù e grave sfruttamento.
Inquadramento del Piano nazionale
Il Piano nazionale anti-tratta si propone di definire strategie pluriennali di intervento per la prevenzione e il contrasto al fenomeno della tratta e del grave sfruttamento degli esseri umani e azioni finalizzate alla sensibilizzazione, alla prevenzione sociale, all’emersione e all’integrazione delle vittime. Obiettivo operativo è quello di definire una politica nazionale di intervento coordinata e sistemica, che coinvolga le diverse amministrazioni pubbliche competenti a livello centrale e territoriale, con un approccio sinergico e volto all’ottimizzazione delle risorse finanziarie.
Nel Piano, oltre alla definizione dell’orizzonte temporale, sono riportate le priorità di intervento, le amministrazioni competenti, le possibili fonti di finanziamento e le principali azioni che devono essere sviluppate a livello territoriale con il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali e della società civile.
Le azioni per la lotta alla tratta di esseri umani a scopo di grave sfruttamento si muovono sostanzialmente in due canali che ripercorrono il solco del doppio binario della normativa italiana: il primo – di assoluto rilievo – di contrasto e di repressione del crimine (affidato alle forze dell’ordine e all’autorità giudiziaria); il secondo – altrettanto decisivo – di prevenzione e di protezione delle vittime (affidato ai servizi sociali pubblici e del privato sociale accreditato, nonché alle organizzazioni di volontariato e – lo prevede espressamente il Piano – a istituti o enti religiosi di diretta emanazione delle realtà territoriali delle diocesi e/o ad associazioni di ispirazione religiosa).
Le quattro direttrici della lotta alla tratta
La tratta degli esseri umani è un fenomeno complesso che può essere aggredito e contrastato solo agendo contemporaneamente su più leve, che tengano conto, singolarmente e complessivamente, con un approccio comprensivo e in maniera coordinata, dei molteplici aspetti che caratterizzano il fenomeno stesso. I contenuti del Piano sono riassunti nella formula delle classiche quattro P che caratterizza, a livello internazionale, ogni strategia organica in materia:
Prevenire la tratta (prevention);
Perseguire gli autori del reato (prosecution);
Proteggere i diritti umani delle vittime (protection);
Promuovere la cooperazione (partnership).
Tra le misure finalizzate a prevenire la tratta il Piano prevede:
– lo sviluppo della cooperazione con i paesi d’origine della tratta e con le relative ambasciate nonché consolati presenti sul territorio italiano;
– il potenziamento della sensibilizzazione nelle località di arrivo delle potenziali vittime, come i valichi di frontiera e i luoghi di sbarco;
– la creazione di rapporti di collaborazione e di “dialogo” tra soggetti che gestiscono l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e soggetti che tutelano i diritti umani delle vittime di tratta;
– la programmazione e la realizzazione di iniziative ad hoc, sia nel territorio italiano sia all’estero, volte a scoraggiare la domanda di sesso mercenario;
– la valorizzazione di interventi didattici inerenti ai temi della tratta, delle nuove forme di schiavitù, della violenza di genere, della ripetuta violazione dei diritti umani.
Per quanto riguarda il perseguimento degli autori dei reati, il Piano ritiene fondamentale il raccordo e il coordinamento tra le Procure ordinarie e la Direzione distrettuale antimafia per individuare il punto di collegamento tra tutte le forme di sfruttamento (sia lavorativo che sessuale), traffico e tratta.
Relativamente alla protezione e all’assistenza delle vittime, sia il Piano nazionale che il decreto del presidente del Consiglio dei ministri prevedono misure specifiche per migliorare il contatto delle persone a rischio e far emergere le vittime, favorendone la tempestiva fuoriuscita da situazioni di sfruttamento, prostituzione forzata e riduzione in schiavitù, per realizzare interventi volti al consolidamento dei processi di inclusione sociale e lavorativa e all’autonomia abitativa e per assicurare la necessaria tutela ai minori non accompagnati.
Per quanto riguarda, infine, la promozione della cooperazione, il Piano auspica un miglioramento del coordinamento tra i principali soggetti nazionali interessati e un potenziamento dei rapporti con gli organismi internazionali competenti in materia di tratta e grave sfruttamento e con i Paesi coinvolti dai suddetti fenomeni criminosi.
Meccanismo nazionale di Referral
Di grande rilievo l’allegato n. 1 al Piano nazionale, Meccanismo nazionale di Referral per le persone trafficate in Italia, che è sostanzialmente un meccanismo di cooperazione tramite cui gli attori statali adempiono ai propri obblighi per proteggere e promuovere i diritti umani delle vittime di tratta, coordinando i propri sforzi in un partenariato strategico con la società civile.
L’allegato include una serie dettagliata di procedure operative standard (POS), costituite da misure distinte volte a garantire un’adeguata assistenza alle vittime attraverso le varie fasi che vanno dall’identificazione e dalla prima assistenza, all’assistenza a lungo termine e all’inclusione sociale, dall’eventuale rientro volontario assistito nel Paese di provenienza ai procedimenti penali e civili e ai supporti per le richieste di risarcimento.
Uno dei principi da considerare e applicare durante tutte le fasi di assistenza e di Referral delle persone trafficate è la partecipazione della società civile, attraverso le organizzazioni di volontariato e/o del terzo settore, nella progettazione e nell’implementazione delle strategie e delle politiche anti-tratta a livello locale.
Identificazione rapida delle vittime
Altrettanto prezioso l’allegato n. 2 al Piano nazionale che contiene Linee guida per la definizione di un meccanismo di rapida identificazione delle vittime di tratta e grave sfruttamento. Una rapida identificazione delle presunte vittime, infatti, è fondamentale per predisporre forme efficaci, tempestive e adeguate di aiuto, di sostegno e di protezione, permettendo altresì alle forze dell’ordine e alle autorità giudiziarie competenti di avviare le indagini per individuare e punire i trafficanti.
Molto opportunamente le linee guida suggeriscono ai vari soggetti che si trovano in presenza di categorie di persone vulnerabili (migranti irregolari, donne, minori ecc.) di essere sempre consapevoli della possibilità di trovarsi innanzi a presunte vittime di tratta, di valutare l’ipotesi che anche dietro a “semplici” casi di immigrazione illegale o di minori non accompagnati può celarsi una vicenda di tratta, essere consapevoli del fatto che le vittime di tratta sono riluttanti a parlare della loro situazione a persone in cui non hanno fiducia.
Un Piano che non rimanga solo una dichiarazione di intenti
Non si può non esprimere un convinto apprezzamento per l’adozione, ancorché tardiva, di un Piano nazionale anti-tratta certamente non solo esauriente e innovativo ma anche ambizioso e lungimirante.
L’auspicio è che il documento non rimanga una dichiarazione di intenti ma imprima un forte e convinto slancio perché la lotta alla tratta e la tutela delle vittime siano collocate tra gli obiettivi prioritari delle comunità e delle politiche locali, anche se la drastica diminuzione, ad opera della recente legge di stabilità, delle relative risorse finanziarie giustifica il dubbio che questo obiettivo possa essere perseguito a livello diffuso.