45 professori, autori, preti cattolici, prevalentemente di ambito americano, hanno sottoscritto un Appello ai cardinali della Chiesa cattolica perché contestino a papa Francesco la sua presunta deviazione dall’insegnamento della Scrittura e della dottrina tradizionale della Chiesa sulla pena di morte, manifesta, secondo i sottoscriventi, nella modifica del n. 2267 del Catechismo della Chiesa cattolica. [Vedi su SettimanaNews Pena di morte: congedo da Pio X; La pena di morte viola la dignità della persona; Eusebi: La Chiesa e la pena di morte, tra teologia e diritto].
Papa Francesco ha rivisto il Catechismo della Chiesa cattolica dove dice: «la pena di morte è inammissibile perché è un attacco all’inviolabilità e alla dignità della persona». Questa affermazione è stata compresa da molti, sia all’interno sia all’esterno della Chiesa, come affermazione che la pena capitale è intrinsecamente immorale e quindi è sempre illecita, anche in linea di principio.
Sebbene nessun cattolico sia obbligato a sostenere l’uso della pena di morte in pratica (e non tutti i sottoscritti sostengono la sua applicazione), insegnare che la pena capitale è sempre e intrinsecamente il male contraddirebbe la Scrittura. Che la pena di morte possa essere un mezzo legittimo per assicurare la giustizia retributiva è affermato in Genesi 9,6 e in molti altri testi biblici, e la Chiesa sostiene che la Scrittura non può insegnare l’errore morale. La legittimità in linea di principio della pena capitale è stato anche insegnamento coerente del magistero per due millenni. Contrastare la Scrittura e la tradizione su questo punto metterebbe in dubbio la credibilità del magistero in generale.
Preoccupati da questa grave situazione scandalosa, desideriamo esercitare il diritto affermato dal Codice di diritto canonico della Chiesa, che al canone 212 afferma:
§ 1. I fedeli, consapevoli della propria responsabilità, sono tenuti ad osservare con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori, in quanto rappresentano Cristo, dichiarano come maestri della fede o dispongono come capi della Chiesa.
§ 2. I fedeli hanno il diritto di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri.
§ 3. In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l’integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità delle persone.
Siamo guidati anche dall’insegnamento di san Tommaso d’Aquino, che afferma:
Se la fede fosse messa in pericolo, un soggetto dovrebbe rimproverare il suo prelato anche pubblicamente. Quindi Paolo, che era soggetto a Pietro, lo rimproverò pubblicamente, a causa dell’imminente pericolo di scandalo riguardante la fede, e, come dice la glossa di Agostino su Galati 2,11, “Pietro diede un esempio ai superiori, che se in qualche nel momento dovessero allontanarsi dalla retta via, non dovrebbero disdegnare di essere rimproverati dai loro sudditi” (Summa Theologiae, parte II-II, domanda 33, articolo 4, ad 2).
Pertanto, i sottoscriventi, esprimono il seguente ricorso:
Alle loro reverendissime eminenze, i cardinali della sacra Chiesa romana,
Poiché è una verità contenuta nella parola di Dio e insegnata dal magistero ordinario e universale della Chiesa cattolica, i criminali possono essere legalmente messi a morte dal potere civile quando ciò è necessario per preservare l’ordine giusto nella società civile, e poiché l’attuale pontefice romano ha più di una volta espresso pubblicamente il suo rifiuto di insegnare questa dottrina, e ha creato anzi grande confusione nella Chiesa sembrando contraddirla e inserendo nel Catechismo della Chiesa cattolica un paragrafo che indurrà, e lo sta già facendo, molta gente, credenti e non credenti, a pensare che la Chiesa ritenga, contrariamente alla Parola di Dio, la pena capitale intrinsecamente iniqua, chiediamo alle loro eminenze di consigliare sua santità che è suo dovere mettere fine a questo scandalo, ritirare questo paragrafo dal Catechismo e di insegnare la parola di Dio non adulterata; e dichiariamo la nostra convinzione che questo sia un dovere fortemente vincolante per voi stessi, davanti a Dio e davanti alla Chiesa.
Con ossequi,
Hadley Arkes, Edward N. Ney Professor in American Institutions Emeritus, Amherst College
Joseph Bessette, Alice Tweed Tuohy Professor of Government and Ethics, Claremont McKenna College
Patrick Brennan, John F. Scarpa Chair in Catholic Legal Studies, Villanova University
J. Budziszewski, Professor of Government and Philosophy, University of Texas at Austin
Isobel Camp, Professor of Philosophy, Pontifical University of St. Thomas Aquinas
Richard Cipolla, Priest, Diocese of Bridgeport
Eric Claeys, Professor of Law, Antonin Scalia Law School, George Mason University
Travis Cook, Associate Professor of Government, Belmont Abbey College
S. A. Cortright, Professor of Philosophy, Saint Mary’s College
Cyrille Dounot, Professor of Legal History, Université Clermont Auvergne
Patrick Downey, Professor of Philosophy, Saint Mary’s College
Eduardo Echeverria, Professor of Philosophy and Theology, Sacred Heart Major Seminary
Edward Feser, Associate Professor of Philosophy, Pasadena City College
Alan Fimister, Assistant Professor of Theology, St. John Vianney Theological Seminary
Luca Gili, Assistant Professor of Philosophy, Université du Québec à Montréal
Brian Harrison, Scholar in Residence, Oblates of Wisdom Study Center
L. Joseph Hebert, Professor of Political Science, St. Ambrose University
Rafael Hüntelmann, Lecturer in Philosophy, International Seminary of St. Peter
John Hunwicke, Priest, Personal Ordinariate of Our Lady of Walsingham
Robert C. Koons, Professor of Philosophy, University of Texas at Austin
Peter Koritansky, Associate Professor of Philosophy, University of Prince Edward Island
Peter Kwasniewski, Independent Scholar, Wausau, Wisconsin
John Lamont, Author, Divine Faith
Roberto de Mattei, Author, The Second Vatican Council: An Unwritten Story
Robert T. Miller, Professor of Law, University of Iowa
Gerald Murray, Priest, Archdiocese of New York
Lukas Novak, Lecturer in Philosophy, University of South Bohemia
Thomas Osborne, Professor of Philosophy, University of St. Thomas
Michael Pakaluk, Professor of Ethics, Catholic University of America
Claudio Pierantoni, Professor of Medieval Philosophy, University of Chile
Thomas Pink, Professor of Philosophy, King’s College London
Andrew Pinsent, Research Director of the Ian Ramsey Centre, University of Oxford
Alyssa Pitstick, Independent Scholar, Spokane, Washington
Donald S. Prudlo, Professor of Ancient and Medieval History, Jacksonville State University
Anselm Ramelow, Chair of the Department of Philosophy, Dominican School of Philosophy and Theology
George W. Rutler, Priest, Archdiocese of New York
Matthew Schmitz, Senior Editor, First Things
Josef Seifert, Founding Rector, International Academy of Philosophy
Joseph Shaw, Fellow of St Benet’s Hall, University of Oxford
Anna Silvas, Adjunct Senior Research Fellow, University of New England
Michael Sirilla, Professor of Dogmatic and Systematic Theology, Franciscan University of Steubenville
Joseph G. Trabbic, Associate Professor of Philosophy, Ave Maria University
Giovanni Turco, Associate Professor of Philosophy, University of Udine
Michael Uhlmann, Professor of Government, Claremont Graduate University
John Zuhlsdorf, Priest, Diocese of Velletri-Segni
(Fonte: First Things, 15 agosto 2018)
An Appeal to the Cardinals of the Catholic Church
Pope Francis has revised the Catechism of the Catholic Church to read, «the death penalty is inadmissible because it is an attack on the inviolability and dignity of the person». This statement has been understood by many, both inside and outside the Church, to teach that capital punishment is intrinsically immoral and thus is always illicit, even in principle.
Though no Catholic is obliged to support the use of the death penalty in practice (and not all of the undersigned do support its use), to teach that capital punishment is always and intrinsically evil would contradict Scripture. That the death penalty can be a legitimate means of securing retributive justice is affirmed in Genesis 9:6 and many other biblical texts, and the Church holds that Scripture cannot teach moral error. The legitimacy in principle of capital punishment is also the consistent teaching of the magisterium for two millennia. To contradict Scripture and tradition on this point would cast doubt on the credibility of the magisterium in general.
Concerned by this gravely scandalous situation, we wish to exercise the right affirmed by the Church’s Code of Canon Law, which at Canon 212 states:
«The Christian faithful are free to make known to the pastors of the Church their needs, especially spiritual ones, and their desires. According to the knowledge, competence, and prestige which they possess, they have the right and even at times the duty to manifest to the sacred pastors their opinion on matters which pertain to the good of the Church and to make their opinion known to the rest of the Christian faithful, without prejudice to the integrity of faith and morals, with reverence toward their pastors, and attentive to common advantage and the dignity of persons».
We are guided also by the teaching of St. Thomas Aquinas, who states:
«If the faith were endangered, a subject ought to rebuke his prelate even publicly. Hence Paul, who was Peter’s subject, rebuked him in public, on account of the imminent danger of scandal concerning faith, and, as the gloss of Augustine says on Galatians 2:11, “Peter gave an example to superiors, that if at any time they should happen to stray from the straight path, they should not disdain to be reproved by their subjects”. (Summa Theologiae, Part II-II, Question 33, Article 4, ad 2)».
Hence we, the undersigned, issue the following appeal:
To their Most Reverend Eminences, the Cardinals of the Holy Roman Church,
Since it is a truth contained in the Word of God, and taught by the ordinary and universal magisterium of the Catholic Church, that criminals may lawfully be put to death by the civil power when this is necessary to preserve just order in civil society, and since the present Roman pontiff has now more than once publicly manifested his refusal to teach this doctrine, and has rather brought great confusion upon the Church by seeming to contradict it, and by inserting into the Catechism of the Catholic Church a paragraph which will cause and is already causing many people, both believers and non-believers, to suppose that the Church considers, contrary to the Word of God, that capital punishment is intrinsically evil, we call upon Your Eminences to advise His Holiness that it is his duty to put an end to this scandal, to withdraw this paragraph from the Catechism, and to teach the word of God unadulterated; and we state our conviction that this is a duty seriously binding upon yourselves, before God and before the Church.
Sincerely
Questa presa di posizione mi fa personalmente assai sorridere poiché è evidentemente in netto contrasto con quanto troviamo nel messaggio evangelico di Gesù Cristo. Misericordia e accoglienza verso tutti, fino all’ultimo tempo. La pena di morte è e resta un crimine perpetrato nella storia dell’umanità e vergognosamente accolto nella dottrina morale della Chiesa. Il Magistero – contro i sostenitori del contrario – è e resta un “soggetto” storico che può e deve mutare con il progresso storico, scientifico, culturale ed antropologico. Fedeltà a Cristo e al suo Vangelo non è fare gli “archivisti” del testo e del messaggio evangelico, ma significa “azzardarsi” nella sua incarnazione continua nell’ora storica in cui ci si trova a vivere, accettandone gli scandali o le rotture che potrebbero verificarsi con il passato della tradizione. Oppure ci si diletta, come a molti piace fare, nel moralismo e nel conservatorismo ciechi che alla fine cadono nella condanna dell’uomo e della sua storicità.
In ragione del fatto che la Scrittura non può insegnare l’errore morale, tra le tante norme della Scrittura che, evidentemente, devono poter essere intese letteralmente anche oggi, ricordo calorosamente a chi abbia figli la seguente: «Se un uomo avrà un figlio testardo e ribelle che non obbedisce alla voce né di suo padre né di sua madre e, benché l’abbiano castigato, non dà loro retta, suo padre e sua madre lo prenderanno e lo condurranno dagli anziani della città, alla porta del luogo dove abita, e diranno agli anziani della città: “Questo nostro figlio è testardo e ribelle; non vuole obbedire alla nostra voce, è un ingordo e un ubriacone”. Allora tutti gli uomini della sua città lo lapideranno ed egli morirà. Così estirperai da te il male, e tutto Israele lo saprà e avrà timore» (Deuteronomio 21,18-21).