Come la storia umana, la storia della salvezza è stata segnata da itineranze di diverso genere – migrazioni, esili, fughe, esodi –, tutte comunque motivate dalla speranza di un futuro migliore altrove. E anche quando l’itineranza è stata indotta con intenzioni criminali, come nel caso della tratta, non bisogna lasciarsi rubare la speranza di liberazione e di riscatto» (Papa Francesco, dalla Prefazione di «Luci sulle strade della speranza – Insegnamenti di papa Francesco su migranti, rifugiati e tratta», Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2018).
“Orientamenti pastorali sulla tratta di persone” è il titolo di un pregevole documento redatto dalla “Sezione Migranti & Rifugiati” del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e presentato giovedì 17 gennaio in Vaticano dai sottosegretari Michael Czerny S.I. e Fabio Baggio C.S.[1]
Nell’occasione è stata anche segnalata una raccolta di tutti i discorsi di papa Francesco sul tema “migranti, rifugiati e tratta” dal significativo titolo «Luci sulle strade della speranza».[2]
Frutto di un’intensa consultazione, avvenuta durante il 2018 su iniziativa della citata sezione, con vescovi, coordinatori pastorali, ricercatori, operatori professionisti e rappresentanti di organizzazioni impegnate nel settore specifico, gli «Orientamenti pastorali sulla tratta di persone», che non pretendono di essere esaustivi (n. 7), sono indirizzati – come si legge nella Prefazione – alle diocesi, alle parrocchie e alle congregazioni religiose, alle scuole e alle università, alle organizzazioni cattoliche ed altre organizzazioni della società civile e a qualsiasi altro gruppo disponibile a impegnarsi in questo campo.
Sono strutturati in dieci sezioni e analizzano, richiamando puntualmente il ricco magistero di papa Francesco, la cruda realtà del fenomeno della tratta di esseri umani sotto quattro angoli di visuale:
- perché la tratta di persone e la persistenza della perversione della schiavitù nel XXI secolo (le cause della tratta);
- perché la riluttanza a prendere atto dell’esistenza di una delle più gravi e diffuse violazioni della dignità umana (il riconoscimento della tratta);
- come opera la tratta di persone (le dinamiche della tratta);
- che cosa fare e come farlo per prevenire e contrastare la tratta e sostenere le vittime (le risposte alla tratta).
Le cause della tratta
Due le cause della tratta di persone individuate dal documento anche alla luce del magistero di papa Francesco: da un lato, la reificazione dell’essere umano e la contemporanea perversa e silenziosa accettazione del suo sfruttamento come mezzo per ottenere piacere e guadagno personale, dall’altro, l’esistenza di una forte domanda che, complici l’individualismo e l’egocentrismo che caratterizzano i nostri tempi e che inducono a considerare gli altri in una prospettiva meramente utilitaristica, sembra ignorare le sofferenze devastanti delle vittime.
Politiche e misure per combattere la tratta delle persone – si legge negli Orientamenti – devono mirare allo sviluppo umano integrale di tutte le persone e devono basarsi su di un approccio olistico che mette al centro le persone (n. 18). «Ogni anno migliaia di uomini, donne e bambini sono vittime innocenti dello sfruttamento lavorativo e sessuale e del traffico di organi, e sembra che ci siamo così abituati, da considerarla una cosa normale. Questo è brutto, è crudele, è criminale! Desidero richiamare l’impegno di tutti affinché questa piaga aberrante, forma di schiavitù moderna, sia adeguatamente contrastata».[3]
Quanto alla domanda, il documento afferma senza giri di parole che chi la genera condivide personalmente la responsabilità dell’impatto distruttivo del suo comportamento (n. 20) sulla dignità altrui. «Se ci sono tante ragazze vittime della tratta che finiscono sulle strade delle nostre città, è perché molti uomini qui – giovani, di mezza età, anziani – richiedono questi servizi e sono disposti a pagare per il loro piacere. Mi chiedo allora, sono davvero i trafficanti la causa principale della tratta? Io credo che la causa principale sia l’egoismo senza scrupoli di tante persone ipocrite del nostro mondo. Certo, arrestare i trafficanti è un dovere di giustizia. Ma la vera soluzione è la conversione dei cuori, il taglio della domanda per prosciugare il mercato».[4]
Come la Chiesa è impegnata ovunque a denunciare la mercificazione e lo sfruttamento delle persone, che sono una conseguenza di quella «cultura dello scarto» legata indissolubilmente al «dio denaro» (n. 19), così le comunità cristiane sono chiamate a supportare ogni iniziativa tesa a ridurre e/o ad eliminare la «domanda» che genera la filiera dello sfruttamento della tratta di persone (n. 22).
Il riconoscimento della tratta
Per essere in grado di contribuire a prevenire e contrastare efficacemente la tratta offrendo contemporaneamente aiuto e sostegno alle vittime, la prima cosa da fare è «aprire gli occhi» su di essa e smetterla di fingere di non vedere.
Va preso atto che, nonostante gli impegni presi pubblicamente da istituzioni statali e organizzazioni della società civile e nonostante la realizzazione di numerose campagne di sensibilizzazione, vi è ancora una grande ignoranza sulla natura e sulla vastità della tratta di persone (n. 23).
È di tutta evidenza che, finché il crimine della tratta di persone continuerà a rimanere nascosto e ignorato dai più, i trafficanti continueranno sostanzialmente ad agire pressoché impuniti (n. 27) e la società civile, nonché le istituzioni pubbliche, a disinteressarsi del problema. Tutti invece dobbiamo «aprire gli occhi, vedere la miseria di coloro che sono completamente privati della loro dignità e della loro libertà, e ascoltare il loro grido di aiuto».[5]
Anche a questo riguardo, Francesco ha usato parole di grande verità. «Sicuramente sul tema della tratta c’è molta ignoranza. Ma a volte pare ci sia anche poca volontà di comprendere la portata del problema. Perché? Perché tocca da vicino le nostre coscienze, perché è scabroso, perché ci fa vergognare. C’è poi chi, pur conoscendolo, non ne vuole parlare perché si trova alla fine della “filiera del consumo”, quale utilizzatore dei “servizi” che vengono offerti sulla strada o su internet».[6]
Per le comunità cristiane, un primo concreto e decisivo impegno «è porre in azione una strategia che permetta una conoscenza importante del tema, rompendo quel velo di indifferenza che sembra gravare sul destino di questa porzione dell’umanità che soffre, che sta soffrendo».[7]
Le vittime sopravissute alla tratta vanno incoraggiate – ma non obbligate – a partecipare alle azioni penali contro i loro sfruttatori. Chi accetta di farlo deve ricevere una protezione adeguata. E va evitato qualsiasi elemento che possa causare alla vittima ulteriore stress o paura (n. 27).
Le dinamiche della tratta
Responsabilizzarsi sulla tragica esistenza del fenomeno della tratta, «una piaga nel corpo dell’umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo»,[8] è assolutamente necessario ma non sufficiente.
Indignarsi di fronte ad un crimine così abietto è doveroso. Ma è altrettanto urgente smascherare e denunciare la fredda logica della tratta come sistema estremamente redditizio incorporabile anche in imprese rispettabili (n. 29).
Il fenomeno è in continua evoluzione e oggi costituisce una realtà diffusa e insidiosa di molti settori economici, in particolare nel lavoro domestico, nell’industria manifatturiera, nel settore alberghiero e nell’agricoltura. La tratta di persone, infatti, si manifesta in diversi modi e situazioni: non solo sfruttamento sessuale o matrimoni forzati, ma anche accattonaggio forzato e sfruttamento lavorativo, oltre che traffico di organi e sfruttamento riproduttivo (n. 3).
È quanto mai necessario essere in grado di mettere a nudo i meccanismi di raggiro e di sfruttamento (n. 30), garantire forme di migrazione sicura e ordinata, intensificare il perseguimento specifico del crimine organizzato che si dedica al traffico di migranti e alla tratta di persone a livello nazionale e internazionale (n. 36), acquisire la consapevolezza che il traffico di migranti, finalizzato a ricavare vantaggi economici favorendo l’ingresso illegale di persone in uno Stato di cui la persona non è cittadina o residente permanente, può facilmente evolvere in tratta di persone.
«I trafficanti sono spesso persone senza scrupoli, senza morale né etica che vivono sulle disgrazie altrui, approfittando delle emozioni umane e della disperazione della gente per soggiogarla al loro volere, rendendola schiava e succube. Basti pensare quante donne africane giovanissime arrivano sulle nostre coste sperando di iniziare una vita migliore, pensando di guadagnarsi da vivere onestamente, e vengono invece rese schiave, obbligate a prostituirsi».[9]
«Mentre individui e gruppi speculano vergognosamente sulla schiavitù, noi cristiani, tutti insieme, siamo chiamati a sviluppare ogni volta di più una maggiore collaborazione, perché si superi ogni tipo di disuguaglianza, ogni tipo di discriminazione, che sono proprio quelle che rendono possibile che un uomo possa fare schiavo un altro uomo. Un impegno comune per affrontare questa sfida sarà un aiuto prezioso per la costruzione di una società rinnovata e orientata alla libertà, alla giustizia e alla pace».[10]
Le risposte alla tratta
Tre sono le raccomandazioni formulate dagli Orientamenti per una efficace risposta alla tratta:
- rafforzare la cooperazione;
- sostenere le persone sopravvissute alla tratta;
- promuovere la reintegrazione delle vittime.
La necessità di rafforzare la cooperazione è esplicitata molto bene da Francesco nel messaggio per la 48ª Giornata mondiale della pace 2015: «Le organizzazioni intergovernative, conformemente al principio di sussidiarietà, sono chiamate ad attuare iniziative coordinate per combattere le reti transnazionali del crimine organizzato che gestiscono la tratta delle persone umane e il traffico illegale dei migranti. Si rende necessaria una cooperazione a diversi livelli, che includa cioè le istituzioni nazionali e internazionali, così come le organizzazioni della società civile e il mondo imprenditoriale».
La collaborazione e il coordinamento devono anche includere la società civile, le organizzazioni confessionali e i leader religiosi, come pure i mass media (n. 39). «La collaborazione tra i vescovi e le autorità civili, ognuno secondo la propria missione e la propria natura, al fine di scoprire le pratiche migliori per la realizzazione di questo delicato compito, è un passo decisivo per assicurarsi che la volontà dei governi giunga alle vittime in modo diretto e immediato, costante, efficace e concreto».[11]
Molto opportunamente il documento, da un lato, auspica una collaborazione più stretta, all’interno della Chiesa, tra le conferenze episcopali, le singole diocesi, le congregazioni religiose e le organizzazioni cattoliche impegnate ad attuare azioni progettuali a favore delle vittime, dall’altra, ritiene che sarebbe utile progettare e realizzare progetti condivisi con il coinvolgimento di altre confessioni cristiane o con i fedeli di altre religioni[12] (n. 40).
Riguardo al sostegno alle persone sopravvissute alla tratta e che necessitano di guarire dal trauma, dalla stigmatizzazione e dall’isolamento sociale (n. 41), numerose e rilevanti le raccomandazioni suggerite dagli Orientamenti:
- sviluppare o migliorare programmi e meccanismi per proteggere, riabilitare e reinserire le vittime, utilizzando le risorse economiche sequestrate ai trafficanti (n. 42);
- per chi preferisce rimanere nel paese di arrivo, generare opportunità di riscatto mediante l’accesso all’assistenza sanitaria e psicologica specializzata, all’alloggio, all’istruzione superiore, a programmi che ne favoriscano l’integrazione sociale e lavorativa (n. 42);
- a chi desidera fare volontario rientro nel paese d’origine assicurare assistenza adeguata ed efficace protezione contro l’eventuale ricaduta nelle reti della tratta o possibili azioni di rappresaglia o minaccia dai parte dei trafficanti (n. 45);
- includere nei programmi di reinserimento la dimensione spirituale quale elemento essenziale dello sviluppo umano integrale (n. 46), riconoscendo il potere curativo della fede (n. 43);
- in sostanza, offrire a tutte le persone sopravvissute alla tratta la possibilità di condurre un’esistenza all’insegna della dignità di cui sono portatrici (n. 45).
Insieme contro la tratta
In conclusione, ci si deve davvero augurare che questi preziosi Orientamenti pastorali contro la tratta di persone vengano presi nella dovuta considerazione dalle Chiese locali. Essi possono, infatti, servire come quadro di riferimento per progettare, sviluppare, attuare e verificare tutta quella gamma di azioni che si prefiggono non solo e in via immediata la liberazione e la riabilitazione delle vittime, ma anche lo smantellamento e l’eliminazione (n. 47) di uno degli aspetti più bui della storia contemporanea, un fenomeno che, vergognosamente e tragicamente, continua anche oggi (n. 3).
«Questo lavoro immenso, che richiede coraggio, pazienza e perseveranza, ha bisogno di uno sforzo comune e globale dei diversi attori che compongono la società. Anche le Chiese devono dedicare a questo il loro impegno».[13]
Occasione preziosa per diffondere il contenuto degli Orientamenti e per sollecitare le comunità cristiane a rendere più efficaci le iniziative già in atto e a crearne di nuove potrebbe essere la celebrazione, l’8 febbraio 2019, della 5ª edizione della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone che quest’anno ha come tema: “Insieme contro la tratta”.
Si ricorderà che la prima edizione della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone fu celebrata l’8 febbraio 2015, per volontà di papa Francesco.
«Insieme contro la tratta» è l’invito rivolto a tutte e a tutti, ciascuno secondo le proprie possibilità, nella consapevolezza – come si legge nel testo di Isaia 58,6 riportato sotto il titolo del documento qui illustrato – che il «digiuno» voluto dal Dio della rivelazione giudaico-cristiana è «sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni catena».
[1] Disponibile in formato digitale su https://migrants-refugee.va/it/tratta-di-esseri-umani-e-schiavitu/
[2] L’obiettivo della pubblicazione – si legge nell’Introduzione – è simile a quello del Compendio di dottrina sociale della Chiesa: essa vuole offrirsi «come uno strumento per il discernimento morale e pastorale dei complessi eventi che, nel caso della mobilità umana, caratterizzano i nostri tempi; come una guida per ispirare, a livello individuale e collettivo, comportamenti e scelte tali da permettere di guardare al futuro con fiducia e speranza». Della raccolta esiste l’edizione cartacea che copre un periodo di circa cinque anni, dal marzo 2013 al dicembre 2017, ma anche una versione elettronica pubblicata sul sito web della “Sezione Migranti & Rifugiati” (www. migrants-refugee.va/insegnamenti) costantemente aggiornata.
[3] Francesco, Angelus, 20 luglio 2017.
[4] Francesco, Parole ai partecipanti alla IV Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, 12 febbraio 2018.
[5] Francesco, Messaggio alla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles per la giornata per la vita, 17 giugno 2018.
[6] Francesco, Parole ai partecipanti alla IV Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, 12 febbraio 2018.
[7] Francesco, Videomessaggio ai partecipanti al II Forum internazionale sulla schiavitù moderna, 7 maggio 2018.
[8] Francesco, Discorso ai partecipanti alla Conferenza internazionale sulla tratta di persone umane, 10 aprile 2014.
[9] Francesco, Parole ai partecipanti alla IV Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, 12 febbraio 2018.
[10] Francesco, Videomessaggio ai partecipanti al II Forum internazionale sulla schiavitù moderna, 7 maggio 2018.
[11] Francesco, Messaggio ai partecipanti alla Conferenza sulla tratta degli esseri umani organizzata dal “Gruppo Santa Marta”, 28 ottobre 2015.
[12] In proposito, va ricordata la Dichiarazione congiunta dei leader religiosi contro la schiavitù moderna sottoscritta il 2 dicembre 2014 dai rappresentanti delle più importanti religioni (primo firmatario, per la Chiesa cattolica, papa Francesco). Se ne riporta il testo integrale: «Noi firmatari siamo oggi qui riuniti per un’iniziativa storica volta a ispirare azioni spirituali e pratiche da parte di tutte le religioni del mondo e delle persone di buona volontà per eliminare per sempre la schiavitù moderna entro il 2020. Agli occhi di Dio, ogni essere umano, ragazza o ragazzo, donna o uomo, è una persona libera, destinata a esistere per il bene di ognuno in eguaglianza e fraternità. Le diverse forme di schiavitù moderna, come la tratta degli esseri umani, il lavoro forzato e la prostituzione, il traffico di organi e qualsiasi altra pratica contraria ai concetti fondamentali di uguaglianza, libertà e pari dignità di ogni essere umano, deve essere considerata crimine contro l’umanità. Qui e oggi, assumiamo l’impegno comune di fare tutto il possibile, all’interno delle nostre comunità di credenti e all’esterno di esse, per ridare la libertà a chi è vittima di schiavitù o di tratta di esseri umani, restituendo loro speranza nel futuro. Oggi abbiamo la possibilità, la consapevolezza, la saggezza, i mezzi innovativi e le tecnologie necessarie a raggiungere questo obiettivo umano e morale».
[13] Francesco, Videomessaggio ai partecipanti al Forum internazionale sulla schiavitù moderna, 7 maggio 2018.