Quello che fino a ieri sembrava utopia ora diventa realtà: in Germania il 500° anniversario della Riforma sarà commemorato dai cattolici e dai luterani, per la prima volta nella storia, “insieme”. Un auspicio formulato da molti già prima (e ancor più dopo) la pubblicazione del decreto del Vaticano II sull’ecumenismo – Unitatis redintegratio del 21 novembre 1964 – un testo ad ampia condivisione frutto della volontà dei padri conciliari di aprire una pratica di dialogo tra le diverse anime del cristianesimo. Già l’anno prima, in occasione delle celebrazioni trentine per il 4° centenario «Il Concilio di Trento e la Riforma Tridentina», era stata coraggiosamente inserita una giornata ecumenica con la partecipazione di una folta schiera di fratelli protestanti: in quella sede al presidente dell’allora Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani, card. Agostino Bea, era stato chiesto: «Ritiene che si arriverà finalmente ad una riunificazione?». «Sono convinto che tra 100 anni potrebbe anche accadere», fu la risposta tra gli applausi.
Di fatto, la visita ormai imminente (31 ottobre prossimo) di papa Francesco a Lund in Svezia con la prevista celebrazione ecumenica in cattedrale insieme al presidente della Federazione luterana mondiale, Munib Younan, e il successivo appuntamento all’Arena di Malmö – un evento che sta riscontrando un interesse inatteso in tutta la Scandinavia e nazioni vicine – rappresenta solo l’ultima tessera di un mosaico di iniziative portate avanti in questi anni nell’ottica di un avvicinamento e dialogo destinato ad allargarsi sempre di più.
Non è più il tempo delle reciproche chiusure tra le Chiese che si fondano sull’unico Vangelo di Gesù Cristo o, per dirla con il cardinal Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, alla III Assemblea ecumenica che si è tenuta a Sibiu nel 2007 «è finito l’ecumenismo delle coccole», fatto solo di buoni rapporti diplomatici di facciata: è ora di un dialogo più schietto per eliminare lo scandalo della divisione e ristabilire l’unità.
Tra i numerosi segnali che testimoniano questa precisa, e condivisa, volontà di voltar pagina è della settimana scorsa la presentazione a Monaco di Baviera di un documento congiunto di carattere storico-pastorale pubblicato dalla Conferenza episcopale cattolica tedesca (DBK) e dal Consiglio della Chiesa Protestante in Germania (EKD).
Una Parola comune
È toccato all’arcivescovo di Monaco e presidente dei vescovi tedeschi (membro anche del Consiglio dei 9 collaboratori di papa Bergoglio) cardinal Reinhard Marx e al suo omologo luterano, Heinrich Bedford-Strohm, illustrare venerdì 16 settembre il nuovo testo di 92 pagine che porta un titolo altamente significativo: Risanare la memoria, testimoniare Gesù Cristo.
L’espressione, che si può anche leggere come «guarigione o purificazione», a detta dei due vescovi è stata scelta appositamente come un richiamo alla situazione in Sudafrica all’indomani dell’eliminazione dell’apartheid: non si cancellano facilmente dalla memoria collettiva delle persone anni di divisioni e reciproche accuse, occorre un intervento mirato e paziente dal punto di vista culturale per modificare convinzioni e atteggiamenti. Occorre allora individuare parole e modi per far conoscere ai membri delle rispettive comunità tutti i passi compiuti sulla strada del cammino ecumenico postconciliare, peraltro non ancora concluso.
Di qui l’importanza di questa “Parola comune” intesa sia come un documento che si fonda sull’unico Vangelo, sia di un testo condiviso tra “fratelli”, se pure ancora “separati”. Un testo che rappresenta la base teologica per tutta quella serie di celebrazioni che prenderanno il via già questo autunno in diverse località dell’intera Germania per concludersi il 31 ottobre 2017, anniversario della pubblicazione delle famose tesi da parte di Lutero.
«Una ferita può dirsi guarita, solo se, toccando, la cicatrice non fa più male … » ha spiegato il card. Marx.
«Questa volta sarà diverso» promettono Marx e Bedford-Strohm nella prefazione in riferimento alla precisa intenzione (ribadita più volte) di commemorare insieme l’anniversario con «un grande evento ecumenico». «Sarà un momento straordinario per le nostre comunità: dopo secoli di chiusure oggi c’è la volontà di perdonare e guardare al futuro» perché «con il Vaticano II si è iniziato a respirare un’aria nuova».
La «cultura della memoria»
Dopo una serie di anniversari caratterizzati da reciproche accuse, è possibile guardare in avanti insieme, soltanto nella piena condivisione di una memoria comune dei fatti storici: da questa affermazione ha preso le mosse la stesura del documento (in cantiere dal 2012) che presenta una corposa prima parte dedicata alla «cultura della memoria». Una descrizione delle diverse prospettive e reciproche ferite del passato, a partire dagli anni di Lutero e Controriforma, cui segue una dettagliata descrizione dei passi compiuti dal movimento ecumenico, senza nascondere le numerose questioni ancora aperte, come ad esempio il nodo dell’eucaristia. Un’impostazione rigorosa nella descrizione dei fatti storici, dove una vicenda interna alla Chiesa è stata assunta a motivo di conflitto politico (cf. Dieta di Worms nel 1521), nel contesto delle guerre di religione di quegli anni, che richiama da vicino quella di uno dei maggiori storici del Concilio di Trento, Hubert Jedin, canonico di Breslavia («Per merito suo è accaduto ciò che non era mai successo prima: da una situazione veramente compromessa, nasce la possibilità di raccontare la storia diversamente» diceva lo storico trentino mons. Rogger intervistato da Settimana, 31/2013).
«Occorre resistere alla tentazione di prendere la propria identità come misura teologica. I pregiudizi per tanti anni radicati nelle nostre Chiese potrebbero costituire un ostacolo alla riunificazione per questo è tanto più necessario affrontare insieme le vicende del passato e chiedere perdono a Dio oggi. Sono sicuro che il processo spirituale di guarigione della memoria e la reciproca riconciliazione consentirà di avvicinarci con sincerità e comprenderci l’un l’altro nelle rispettive posizioni» ha detto Marx a testimonianza di un clima nettamente diverso. Come diversa rispetto al passato, ma affatto nuova (come ha insegnato con tanta passione Iginio Rogger per 40 anni nel Seminario di Trento e nell’Istituto di Scienze Religiose), è la valutazione della figura e dell’azione di Martin Lutero. Sulla scia delle parole di papa Francesco nella conferenza stampa sul volo di ritorno dall’Armenia («le sue intenzioni non erano sbagliate, era un riformatore») o delle riflessioni più sistematiche del cardinal Kasper, per 10 anni arcivescovo di Stoccarda, nel suo ultimo testo (Martin Lutero. Una prospettiva ecumenica, Queriniana, Brescia 2016), il presidente dei vescovi tedeschi ha continuato: «Come cattolici possiamo riconoscere in tutta onestà che la sua intenzione era quella di rinnovare la Chiesa cattolica non fondarne un’altra. Voleva attirare l’attenzione al Dio clemente e misericordioso e risvegliare la gente del suo tempo». «Occorre ammettere in tutta sincerità che i conflitti del passato oggi appaiono alquanto vergognosi» riconosceva in tutta onestà il vescovo Bedford-Strohm che, insieme a Marx, intravvede anche una valenza sociale nella commemorazione dell’anniversario: non solo un evento interno alle due Chiese, bensì il motore di un’autentica “riconciliazione” dell’intera società tedesca in questi ultimi mesi lacerata da troppe divisioni.
In preghiera insieme
Nonostante la complessità delle appartenenze e degli equilibri interni al mondo delle Chiese riformate (la EKD non è membro della LWF), il nuovo documento appare secondo solo a quello Dal conflitto alla comunione pubblicato nel 2013 dal Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani e dalla Federazione luterana mondiale, ma è tutt’altro che secondaria la parte contenente una lunga serie di preghiere condivise e utilizzabili da subito in occasione di incontri ecumenici. E, nella lunga serie di appuntamenti programmati in terra tedesca da oggi al 31 ottobre 2017, è da segnalare proprio la solenne celebrazione congiunta, con relativa richiesta di perdono, che si terrà a Hildesheim nella Bassa Sassonia il 17 marzo prossimo vigilia della II domenica di Quaresima (di grande significato anche il pellegrinaggio congiunto tra i membri dei due consigli di presidenza che si svolgerà dal 16 al 22 ottobre prossimo in Terra Santa, luogo d’origine dell’unica fede in Gesù Cristo).
L’anniversario del 2017 è all’ordine del giorno anche dell’Assemblea plenaria d’autunno dei vescovi tedeschi, che si è aperta il 20 settembre con la messa nella cattedrale di Fulda e l’omelia del presidente Marx (incentrata sulla dottrina sociale della Chiesa come risposta alle lacerazioni sociali di oggi: «Il nostro compito comune è quello di lavorare per la giustizia e la pace, per la salvaguardia del creato, per i rifugiati e il superamento delle cause che portano a tali drammi» affermava in ideale comunione d’intenti con il contemporaneo Incontro ecumenico che si svolgeva ad Assisi) anche se l’attenzione è rivolta ai drammatici scenari del Medioriente (con la presenza e relazione di mons. Bashar Warda arcivescovo di Erbil nel Kurdistan iracheno), all’accoglienza dei profughi, all’esercizio della carità per la costruzione di una società più giusta (cf. omelia del card. Rainer Maria Voelki, arcivescovo di Colonia il 21 settembre). Da segnalare anche la presentazione della Nuova traduzione della Bibbia in lingua tedesca (avviata nel 2003 dalle conferenze d’Austria, Germania e dal vescovo di Bolzano-Bressanone) e il rinnovo dei componenti delle Commissioni episcopali.