L’Athos, perla monastica dell’Ortodossia e luogo di riferimento spirituale di molti popoli, è interessato talora a sospetti e dibattiti che ne appannano l’immagine.
All’inizio di ottobre è uscita sui giornali greci la notizia dell’attenzione dell’autorità per il riciclaggio su alcuni trasferimenti finanziari assai dubbi. Sono una ventina di operazioni a vantaggio di singoli monaci e non delle istituzioni monastiche, anche di consistente valore (un milione di euro).
La spina di Esfigmenos
L’informazione ha ravvivato alcuni punti critici come il monastero ribelle di Esfigmenos, il pericolo di una “russificazione” del complesso monastico e la vicenda dei soldi provenienti dalla Russia e da alcuni altri paesi come Serbia, Romania e Bulgaria.
Esfigmenos è da decenni in mano ad alcuni monaci dissidenti, aperto a gruppi russi reazionari e fondamentalisti, sottratto alla responsabilità dell’igumeno (superiore). Esso non risponde né al governo monastico (Hiera Kinotis) né al patriarca di Costantinopoli.
Sostenuti da un movimento scismatico (vetero-calendaristi), i monaci lì residenti sono stati scomunicati. I vetero-calendaristi (un gruppo che non ha accettato l’aggiustamento del calendario liturgico promosso all’inizio del ’900) sposano tutte le teorie reazionarie e complottiste. Le «connessioni con gruppi ultranazionalisti russi sono solo l’ennesimo tentativo della comunità scismatica di trovare appoggi all’esterno per continuare l’occupazione abusiva del monastero» (L. d’Ayala Valva; cf. qui).
La “russificazione” del complesso dell’Athos è più il timore di alcuni e l’auspicio di altri (russi) che non un pericolo immediato. Sui circa 1.500 monaci che occupano la penisola solo 200 abitano i monasteri “russi” (Esfigmenos, Panteleimon, Ksilurgu) e di questi 70 sono di origine russa e gli altri sono ucraini o di paesi limitrofi. Contrariamente a quanto succedeva all’inizio del ’900 quando la grande maggioranza era russa.
L’attenzione dell’ortodossia russa e delle autorità moscovite (Putin ha visitato l’Athos nel 2005 e nel 2016) alimenta ipotesi poco credibili come l’autonomia politica piena della penisola.
Sull’utilizzo dell’Athos come piattaforma di movimenti finanziari sospetti si parla da tempo. Nel 2014 ci fu un’indagine dell’Ufficio europeo per la lotta anti-frode. Di riciclaggio è tornato a parlare il quotidiano tedesco Bild Zeitung nel maggio scorso.
Ora l’autorità nazionale ha messo sotto esame alcuni fondi che provengono in buona parte dalla Russia e che potrebbero rispondere al desiderio degli interessati di portare i propri soldi fuori dalla Russia per evitare di essere travolti da un possibile crollo delle istituzioni finanziarie del paese. Nessuno di questi fondi è imputabile a oligarchi vicini a Putin e fatti oggetto di censura dei paesi occidentali.
Ambigui sull’Ucraina
La paura della “russificazione” ha innescato una serie di voci che, soprattutto in occasione dell’ultima visita di Bartolomeo all’Athos (maggio 2022), ha fatto parlare di una volontà del patriarca di allontanare i russi e i russofili dalla penisola.
Allargando la censura ai monaci di Esfigmenos, si preparerebbe il terreno per l’espulsione di tutti gli altri. Il timore è stato espresso da Dimitry Safonov, segretario per le relazioni interreligiose di Mosca, che denuncia l’“intesa” di Bartolomeo col primo ministro greco e la sottosegretaria agli affari politici, Victoria Nuland.
Elementi di tensione che sono stati alimentati dall’invasione russa all’Ucraina, ancora in corso. Sembra che la maggioranza della “santa montagna” abbia guardato con occhio critico alla decisione di Bartolomeo di concedere l’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina e il riconoscimento alla Chiesa macedone (irritando i monaci serbi) e abbia salutato con favore l’invasione russa.
Non sono sfuggiti alcuni gesti come il rifiuto dell’igumeno di san Panteleimon di ignorare il nome del patriarca Bartolomeo in una preghiera pubblica dell’aprile scorso.
Soprattutto ha irritato Costantinopoli l’ambigua condanna della guerra in Ucraina pubblicata dalla comunità atonita il 24 maggio scorso. In essa non si parla di invasione da parte della Russia e si indica la guerra avviata nel 2014 nel Dombass di cui c’è stata un’“intensificazione” negli ultimi mesi.
Posizione assai lontana dalla durissima denuncia di Bartolomeo che ha detto: «Se fossi stato nei panni del patriarca di Mosca mi sarei dimesso per protestare contro la guerra in Ucraina, anche se mi avessero incarcerato».
“Contrariamente a quanto succedeva all’inizio del ’900 quando la grande maggioranza era russa.” Non e corretto dire cosi. Qui abbiamo una grande truffa storica della Russia (XVIII secolo) – appropriarsi della nostra (ucraina) storia. Negli anni 900 lo stato si chiamava Rus’, con la capitale in Kyiv (Mosca non era ancora fondata) e il popolo veniva autichiamato RUSI, che in Latino suonava RUTHENI (non RUSSI), in greco ROS. Adesso quei RUTHENI possiamo chiamare UCRAINI ma non russi. Lopotete verificare guardando le mappe.
In italiano gli inizi del ‘900 significa dal 1900 in poi.
Non c’entra nulla la Rus di Kiev.