Il cardinale di curia Kurt Koch guiderà la delegazione vaticana alla prossima assemblea del CEC. Nell’intervista che qui riportiamo egli parla delle sue aspettative sull’incontro e sul dialogo con le Chiese dell’Ortodossia mentre continua la guerra in Ucraina e anche di un possibile incontro tra il papa e il patriarca russo Cirillo.
Dal 31 agosto all’8 settembre 2022, il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) terrà a Karlsruhe la sua 11ª assemblea generale. Sarà uno dei più grandi raduni religiosi dell’anno in Germania. Vi sono rappresentate principalmente Chiese evangeliche, anglicane e ortodosse. La Chiesa cattolica – come è noto – ha lo status di ospite, ma si considera un partner stretto.
– Cardinale Koch, quali sono le sue aspettative per l’assemblea del CEC a Karlsruhe?
Spero che il tema di questa assemblea “L’amore di Cristo muove, riconcilia e unisce il mondo” possa davvero mostrare cosa può fare questo amore nel nostro mondo e anche tra noi cristiani. Spero che questo amore si realizzi in vari ambiti.
– Un ambito sarà sicuramente la prevista dichiarazione congiunta sul conflitto in Medio Oriente. Ci potranno essere forti contrasti, soprattutto considerando la situazione attuale. Alla fine si arriverà ad un chiarimento?
Spero che ci sia una prospettiva significativa. Anche in questo caso, il motto che l’amore di Cristo riconcilia è un messaggio importante. La Santa Sede ha più volte sottolineato che occorre cercare la soluzione dei due Stati. Se si ignora questo fatto, non ci può essere pace e riconciliazione. Spero che questo venga nuovamente ricordato e siano indicate le vie per risolvere questo grave conflitto. Sia Israele che la Palestina hanno il diritto di esistere.
Questa è una sfida del tutto speciale, perché l’Assemblea generale si svolgerà in Germania e la Germania, che nella sua storia ha cercato di annientare gli ebrei, ha qui una responsabilità tutta particolare.
– Un altro aspetto potrebbe essere la guerra in Ucraina. Arriveranno delegati sia dalla Russia sia dall’Ucraina. Pensa che ci potranno essere in questa sede colloqui fruttuosi?
C’è stata una discussione preventiva sull’opportunità di escludere dall’invito la delegazione del Patriarcato ortodosso russo. Ma il Consiglio ecumenico delle Chiese ha deciso che questa non è una soluzione.
I dialoghi, le discussioni e le relazioni devono essere salvaguardati, altrimenti non si ottiene assolutamente nulla. Quindi penso che questo argomento sarà presente e spero che saranno continuati i dialoghi sulla drammatica realtà della guerra in Ucraina.
– C’è stata anche una pre-assemblea ortodossa a Cipro in vista del CEC. Ha partecipato uno dei suoi collaboratori. Che clima si è respirato in quell’incontro?
Padre Destivelle ha potuto vivere un’esperienza complessivamente positiva. È stato possibile parlarsi apertamente, anche se la situazione era molto difficile. La posizione del patriarca ortodosso russo Cirillo ha suscitato forti tensioni anche all’interno dell’Ortodossia. Gli ortodossi cercano di chiarire le loro diverse posizioni ma rimangono comunque in contatto tra loro.
Anche il presidente del Gruppo di lavoro delle Chiese cristiane, l’arciprete Radu Constantin Miron, vede nella guerra in Ucraina una “sfida ecumenica”. In un’intervista al portale katholisch.de parla del conflitto e si domanda se sia in pericolo l’unità della Chiesa ortodossa.
– A settembre papa Francesco si recherà in Kazakistan per un congresso interreligioso. Anche il patriarca Cirillo ha confermato la sua partecipazione. Ci sarà un incontro tra i due in questa circostanza?
Non lo so. Sarà una grande sfida – questo è l’altro aspetto da tenere presente –: se il papa incontrasse il patriarca ortodosso russo prima di visitare l’Ucraina, la sua accoglienza incontrerebbe molte difficoltà.
– Crede che avrebbe senso un incontro tra Francesco e Cirillo?
Penso che avrebbe senso se si arrivasse alla dichiarazione comune che questa guerra insensata e crudele deve fermarsi.
– Come va il dialogo con la Chiesa ortodossa russa? Cirillo può ancora essere un interlocutore?
Le Chiese ortodosse hanno deciso che il dialogo teologico tra loro e la Chiesa cattolica sarà solo multilaterale, non bilaterale.
Il Patriarcato ortodosso russo non partecipa più a questo dialogo internazionale da quando il patriarca ecumenico Bartolomeo I ha dichiarato l’autocefalia, cioè l’indipendenza canonica della Chiesa ortodossa in Ucraina. Questo vale anche per la nostra Commissione. Ecco perché, al momento, non abbiamo un dialogo teologico con Mosca.
– E oltre il dialogo teologico?
Abbiamo una relazione bilaterale, come con altre Chiese ortodosse. Questa è ora offuscata dalla posizione del patriarca Cirillo sulla guerra in Ucraina. Le posizioni sono molto diverse perché, per la Chiesa cattolica, è assolutamente chiaro che una guerra non è mai una soluzione.
La guerra crea solo problemi più grandi, soprattutto con questo numero elevato di vittime, i numerosi rifugiati, le conseguenze per l’ulteriore inquinamento del creato e la fame nel mondo. La posizione della Santa Sede è perciò chiara: la guerra è una strada sbagliata.
Il patriarca Cirillo è convinto che questa strada debba essere percorsa. Le differenze sono decisamente grandi. Ma, se vogliamo cercare dei percorsi di ulteriore comprensione, allora dobbiamo rimanere in dialogo.
- Intervista su incontri religiosi, ortodossia e Ucraina – KNA, 13 agosto 2012.
negli anni, e ancor di più adesso, i moscoviti hanno dimostrato che dialogano solo se gli conviene e possono ottenere un vantaggio concreto
nei fatti i buoni gesti solo unilaterali da parte nostra
non sarebbe il momento di lasciarli andare per la loro strada? a parlare con loro si rischia solo di legittimarli