Venerdì 25 giugno papa Francesco ha ricevuto i rappresentanti della Federazione luterana mondiale, rivolgendo loro un discorso di saluto.
Cari fratelli e sorelle,
«grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo» (Rm 1,7). E con le parole che l’Apostolo Paolo rivolse ai cristiani che si trovavano a Roma, desidero accogliere e salutare voi, Rappresentanti della Federazione Luterana Mondiale; in particolare il Presidente, l’Arcivescovo Musa, che ringrazio per le sue parole, e il Segretario Generale, il Rev.do Martin Junge. Ricordo molto volentieri la mia visita a Lund – si ricorda? –, città in cui fu fondata la vostra Federazione. In quella indimenticabile tappa ecumenica abbiamo fatto esperienza della forza evangelica della riconciliazione, attestando che «attraverso il dialogo e la testimonianza condivisa non siamo più estranei» (Dichiarazione congiunta, 31 ottobre 2016). Non più estranei, ma fratelli.
Cari fratelli e sorelle, in cammino dal conflitto alla comunione, nel giorno della commemorazione della Confessio Augustana siete venuti a Roma perché cresca l’unità tra di noi. Vi ringrazio per questo ed esprimo la mia speranza che la riflessione comune sulla Confessio Augustana, in vista del 500° anniversario della sua lettura, il 25 giugno 2030, apporti beneficio al nostro cammino ecumenico. Ho detto “in cammino dal conflitto alla comunione”, e questo cammino si fa soltanto in crisi: la crisi che ci aiuta a maturare quello che stiamo cercando.
Dal conflitto che abbiamo vissuto durante secoli e secoli, alla comunione che vogliamo, e per fare questo ci mettiamo in crisi. Una crisi che è una benedizione del Signore. All’epoca, la Confessio Augustana rappresentò il tentativo di sventare la minaccia di una scissione nel cristianesimo occidentale; originariamente intesa come documento di riconciliazione intra-cattolico, assunse solo più tardi il carattere di testo confessionale luterano.
Già nel 1980, in occasione del suo 450° anniversario, Luterani e Cattolici affermarono: «Ciò che abbiamo riconosciuto nella Confessio Augustana come fede comune può aiutarci a confessare insieme questa fede in maniera nuova anche nel nostro tempo» (Dichiarazione congiunta “Tutti sotto uno stesso Cristo”, n. 27). Confessare insieme quel che ci accomuna nella fede. Vengono in mente le parole dell’Apostolo Paolo, che scriveva: «Un solo corpo […] un solo battesimo. Un solo Dio» (Ef 4,4.5-6).
Un solo Dio. Nel primo articolo, la Confessio Augustana professa la fede nel Dio uno e trino, richiamandosi appositamente al Concilio di Nicea. Il credo di Nicea è espressione vincolante di fede non solo per i Cattolici e i Luterani, ma anche per i fratelli Ortodossi e per molte altre comunità cristiane. È un tesoro comune: adoperiamoci affinché il 1700° anniversario di quel grande Concilio, che ricorrerà nel 2025, dia nuovo impulso al cammino ecumenico, che è un dono di Dio e per noi un percorso irreversibile.
Un solo battesimo. Cari fratelli e sorelle, tutto quello che la grazia di Dio ci sta dando la gioia di sperimentare e condividere – il crescente superamento delle divisioni, la progressiva guarigione della memoria, la collaborazione riconciliata e fraterna tra di noi – trova fondamento proprio nell’«unico battesimo per la remissione dei peccati» (Credo niceno-costantinopolitano). Il santo battesimo è il dono divino originario, che sta alla base di ogni nostro sforzo religioso e di ogni impegno al raggiungimento della piena unità.
Sì, perché l’ecumenismo non è un esercizio di diplomazia ecclesiale, ma un cammino di grazia. Esso non poggia su mediazioni e accordi umani, ma sulla grazia di Dio, che purifica la memoria e il cuore, vince le rigidità e orienta verso una comunione rinnovata: non verso accordi al ribasso o sincretismi concilianti, ma verso un’unità riconciliata nelle differenze. In questa luce vorrei incoraggiare tutti coloro che sono impegnati nel dialogo cattolico-luterano a proseguire con fiducia nella preghiera incessante, nell’esercizio della carità condivisa e nella passione per la ricerca volta a una maggiore unità tra le varie membra del Corpo di Cristo.
Un solo corpo. A questo proposito, la Regola di Taizé contiene una bella esortazione: «Abbiate la passione dell’unità del Corpo di Cristo». La passione per l’unità matura attraverso la sofferenza che si prova davanti alle ferite che abbiamo inferto al Corpo di Cristo. Quando avvertiamo dolore per la divisione dei cristiani, ci avviciniamo a quello che Gesù sperimenta, continuando a vedere i suoi discepoli disuniti, le sue vesti lacerate (cfr Gv 19,23).
Oggi mi avete regalato una patena e un calice provenienti proprio dai laboratori di Taizé. Vi ringrazio per questi doni, che evocano la nostra partecipazione alla Passione del Signore. Anche noi viviamo infatti una sorta di passione, nel suo duplice significato: da una parte sofferenza, perché non è ancora possibile radunarci attorno allo stesso altare, allo stesso calice; dall’altra, ardore nel servire la causa dell’unità, per la quale il Signore ha pregato e offerto la vita.
Proseguiamo dunque con passione nel nostro cammino dal conflitto alla comunione sulla strada della crisi. La prossima tappa riguarderà la comprensione degli stretti legami tra Chiesa, ministero ed Eucaristia.
Sarà importante guardare con umiltà spirituale e teologica alle circostanze che portarono alle divisioni, nella fiducia che, se è impossibile annullare le tristi vicende del passato, è possibile rileggerle all’interno di una storia riconciliata. La vostra Assemblea Generale nel 2023 potrebbe essere un passo importante per purificare la memoria e valorizzare tanti tesori spirituali, che il Signore ha disposto per tutti lungo i secoli.
Cari fratelli e sorelle, il percorso che va dal conflitto alla comunione, sulla strada della crisi, non è facile, ma non siamo soli: Cristo ci accompagna. Il Signore crocifisso e risorto benedica tutti noi, e in particolare Lei, caro Reverendo Junge, caro amico Martin, che il 31 ottobre terminerà il suo servizio come Segretario Generale.
Vi ringrazio ancora di cuore per la visita e vi invito a pregare insieme, ciascuno nella propria lingua, il Padre Nostro per il ristabilimento della piena unità tra i cristiani. E il modo di farla, lo lasciamo allo Spirito Santo che è creativo, molto creativo, e anche poeta.
Preghiamo… Padre Nostro…