Il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) ha organizzato dall’8 al 13 marzo ad Arusha, in Tanzania, la Conferenza sulla missione mondiale e l’evangelizzazione. Si tratta di un evento che, fin dal 1910, si celebra ogni dieci anni e rappresenta una tappa importante nel panorama delle missioni internazionali, se si tiene presente l’ampia rappresentatività del CEC di cui fanno parte anglicani, ortodossi, protestanti storici ed evangelici, per un totale di 348 Chiese.
L’incontro ha avuto anche un carattere ecumenico per la presenza dei delegati della Chiesa cattolica e delle Chiese e dei movimenti pentecostali. Vi hanno preso parte 1.000 delegati provenienti dalle diverse tradizioni cristiane di ogni parte del mondo.
Chiamati alla testimonianza
“Mossi dallo Spirito, chiamati a trasformare il discepolato” è stato il tema di questo incontro. I delegati hanno riflettuto sull’aspetto polivalente della missione, che abbraccia tutte le dimensioni dell’uomo e della creazione, come ricorda il CEC: «dalla testimonianza nella gioia per la Parola e le azioni di Gesù Cristo e del Vangelo, all’impegno per la giustizia e la riconciliazione fra i popoli in tutto il mondo, alla partecipazione al dialogo interreligioso, secolare ed ecumenico, e alla ricerca della comprensione reciproca e della testimonianza comune».
Una testimonianza da portare ad un mondo come quello contemporaneo, caratterizzato da cambiamenti rapidi e complessi. Considerando che la conferenza si teneva in Africa, per la prima volta dopo sessant’anni (l’ultima era stata quella tenutasi in Ghana nel 1958), l’attenzione si è concentrata sulle caratteristiche delle forme ecclesiali e teologiche di questo continente, sapendo che queste influenzano già ora, e lo faranno sempre di più in futuro, le realtà delle Chiese nel resto del mondo, basti pensare al percorso di “Essere Chiesa insieme” attuato da diversi anni nelle Chiese metodiste e valdesi in Italia.
Una parte rilevante dell’incontro ha riguardato i giovani – che nella Conferenza rappresentavano circa un terzo dei delegati – e la loro presenza e partecipazione attiva alla vita delle Chiese, anche perché, come si leggeva nella lettera d’invito del CEC, «la Conferenza del 2018 si proponeva di influenzare il futuro del pensiero e della pratica missionaria nel prossimo decennio».
L’incontro è stato ospitato dalla Chiesa evangelica luterana della Tanzania. Secondo Agnes Abuom, presidente del Comitato centrale del CEC, la Conferenza è destinata ad avere una portata storica, in quanto «oggi l’Africa e il resto dell’emisfero Sud del mondo rappresentano l’epicentro del cristianesimo». Anche perché – secondo Abuom – il tema scelto «riflette l’aspirazione costante di molte persone a una libertà autentica e alla liberazione in Africa e nel mondo intero».
La Conferenza ha avuto anche un carattere ecumenico, sia per la composizione multiforme del CEC, sia per la presenza dei delegati della Chiesa cattolico-romana e delle Chiese e dei movimenti missionari pentecostali ed evangelici. Questo ha permesso al segretario della Cme, Jooseop Keum, di affermare che «le conferenze mondiali sulla missione sono sempre state l’occasione per le Chiese, gli organismi missionari e gli specialisti di incontrarsi per giungere ad una visione comune per gli anni a venire». «Noi vogliamo – ha sottolineato – grazie a questa conferenza, lanciare un movimento missionario ecumenico».
Il documento finale
Al termine dei lavori è stato approvato un documento in cui si legge:
«Abbiamo con grande gioia celebrato il movimento datore di vita dello Spirito di Dio nel nostro tempo, traendo particolare ispirazione dal contesto e dalla spiritualità africana. Attraverso lo studio della Bibbia, la preghiera e il culto, e condividendo le nostre storie, siamo stati incoraggiati ad essere testimoni del regno di Dio giunto a noi mediante la vita, la crocifissione e la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.
Nonostante alcuni barlumi di speranza, abbiamo dovuto fare i conti con le forze di morte che scuotono l’ordine mondiale e provocano sofferenza a tanta gente. Abbiamo osservato lo scioccante accumulo di ricchezza dovuto a un sistema finanziario globale, che arricchisce pochi e impoverisce molti. Questo è alla base di molte guerre, conflitti, devastazioni ecologiche e sofferenze di oggi. Siamo consapevoli che le persone che si trovano ai margini portano l’onere più pesante. Questo sistema imperiale globale ha reso il mercato finanziario uno degli idoli del nostro tempo e ha rafforzato le culture di dominio e di discriminazione che continuano ad emarginare e ad escludere milioni di persone, mantenendole in condizioni di vulnerabilità e di sfruttamento.
Questi problemi non sono nuovi per il 2018, ma lo Spirito Santo continua ad agire nel nostro tempo e ci chiama con urgenza come comunità cristiane a rispondere con la conversione personale e comunitaria e un discepolato trasformato.
Il discepolato è, insieme, un dono e una chiamata ad essere collaboratori attivi con Dio per la trasformazione del mondo. In ciò che i primi teologi della Chiesa chiamavano “theosis” o deificazione, condividiamo la grazia di Dio con la condivisione alla sua missione. Questo cammino di discepolato ci porta a condividere e a vivere l’amore di Dio in Gesù Cristo, cercando la giustizia e la pace secondo modalità diverse dal mondo (Gv 14:27). In questo modo, rispondiamo alla chiamata di Gesù a seguirlo dai margini del nostro mondo.
Come discepoli di Gesù Cristo, sia individualmente che collettivamente:
* Siamo chiamati dal nostro battesimo a trasformare il discepolato: un modo di vivere connesso con Cristo in un mondo in cui molti affrontano la disperazione, il rifiuto, la solitudine e l’inutilità.
* Siamo chiamati ad adorare l’unico Dio uno e trino, il Dio della giustizia, dell’amore e della grazia in un tempo in cui molti adorano il falso dio del sistema di mercato.
* Siamo chiamati a proclamare la buona novella di Gesù Cristo – la pienezza della vita, il pentimento e il perdono dei peccati e la promessa della vita eterna – in parole e azioni, in un mondo violento in cui molti sono sacrificati agli idoli della morte e numerosi non hanno ancora ascoltato il Vangelo.
* Siamo chiamati ad impegnarci con gioia nelle vie dello Spirito Santo che dà potere alla gente messa ai margini di operare nella ricerca della giustizia e della dignità.
* Siamo chiamati a discernere la parola di Dio in un mondo che comunica molti messaggi contraddittori, falsi e confusi.
* Siamo chiamati a prenderci cura della creazione di Dio e ad essere solidali con le nazioni gravemente colpite dai cambiamenti climatici davanti allo spietato sfruttamento umano dell’ambiente per avidità e consumismo.
* Siamo chiamati come discepoli ad appartenere insieme in una comunità giusta e inclusiva, nella nostra ricerca di unità e nel nostro cammino ecumenico, in un mondo basato sull’emarginazione e l’esclusione.
* Siamo chiamati ad essere testimoni fedeli dell’amore trasformante di Dio nel dialogo con le persone di altre fedi in un mondo in cui la politicizzazione delle identità religiose spesso è causa di conflitti.
* Siamo chiamati ad essere leader che servono e mostrano la via di Cristo in un mondo che privilegia il potere, la ricchezza e la cultura del denaro.
* Siamo chiamati ad abbattere muri e a cercare la giustizia per coloro che sono espropriati e sfrattati dalle loro terre, compresi i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo, e a resistere alle nuove frontiere e ai confini che separano e uccidono.
* Siamo chiamati a seguire la via della croce che sfida l’elitarismo, il privilegio, il potere personale e strutturale.
* Siamo chiamati a vivere alla luce della risurrezione che offre possibilità di trasformazione piene di speranza.
Questa è la chiamata a trasformare il discepolato».