Eletto dal sinodo della Chiesa di Cipro il 24 dicembre 2022, l’arcivescovo Giorgio ha preso possesso della cattedra di Nicosia l’8 gennaio 2023. Al momento dell’elezione, prima attraverso una consultazione democratica della popolazione e poi nell’assemblea dei vescovi, l’attenzione era rivolta soprattutto alla collocazione intra-ortodossa, alla conferma o meno della posizione favorevole alla autocefalia ucraina del patriarcato di Costantinopoli (cf. SettimanaNews, qui).
Nel lungo discorso di investitura alla presenza delle autorità cipriote, greche e delle Chiese filo-elleniche, l’arcivescovo Giorgio ha affrontato i temi pastorali più urgenti, confermando anzitutto la condivisa priorità dell’indipendenza e dell’unità dell’isola e condannando l’occupazione turca di una vasta area del paese. Ricordando il giogo delle occupazioni della storia (persiani, fenici, arabi, latini, inglesi) ha denunciato per il presente «il rischio estremo della turchizzazione».
È in gioco la patria, ma anche la fede. «Personalmente tremo davanti a una possibile critica delle generazioni future rispetto alla nostra inadeguatezza alla sfida presente. Ecco perché, con tutte le nostre forze, dovremo sforzarci di contrastare gli obiettivi turchi su Cipro». La fedeltà alla tradizione ortodossa ha permesso nel passato di salvare la coscienza nazionale e il desiderio di indipendenza. «Oggi che siamo in pericolo come non mai a causa della bulimia turca, che non nasconde le sue aspirazioni alla conquista e alla turchizzazione dell’intera isola di Cipro, la Chiesa non può stare sugli spalti come semplice spettatrice».
Non può smettere di rivendicare la libertà e i diritti di tutti i residenti di Cipro, siano essi di tradizione greca o turca. «Abbiamo vissuto in pace prima e vivremo di nuovo insieme nella nostra patria comune. Non siamo disturbati dalla voce del muezzin, ma siamo profondamente turbati dall’occupazione illegale e irritati dalla brutale violazione dei nostri diritti da parte della Turchia, la potenza occupante».
«Come Chiesa contribuiremo attivamente, concordando con le competenti autorità dello stato, alla blindatura difensiva di Cipro. Questa è una necessità assoluta. E chiediamo l’attivazione della dottrina difensiva dell’area greco-cipriota. Essa risponderà alla richiesta di sicurezza del nostro popolo, impedirà nuove mosse espansionistiche della Turchia e conserverà e consoliderà l’aspirazione alla libertà. Non siamo guerrafondai. Al contrario. La Chiesa proclama quotidianamente il suo impegno per la pace. Non rifiutiamo il compromesso sul nostro problema nazionale. Tuttavia nessun compromesso, nessuna ritirata e nessun realismo possono superare certi limiti, oltre i quali c’è solo l’impasse e l’incertezza di sopravvivere».
Scienza-fede e la lingua greca
Fra i temi pastorali il primo è quello dell’evangelizzazione in un contesto progressivamente secolarizzato e davanti a sfide radicali dell’egemonia informativa, dei centri di poteri finanziari, della consunzione dei valori religiosi della tradizione. Nelle confuse correnti spirituali del post-moderno l’ethos ortodosso dovrà trovare il suo spazio di proposta e di vita. Una seconda sfida è l’allargamento dell’opera caritativa per quanti sono vittime della recessione economica. Centrale è la questione educativa. «La vivacità spirituale di un popolo dipende dalla pervasività e dalla qualità dell’opera educativa».
Più originali altri due temi: il problema scienza-fede e la lingua greca. Provenendo da studi scientifici (laurea in chimica), l’arcivescovo esprime la «ferma convinzione che le scoperte scientifiche e la conoscenza della natura sono un passaggio della rivelazione del Dio infinito. Dio apre oggi al senso della creazione attraverso la scienza, allo stesso modo in cui ha rivelato la sua volontà attraverso altre azioni nella storia». Questo significa saper formulare un punto di vista cristiano sulle ricerche più innovative come le biotecnologie.
«La Chiesa è anche particolarmente preoccupata per la questione della nostra lingua. Essa è un elemento fondamentale in cui si manifesta e si esperimenta l’autocoscienza nazionale di un popolo». È assai di più di un codice di comunicazione, è il contesto per allargare gli orizzonti del pensiero e delle capacità critiche. Da qui la centralità delle istituzioni scolastiche ed educative.
Oltre alle parole delle autorità civili, hanno avuto ampia eco il messaggio del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli che ha richiamato il conflitto intra-ortodosso legato al riconoscimento dell’autocefalia ucraina e dell’aggressione militare russa: «Nella lotta comune per la tutela della fede nell’epoca attuale i conflitti non sono dovuti alle diverse credenze dogmatiche, ma alle “nuove dottrine” sulla nazione e alle nuove ecclesiologie etno-filetistiche».
Il riferimento evidente è al russky mir (mondo russo) propugnato da Mosca. L’intervento dell’arcivescovo Geronimo di Atene si è concentrato sui pericoli del post-umanesimo e sulle religiosità fluide e volatili ad esso compatibili. Molta attenzione anche al saluto del papa Francesco.
L’arcivescovo Giorgio è il 95° successore dei fondatori della Chiesa cipriota, Paolo e Barnaba, la cui autonomia venne riconosciuta dal concilio di Efeso (431) e poi da quello di Trullo (692). È il sesto pastore della Chiesa locale dall’inizio del ’900, comunità che ha sperimentato una sede vacante di 21 anni tra il 1933 e il 1947, a causa di conflitti e attriti nella gerarchia locale.